Rose Aurora Fray è una ragazza perfettamente normale: vuole studiare alla migliore accademia musicale di Brooklyn e vive con la madre Jocelyn e la sorella gemella Clary nel loro umile appartamento di New York.
Passa le sue giornate tra le note music...
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Gif rappresentante (metaforicamente) il capitolo.
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-Ragazze?- ci richiamò Simon.
Riaprii gli occhi dopo averli chiusi un attimo e guardai Jace che guardava Clary che guardava Simon, una catena in poche parole.
-Simon- sospirò Clarissa -Credo che Jace possa aiutarci- iniziò e prese la mano del mio migliore amico che la guardava attentamente.
-Cosa?- esclamò incredulo e i suoi occhi si spostarono su di me incatenandosi con i miei nocciola.
-Andiamo- lo tirò Clary verso l'entrata mentre Jace già aveva iniziato a camminare.
-Come fai a sapere che questo non tenterà di...- iniziò furioso Simon ma Jace lo interruppe.
-Mondano! Non abbiamo molto tempo- disse tagliente e duro come una roccia.
Nel frattempo io ero rimasta ad almeno un metro lontana da loro e guardavo la scena senza battere ciglio.
-Forza Simon, muoviamoci- lo tirò via mia sorella entrando dopo di Jace.
Io mi voltai un attimo a guardare la strada mentre le sirene della polizia interrompevano il silenzio.
Sospirai a pieni polmoni e rimasi lì quelli che sembrarono pochi secondi ma molto probabilmente era passato almeno un minuto perché Jace si affacciò di nuovo.
-Vieni o preferisci morire?- mi chiese scettico facendomi segno con la testa di entrare.
Annuii soltanto correndo verso l'entrata e seguendolo fino all'entrata della chiese che era... diroccata?
-Devi fidarti di noi- sussurrai dolcemente a Simon mentre guardava con gli occhi fuori dalla orbite Jace che si ripassava una runa sull'avambraccio.
-Ma si brucia da solo?- chiese confuso e Jace gli afferrò improvvisamente la mano.
-Hey, che fai? Mi dispiace ma non sono il tuo tipo e...- si dimenò ma Jace lo tenne stretto finché tutti i frammenti di vetro e gli oggetti distrutti non divennero il corridoio che poco prima avevamo attraversato.
