23°p. 100

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Pov Ryouta:

"Beh... benvenuti a New York"

E che New York... era più incasinata che mai.

"Se a Parigi abbiamo avuto difficoltà ad uscire, non voglio immaginare qui" disse Ren cominciando ad imprecare a bassa voce, ricevendo di seguito uno uno scappellotto da Amaya.

Ella aprì bocca subito dopo.

"Stai zitto, c'è un motivo se ci sono anche io in questo viaggio"

Ren, ancora dolorante, storse il naso rispondendole subito dopo.

"Ovvero?"

Amaya, che nel mentre si era posizionata dinanzi a noi guidandoci, si fermò di colpo per poi girarsi e prendere per la manica Ren, trascinandolo con se e rispondendo alla domanda fatta da quest'ultimo.

"Sono per metà madrelingua Inglese, te lo sei già scordato?"

Il moro si grattò la nuca non ricordandosi quel piccolo dettaglio, ricevendo uno sbuffo incredulo dalla ragazza.

Li osservai per tutto il tempo, mentre man mano Amaya ci guidava fuori da quel labirinto e Ren la stuzzicava cercando un po' d'attenzione.

"Sono belli vero?" la voce della mia ragazza mi risvegliò dai pensieri che girovagavano liberi per la mia testa.

"Chi? -domandai all'inizio, capendo in seguito i soggetti- Ah loro, si sono proprio una bella coppia... ma aspetta come fai a-"

Tenti di domandare venendo preceduto.

"Li sento e di seguito li immagino" disse ridacchiando, come se la risposta fosse scontata.

Le sorrisi a mia volta prendendola per mano, stringendola forte, come per proteggerla da qualcosa... qualcosa che lei ancora non conosceva, ma che valeva l'intero viaggio.

Ancora una volta venni portato alla realtà da una voce, ma non quella di Sakura, bensì quella di Ren, che gridava libertà dopo esser finalmente giunti all'uscita dell'aeroporto.

Presi il telefono in mano per controllare l'ora, mentre Amaya chiamava un Taxi.

C'era voluta quasi mezzora per uscire da lì e io non me ne ero neanche reso conto...

"Devo svegliarmi alla svelta" pensai dandomi più di uno schiaffo mentale, come per voler riprendere conoscenza.

Era quasi giunta la fine di quell'avventura e con esso una delle sue parti più importanti...

Tornai nuovamente alla realtà, risvegliato dalla suoneria del mio telefono che indicava l'arrivo di un messaggio.

Era da parte di Aki.

Mi chiedeva se fossimo arrivati a destinazione. Io le risposi che eravamo atterrati da circa una mezz'oretta e che adesso ci toccava prendere il Taxi per raggiungere l'Hotel dove avremmo alloggiato pei i seguenti sei giorni.

Mi disse di fare attenzione a Sakura, la solita raccomandazione che mi sentivo dire da lei, però, questa volta, aveva un significato diverso.

Sapevo cosa intendesse Aki... lo sapevo meglio di chiunque altro al mondo.

Posai il telefono dopo quest'ultima riflessione, accomodandomi all'interno del Taxi assieme ai miei amici.

Ahh... New York mi stava letteralmente fottendo il cervello.

Troppi pensieri per la testa non facevano per me, soprattutto se così importanti.

Osservando dal finestrino tutti quei grattacieli il mio cervello mi abbandonò del tutto, lasciandomi da solo assieme a quella New York incasinata quanto me.

Pov Sakura:

Eravamo arrivati da poco più di mezz'ora a New York eppure attorno a me si respirava già una nuova aria.

Aria di cambiamenti...

Sentivo di potermi aspettare qualunque cosa.

A parte l'hotel...

Nel tragitto in Taxi avevo fantasticato parecchio su di esso, pensando a quanto sarebbe stato alla moda e cool.

E soprattutto su quanto avrebbe speso in fine Ren.

Non mi sarei sorpresa a vederlo un giorno in giro per il Kanto al verde dopo questa avventura mozzafiato.

Come immaginavo l'hotel era uno tra i più quotati di tutta New York city.

Ciò che mi veniva raccontato superava di gran lunga tutte le mie fantasie nate in quel viaggio in Taxi.

Eravamo all'hotel  the Carlyle!

Dopo aver realizzato meglio, ancora non ci credevo.

Ren era davvero un fottuto pazzo per aver prenotato due stanze da letto per sei giorni in uno degli hotel più cari di tutta la città.

Era superiore persino al resort di Parigi che io avevo paragonato ad un di quei castelli delle fiabe...

Mi venne da ridere e piangere allo a stesso tempo.

Non so che espressione avessi in quel momento, ma posso immaginare fosse un misto tra shock, felicità, tristezza e tanto altro.

Un vero e proprio caos che mi fece ricordare la mia tela numero 22, rappresentante le mie emozioni.

In poche parole un miscuglio di colori, che però, secondo il parere di Aki e Ryouta, si sposavano perfettamente, creando un caos piacevole da ammirare.

Ahh, quanto mi mancavano le mie tele, i miei nuovi disegni...

Mi mancava casa, la nostalgia si faceva sentire.

Ma fortunatamente, ma allo stesso tempo sfortunatamente, quella era la nostra ultima meta.

New York, la mia cara metropoli, ricca di quel caos così simile a me...

A cosa mi avresti portato non ne ero ancora consapevole...

Ma sapevo che mi avresti cambiato la vita, proprio come la mia tela numero 100...

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