Capitolo 17

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Dopo la cena andammo nelle nostre stanze per farci una doccia e sistemarci. Io nella mia e Anna nella sua. Ancora non ci credevo che lei era qui con me, come avevo fatto a convincere sua madre? Finalmente potevamo stare un po' da soli, senza doverci controllare o stare attenti a chi poteva vederci. Era casa mia e quindi i domestici facevano quello che volevo io, senza esitazioni. Non come nella tenuta di mia zia o in quella della madre di Anna, dove ci seguivano sempre e sapevano tutto quello che facevamo. Mentre ero nella vasca da bagno mi tornò in mente un ricordo: il giorno della passeggiata a cavallo con Anna, quando avevamo fatto il bagno e poi In realtà ci pensavo spesso e mi chiedevo se fosse lo stesso per lei. Quello che avevamo fatto quel giorno, anche se "non era nulla" in confronto ad altre cose che avevo già sperimentato in passato, era impensabile visto le famiglie da cui proveniamo. Una cosa che mi ricordo molto bene è che provavo sollievo, questo perché ho sempre visto Anna come un qualcosa di delicato e irraggiungibile per me, ho sempre pensato di non essere all'altezza e il fatto che lei si sia fidata di me, pur non sapendo cosa stessi facendo, mi rassicura. Col tempo però il sentimento di sollievo è diventato desiderio, sento che deve essere mia e ho bisogno di poterla sfiorare, toccare. Ho bisogno di sapere se anche per lei è lo stesso ma non saprei come chiederglielo. Un po' mi sento anche in colpa per i miei desideri nei suoi confronti, non vorrei diventare un maniaco o cose del genere, ma soprattutto non voglio obbligarla a fare nulla.

Una volta finito di fare il bagno mi vestii rimanendo però a petto nudo (mi dava fastidio dormire con la maglietta) e dimenticandomi che sarei dovuto andare da Anna. Circa un' ora dopo qualcuno bussò alla porta:

- Tom! Tom sei qui? Che fine hai fatto? E' successo qualcosa? Ti prego apri che questo corridoio tutto buio mi mette paura- era Anna che bisbigliava. Mi alzai e andai ad aprirle la porta facendo meno rumore possibile.

- Entra dai! Scusa mi sono completamente dimenticato, avevo altri pensieri per la testa.

- Come ti sei dimenticato? Ma me lo avevi promesso, io te lo avevo detto che mi faceva strano dormire in una casa che non conosco e tu mi avevi detto che mi avresti fatto compagnia.

- Si lo so scusami, dai vieni nel letto.

- Aspetta è tutto buio, possiamo accendere un attimo una candela? Per vedere la stanza.- in effetti Anna aveva ragione, era tutto buio e non riuscivo nemmeno a vedere il suo volto.

- Ecco qua, accesa! Allora ti faccio vedere: di qua se ne hai bisogno c'è il bagno mentre questa cordicella non la devi tirare per nessun motivo perché così chiami la servitù.

- va bene- restammo in silenzio entrambi e lei non venne nel letto ma restò ferma davanti alla porta del bagno mentre io iniziai a sollevare le lenzuola per coprirmi.

- Non vieni?- chiesi

- Ehm diciamo che cioè sei bellissimo così mamma mia sembri dio sceso in terra ma...

- Ho capito: stai delirando e mi metto una maglietta.

- Grazie ahahahahaha anche se sei bello anche senza maglia eh

- No non ho capito che devo fare, ma ci vuole una laura per capirvi a voi donne

- Traduco io: resta senza maglietta ma non farti vedere da me anche se devi essere consapevole che non ti toglierò gli occhi di dosso.

- Grazie per avermi chiarito tesoro- dissi in tono sarcastico.

- Ora però vengo nel letto.

- Vieni ahahahah

Eravamo entrambi coricati nel letto che cercavamo di dormire ma mancava qualcosa. Lei era girata verso la sua parte e io verso la mia, con le mie spalle rivolte verso le sue. Mi feci coraggio e piano piano mi avvicinai a lei. Non sapevo nemmeno io che cosa volessi fare. Mi avvicinai sempre di più fino ad arrivare a lei: la abbracciai da dietro, delicatamente.

-Che fai Tom?- chiese Anna girandosi verso di me.

- Scusa io volevo solo un po' di coccole- mi staccai velocemente e presi le distanze.

- Coccole?

- Ehm si ma non fa nulla continua a dormire- ero offeso ma non lo volevo far vedere, quindi mi girai dandole le spalle. Sentii poi Anna alzarsi dal letto: stava facendo tutto il giro. Si fermò davanti a me e si coricò.

- Ecco, così ti ho davanti. Le coccole le voglio pure io- disse poi abbracciandomi.

- Grazie- mi mise una mano fra i capelli e mi baciò, era raro che lo facesse: di solito ero sempre io a fare la mossa. Dormimmo così, abbracciati, per tutta la notte, e al risveglio eravamo nella stessa posizione.

Spazio dell'autrice: scusate è da tantissimo che non pubblico ma ero indecisa su come far andare la storia e non trovavo l'ispirazione. In più con l'arrivo dell'estate ho avuto altri impegni. Spero che seguirete anche i prossimi capitoli della storia e che vi stia piacendo. Scusate ancora per il ritardo.

Mio caro conte di Holland...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora