//Di nuovo a Narnia//

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Un violento scossone ci gettò improvvisamente tutti a terra, mentre un forte vento prese a schiaffeggiarci il viso, gettandoci qua e là per la stanza e sollevando ovunque una densa polvere grigia che ci offuscò la vista. Cercai d’istinto di trattenere la mano di Edmund, ma questa mi sfuggì e svanì nel buio. Urlai a pieni polmoni in preda al panico, avanzando a tentoni in quella bizzarra bufera che ci stava trascinando via. Non riuscivo a distinguere più nulla attorno a me, né avvertivo la presenza dei miei amici al mio fianco. Tutto era avvolto dall’oscurità, il vento che rombava assordante nelle mie orecchie. Non riuscivo a capire se fossi immobile o se quella forza irresistibile mi stesse trascinando lontano. Era come se fossi accucciata al suolo tentando disperatamente di ripararmi dalle raffiche e allo stesso tempo stessi volando via.

Poi, improvvisamente, tutto si calmò. Le mie narici furono invase dal profumo dell’erba e della terra umida. Attorno a me, il silenzio. Alzai il capo tremando dalla testa ai piedi. Nel cielo si stagliavano le chiome di altissimi alberi secolari, la luce del sole che vi penetrava simile a lame incandescenti. Ero seduta al centro di una radura verdeggiante, vicino alla quale scorreva un fiumiciattolo d’acqua limpida. Ero sola.

«Edmund!» gridai non appena mi resi conto della mia situazione. «Lucy! Giulia! Leo! Rebecca! Dove siete?»

Nulla, l’unica cosa che mi rispose fu il canto di un uccello lontano sulle cime degli alberi. A quel punto, fui presa dal panico.

«Merda!» ringhiai. «Merda, MERDA!»

Mi alzai in piedi con rabbia e mi guardai intorno per l’ennesima volta. Una cosa era certa: se mi trovavo lì dopo aver apertamente sfidato Lewis, voleva dire che quel caro vecchietto mi aveva fatta finire nel suo libro. E non in un libro qualunque: nel suo ultimo libro. Il che significava che, qualora Narnia fosse finita da un momento all’altro, io sarei morta con lei. Mi si attorcigliarono le budella nella pancia a quel pensiero. Dovevo trovare gli altri a tutti i costi, sempre che fossero venuti con me. Cominciai a camminare avanti e indietro per il nervoso. Non sapevo proprio da dove cominciare. Il primo pensiero che mi colpì fu quello di cercare Aslan. Sì, ma dove? E, secondo: da che parte di quel mondo strampalato mi aveva scodellata Lewis? Cercando disperatamente di non dare di matto come in realtà stavo già facendo, trassi un profondo respiro e mi incamminai fra gli alberi, nella speranza di farmi venire un’idea strada facendo.

Avanzai per un tempo che mi parve infinito, le mani in tasca e la testa bassa, fino a quando un improvviso scricchiolio mi fece sussultare per lo spavento. Qualcosa di grosso, di molto grosso, stava avanzando a velocità record verso di me. E sembrava decisamente arrabbiato. Non feci in tempo a urlare, che un grosso lupo bianco di dimensioni spaventose sbucò fuori da un cespuglio, le zanne scoperte, appiattendosi al suolo pronto ad attaccare. Spaventata, feci per scappare, ma inciampai in una radice e piombai a terra. Avvertii lo spostamento d’aria causato dalla bestia che mi stava per piombare addosso, il sangue che mi si congelava nelle vene, e seppi che tutto era perduto.

“No!”, pensai disperata. “Non può finire così! Ci deve essere un altro modo! CI DEVE ESSERE UN ALTRO MODO!”

 “Non può finire così! Ci deve essere un altro modo! CI DEVE ESSERE UN ALTRO MODO!”

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