//Il ritorno del Magnifico//

151 9 0
                                    

 
Riuscire a far vedere un cieco o far camminare un paralitico può davvero risultare una cosa fattibile se confrontata con il nostro tentativo di far collaborare Peter nel seguirci fino a Cair Paravel.

Durante la nostra assenza, infatti, il Magnifico era visibilmente peggiorato e il suo sorriso ebete si era allargato a tal punto da fare la concorrenza a una delle peggiori boccacce di Jack Skeletron. Al nostro arrivo all’improvvisato accampamento nella radura, trovammo Lucy sull’orlo delle lacrime.

«Non so più che fare!» singhiozzò venendomi incontro con le mani nei capelli. «È insopportabile, non riesco nemmeno a parlarci! Dio mio, dov’è finito il mio adorato fratellone?»

Nel vedere la sorellina in quelle condizioni, Edmund la strinse istintivamente fra le braccia, lasciandole sfogare tutte le sue angosce. Io le lanciai un’occhiata carica di tenerezza, sfiorandole i capelli con le dita. Non sopportavo l’idea di vedere la Valorosa piangere in quel modo.

«Edmund!» esclamò Lucy senza smettere di tremare. «Ho… avuto… tanta… paura!»

«È tutto finito, Lu. Ci siamo noi ora qui con te» la rassicurò lui dolcemente.
Lucy sollevò debolmente lo sguardo, sfregandosi nervosamente il viso arrossato con il dorso della mano, poi i suoi grandi occhi azzurri si riempirono d’orrore. «Sei ferito!» disse indicandogli la tempia lorda di sangue.

«Non è niente» si schermì il ragazzo alzando le spalle. «Anche se in questo momento non mi dispiacerebbe qualche goccia del tuo cordiale…»

«Il cordiale! Oh, Ed, non ce l’ho con me! Che disdetta!»

«PENNY!»

Le braccia di Leo mi si serrarono energicamente attorno al collo, rischiando di farmi perdere l’equilibrio. Non riusciva a smettere di tremare, proprio come un cucciolo spaventato.

«Di tutte le cazzate che hai fatto in vita tua, questa è certamente la più grossa!» esclamò. «Non provare mai più ad abbandonarci da soli in mezzo alla foresta con un pazzo del genere!»

«Che diavolo vi ha fatto Peter?» chiesi allarmata.

«Guarda tu stessa» rispose il ragazzo indicando il nostro compagno di viaggio con un gesto esasperato.

Peter stava seduto a gambe incrociate sulle radici di un albero, lo sguardo perso nel vuoto e un sorriso ebete stampato in faccia, canticchiando sommessamente un motivetto infantile e lanciando distrattamente in aria dei sassolini, scoppiando di tanto in tanto in una risata deliziata nel momento in cui questi gli ricadevano in testa. Era un quadretto devastante.

«Se non fossimo sull’orlo di un’apocalisse, io suggerirei di tenerlo così» commentò Edmund in tono acido.
In tutta risposta, Lucy gli scoccò un’occhiata severa. «Non sappiamo come gestirlo» disse. «Prima voleva andarsene in giro da solo per la foresta e abbiamo dovuto minacciarlo di ricorrere alle maniere forti. Poi ha cominciato a cantare a squarciagola una canzone che non ho mai sentito, rischiando di rivelare la nostra posizione e, di tanto in tanto, scoppia a piangere senza un’apparente ragione. Non so come gestire la cosa, non riesco a rivolgergli la parola perché tanto non mi ascolta, è fuori di testa e non fa altro che delirare.»

«Io avevo proposto di legarlo» soggiunse Leo con un sorriso mefistofelico.

«Se non fosse stato per tuo fratello, sarei impazzita» concluse Lucy.
Io spostai lo sguardo dai due ragazzi a Peter. Desolante, davvero desolante. E tutto per colpa mia. Per fortuna, ora avevo pronta una soluzione. Il problema era riuscire a far sollevare il sedere del Magnifico da quell’albero. E avevo già intuito la soluzione.

«Dobbiamo ripartire subito» sentenziai decisa. «Si va a Cair Paravel, in un modo o nell’altro. Solo così potremo riavere il vecchio Peter.»

Detto questo, mi diressi a grandi passi verso Peter. Il ragazzo levò lo sguardo verso di me e i suoi grandi occhi azzurri si illuminarono di un’euforia incontenibile. «Penny!» esclamò indicandomi.

The Last Passage Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora