capitolo settimo

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Esattamente cinquanta minuti dopo l'ultimo messaggio di Beatrice, Federico era nella sua auto, diretto verso il luogo dove lei gli aveva dato appuntamento.

Qualche minuto dopo, trovandosi anche leggermente in anticipo, parcheggiò la sua auto di fronte al locale dove qualche sera prima si erano visti con Marco.

Prese in mano il cellulare per passare il tempo in cui avrebbe aspettato Beatrice, ma non fece in tempo ad aprire una qualsiasi applicazione che qualcuno bussò al finestrino oscurato della sua Audi.

Subito riconobbe la ragazza dall'altro lato del vetro, lasciandosi sfuggire un sorriso nel notare che aveva riconosciuto la sua auto.

Abbassò il finestrino, trovandosi faccia a faccia con Beatrice, salutandola con due baci sulle guance.

«Scendi tu o salgo io?» Chiese lei, rendendosi conto che il posto dov'erano era pieno di gente che avrebbe sicuramente riconosciuto il calciatore.

Federico fece lo stesso ragionamento dopo essersi guardato un po' intorno e aver constatato che sarebbe stato meglio andare da un'altra parte.

«Sali tu, andiamo in un posto più tranquillo.» Rispose, chiudendo il finestrino, mentre Beatrice saliva dall'altro lato.

«Allora, dove vuoi andare?» Domandò Chiesa mentre metteva in moto l'auto.

Lei sembrò rifletterci, ma in realtà era da quando gli aveva chiesto di uscire che sperava le facesse quella domanda.

«C'è un bar vicinissimo allo stadio che personalmente adoro, mi piacerebbe andare lì. Tra l'altro di solito c'è pochissima gente, quindi ci sarebbe un problema in meno.» Propose, sperando bastasse a convincere il calciatore.

«Credo di aver capito di quale bar parli, anche se non ci sono mai stato.» Rispose, iniziando a guidare in direzione dello stadio.

«C'è sempre una prima volta.» Rispose Beatrice, sorridendo, mentre allacciava la cintura di sicurezza.

Federico sorrise in risposta per poi concentrarsi sulla strada.

Ci volle veramente poco ad arrivare al bar di cui parlava Beatrice, dato che lo Juventus Stadium distava solamente sei o sette chilometri dal loro punto d'incontro.

«Eccolo, è questo.» Esordì lei entusiasta, mentre Chiesa parcheggiava nel punto più vicino possibile all'entrata.

«Allora avevo capito bene.» Mormorò lui, sorridendo, mentre scendeva dall'auto.

Raggiunse la ragazza, che intanto era già scesa, dall'altro lato e le poggiò un braccio sulle spalle.

Era stato un gesto totalmente spontaneo, che sorprese entrambi: Beatrice non si aspettava quel gesto in pubblico e Federico stava totalmente trasgredendo a ciò che si era messo in testa di fare.

Ed era giunto, dopo pochi minuti, alla conclusione che allontanarsi da lei sarebbe stato più difficile del previsto, probabilmente impossibile.

Per quanto ci provasse non ci riusciva, e non sopportava quella sensazione di non poter raggiungere un obiettivo che si era dato.

Evitò di pensarci, anche perché se avesse continuato a farlo non si sarebbe accorto di essere di fronte all'entrata del bar.

«Che dici, entriamo?» Lo prese in giro Beatrice, notando la sua distrazione.

«Sì, scusami.» Rispose, tornando alla vita reale dopo essersi perso, ancora una volta, nei suoi pensieri.

Entrarono nel bar, piccolo ma accogliente nonostante l'aspetto abbastanza minimalista.

C'erano le luci accese anche se era pieno giorno e riuscivano a dare un'aria totalmente diversa a quel locale.

I due ragazzi si sedettero ad uno dei pochi tavolini da due che si trovavano nella parte più interna del bar, iniziando a consultarsi su cosa ordinare.

«Ti assicuro che qui fanno la crostata migliore di tutta Torino.» Esclamò Beatrice, con gli occhi che le brillavano alla sola vista del dolce esposto nella vetrina.

«Sembra deliziosa. Qual è la più buona secondo te?» Chiese Federico che intanto aveva individuato le crostate.

«Quella alla marmellata di ciliegie. È buonissima.» Rispose lei, indicandogliela.

Lui annuì, ma non ebbe tempo di dire altro che si avvicinò a loro una cameriera per segnare sul taccuino che aveva in mano le ordinazioni dei due ragazzi.

«Buongiorno ragazzi, cosa vi porto?» Chiese lei in tono cortese, continuando a rigirarsi la penna tra le mani.

«Due caffè e due fette di crostata alle ciliegie, per favore.» Rispose Federico.

«Va bene, arrivano subito.» Terminò la ragazza, segnando le ordinazioni e dirigendosi dietro al bancone un attimo dopo.

I minuti successivi nell'attesa delle loro colazioni furono riempiti da chiacchiere, ma presto arrivarono sia i caffè che le fette di crostata.

«Buona colazione.» Disse la cameriera poggiando un vassoio sul tavolo.

I ragazzi ringraziarono e poi nessuno dei due parlò per un po', visto che erano impegnati in altro.

«Avevi ragione Bea, questa è la migliore crostata che io abbia mai assaggiato.» Mormorò Federico, tra un morso e l'altro, facendo ridere la ragazza di fronte a lui.

«Hai per caso dubitato di quello che ti ho detto?» Domandò, scherzosamente.

«Non mi permetterei mai.» Rispose il calciatore, alzando le mani in segno di resa.

Entrambi risero, spensierati, e terminarono le loro colazioni.

«Posso offrirti la colazione, almeno stavolta?» Chiese il ragazzo, facendo riferimento all'ultima volta in cui aveva provato a pagare anche per lei.

«Se proprio ci tieni.» Rispose Beatrice, sorridendo.

Federico ricambiò il sorriso, soddisfatto, e si diresse verso la cassa per pagare.

Qualche secondo dopo tornò da lei, che lo aspettava già vicina all'uscita, e insieme lasciarono il bar.

«È stata una bella scoperta questo bar.» Disse Chiesa, mentre si avvicinavano all'auto di lui.

«Sono felice che il mio bar preferito ti piaccia.» Replicò lei, contenta.

«Ti riaccompagno a casa?» Chiese Federico, che nonostante avesse passato l'ultima ora e mezza con Beatrice, non era ancora soddisfatto.

«Se non vuoi portarmi con te a casa tua mi sa di sì.» Rispose lei, ironicamente.

La sua risposta, però, non fu tanto ironica per il calciatore.

Pensò che non sarebbe stato male invitarla a pranzo a casa sua, e alla fine si decise.

«Potresti anche venire a pranzo da me, se ti va. Non sono molto bravo in cucina, ma se vuoi ordiniamo qualcosa.» Propose, nonostante il suo iniziale imbarazzo.

«Va bene, ma non scomodarti a ordinare qualcosa. Se hai gli ingredienti a casa posso cucinare io.» Rispose lei.

«Ottimo, non vedo l'ora di assaggiare ciò che cucinerai.» Rispose, con lo stesso tono ironico che la ragazza aveva usato poco prima.

«Ti vedo poco convinto, ma so che cambierai idea.» Concluse Beatrice, per poi salire in auto.

Quando arrivarono davanti all'abitazione di Federico, però, furono spiacevolmente sorpresi.

Carlo, il procuratore di Chiesa, era di fronte casa sua ad aspettarlo, e non era solo.

Fake love || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora