capitolo quattordicesimo

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Dopo la telefonata del calciatore Beatrice fu costretta a prepararsi per andare a lavoro, nonostante fosse già un po' agitata.

La concentrazione che solitamente dedicava ai libri quel giorno era per tutt'altro.

E così si trovò a svolgere il suo lavoro controvoglia e male per la prima volta in vita sua.

Era veramente in ansia, perché sapeva che da quella sera la sua intera vita sarebbe cambiata e nessuno l'avrebbe mai più vista come prima.

A partire dalla sua famiglia, i suoi amici, e anche chi non la conosceva fino a quel giorno.

I richiami della sua amica e collega Claudia, a cui non poteva dire ancora nulla, non la aiutarono minimamente.

Fortunatamente la giornata lavorativa fu una tra le più noiose dell'ultimo periodo, sicuramente non piena di clienti come succedeva sempre meno spesso.

Con l'aiuto di Claudia, che l'avrebbe coperta, Beatrice decise di tornare a casa un'ora prima del previsto per prepararsi e, con la fortuna che aveva avuto nel trovare un lavoro in un luogo situato proprio nelle vicinanze di casa sua, dieci minuti dopo era già sotto la doccia, dove passò una lunga mezz'ora.

La prima cosa che fece dopo essersi lavata fu controllare l'orario: aveva un'ora esatta prima dell'arrivo di Federico.

Asciugò velocemente i capelli che lasciò com'erano, mossi, dato che non amava piastrarli.

Si truccò un po', perché se c'era una cosa che amava particolarmente era il trucco, nonostante non le riuscisse poi così bene.

Ma il momento più difficile arrivò quando dovette scegliere cosa indossare.

Amava i vestiti, motivo per cui ne aveva tantissimi, ma era veramente indecisa perché se doveva presentarsi come fidanzata ufficiale di Federico Chiesa voleva farlo con stile.

Dopo svariati minuti di ricerca nel suo armadio, scelse un vestito celeste che non aveva mai indossato, ancora con il cartellino che aveva quando era stato acquistato, e lo indossò.

Indossò dei sandali di colore simile a quello del vestito che le calde temperature di metà maggio permettevano, si spazzolò velocemente i capelli e poi fu finalmente pronta.

Nell'esatto momento in cui si sedette sul divano nel soggiorno di casa sua, sentì il suono del campanello, segno che il suo accompagnatore era arrivato, per giunta con due minuti di anticipo.

Si alzò velocemente sistemandosi il vestito e aprì il cancello d'ingresso, aspettando che salisse e socchiudendo la porta, più emozionata che mai, nonostante non volesse darlo a vedere.

«Sei bellissima.» Furono le prime parole che uscirono dalla bocca di Federico quando vide la ragazza.

Beatrice cercò di nasconderlo, ma arrossì leggermente.

Si era accorta che quello non era un complimento di circostanza fatto solo per mandare avanti quella farsa del fidanzamento, ma che il calciatore pensava davvero ciò che aveva detto.

«Grazie, Fede. Anche tu non sei niente male.» Rispose lei sorridendo mentre osservava il suo corpo fasciato da un completo nero elegante che gli stava benissimo, provocando la stessa reazione nel calciatore.

«E comunque, qui ci siamo solo io e te. Non devi per forza fingere.» Continuò, sarcasticamente, mentre chiudeva la porta di casa.

«non sto fingendo, penso sul serio che tu sia bella e volevo dirtelo.» Rispose il ragazzo con tono serio, girandosi di nuovo in direzione di Beatrice mentre camminavano, rischiando così di cadere.

La scena era così comica che entrambi scoppiarono a ridere, scordando totalmente ciò di cui stavano parlando un attimo prima.

«Andiamo in macchina che è meglio.» Chiuse la conversazione Beatrice, ancora divertita, mentre scendevano le scale dei tre piani che avrebbero portato all'uscita di casa sua.

Pochi secondi dopo si ritrovarono nell'auto di Federico, entrambi con l'agitazione alle stelle, e partirono in direzione del locale in cui avrebbero cenato.

Federico conosceva abbastanza i suoi compagni di squadra da sapere che, anche se l'appuntamento era alle nove, loro probabilmente erano già lì.

«Tu ci sei mai stata qui?» Chiese il calciatore, distraendosi per un attimo dalla guida e mostrando dal suo telefono alla ragazza le foto del posto dove sarebbero andati che aveva trovato online.

Lei strizzò gli occhi, infastidita dalla luminosità del cellulare tenuta alta nonostante fosse buio e non ce ne fosse bisogno.

Poi osservò meglio le foto del locale lussuoso e rise leggermente.

«Non penso di potermi permettere un posto del genere, però sembra davvero bello.» Rispose, continuando a guardare in direzione del cellulare.

Federico accennò un sorriso e annuì, impossessandosi nuovamente del cellulare e riprendendo a concentrarsi sulla strada.

Il tragitto fu breve e riempito da poche parole data la tensione che entrambi fingevano di non sentire, ma che aleggiava con prepotenza in ogni angolo del veicolo.

Sembrava una cosa stupida, ma stavano per presentarsi pubblicamente come coppia ad un evento importante senza neanche aver mai fatto una prova per quanto riguardava il loro finto fidanzamento o cose del genere, nulla.

Non avevano idea di come comportarsi, e la paura di sbagliare qualcosa ed essere scoperti era tanta.

Dopo pochi minuti l'Audi di Chiesa fece il suo ingresso all'interno del parcheggio del locale, dove potè constatare dalle auto già parcheggiate che mancava quasi solo lui.

Dopo un paio di manovre abbastanza complicate che la sua abilità nella guida fecero sembrare decisamente più semplici della realtà, finalmente scesero dall'auto.

Beatrice non aspettò che Federico le aprisse lo sportello, nonostante sapesse che avrebbe voluto farlo, ma uscì da sola.

Era un gesto carino, ma lei non riusciva a sopportarlo.

«E ora che si fa?» Sussurrò lei, avvicinandosi al ragazzo che si stava sistemando il completo.

Lui diede il via alla finta, che alla fine, sotto sotto, tanto finta non era.

Le prese la mano dopo averla cercata con la sua, intrecciando le loro dita e stringendole saldamente, provando per un attimo che durò fin troppo poco una sensazione di benessere che non pensava esistesse.

Lei abbassò lo sguardo verso le loro mani e poi lo spostò verso gli occhi del calciatore che la scrutavano attentamente.

Lui alzò le loro mani, potandosele all'altezza della bocca e lasciando un leggerissimo bacio su quella della ragazza, facendola arrossire senza neanche accorgersene.

«Ora facciamo finta di amarci.» Disse, che poi forse non c'era neanche tanto bisogno di fare finta.

Fake love || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora