capitolo ottavo

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Scendendo dall'auto, Federico non potè non notare il suo procuratore in piedi fuori casa sua, affiancato da una ragazza.

Fu stupito di vedere come si fosse presentato, nel giro di poche ore, due volte a casa sua senza preavviso.

O almeno lui credeva che fosse così, ma solo perché non aveva controllato la valanga di messaggi e telefonate che aveva ricevuto da Carlo nell'ultima mezz'ora.

Quando lo vide, infatti, iniziò ad agitarsi, pensando a qualsiasi cosa fosse potuta succedere.

«Forse è meglio che questo pranzo a casa tua lo facciamo un'altra volta.» Mormorò, per non farsi sentire da chi era fuori.

Non avevano parlato, ma era ovvio che il calciatore si trovasse in difficoltà.

«Sei sicura?» Chiese, guardandola negli occhi, per assicurarsi che non ci rimanesse male.

Beatrice non avrebbe voluto lasciarlo solo, non in quella situazione, ma non poteva mettersi in mezzo a cose in cui non c'entrava minimamente.

Neanche Federico voleva che lei se ne andasse, ma era una faccenda che doveva sbrigare da solo.

«Sì, sono sicura. Grazie ancora per la colazione, ci sentiamo più tardi.» Concluse, attirando il calciatore a sè per lasciargli due baci sulle guance, e poi uscì dall'auto.

Sarebbe tornata a casa sua a piedi, ma non c'era tantissima strada da fare.

In venti minuti fu a casa, e mentre lei rientrava nella sua abitazione Federico era nel pieno di una discussione con Carlo e la ragazza che era di fianco a lui.

«Adesso inizi anche a saltare gli allenamenti, Chiesa?» Iniziò il procuratore, mentre il calciatore gli si avvicinava.

Federico era decisamente confuso, sicuro com'era di avere solo gli allenamenti pomeridiani quel giorno.

«Carlo, io stamattina non avevo allenamenti...» Iniziò a dire, ma fu fermato bruscamente.

«Ah sì? E allora perché il tuo allenatore mi ha chiamato un'ora fa per dirmi che non ti sei presentato?» Chiese retoricamente, interrompendo il calciatore.

Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, cercando di riordinare tutte le informazioni che in quel momento gli riempivano la testa.

Era veramente sicuro di ciò che aveva detto, mon avrebbe mai saltato un allenamento di proposito e senza avvisare.

«Di giovedì ho gli allenamenti solo di pomeriggio.» Rispose, confuso.

«Appunto, se non fosse che oggi è mercoledì. Ma dove hai la testa, Federico? Devi darti una svegliata.» Lo richiamò Carlo, iniziando ad alzare la voce, facendolo solo sentire peggio.

Per assicurarsi che ciò che diceva fosse la verità, controllò lo schermo del suo cellulare.

Era vero: era mercoledì, gli allenamenti erano già quasi finiti a quell'ora e inoltre aveva anche più di dieci telefonate da parte dell'uomo che ora gli urlava contro.

Non aveva sentito nulla, perché il suo telefono era in modalità silenziosa, ma degli avvertimenti li aveva avuti.

«Okay Carlo, capisco la tua rabbia, è normale. Ma adesso mi spieghi cosa ci fai qui, e soprattutto cosa ci fa lei?» Chiese, sempre più confuso, mentre passava lo sguardo dal suo procuratore alla sua ex fidanzata.

Forse, pensò un attimo prima di ricevere risposta, Carlo aveva avuto la sua stessa idea.

Sperava solo che non fosse così, perché la cosa non lo riguardava e doveva essere lui stesso a trovare una soluzione, senza l'aiuto di terzi.

«Perché presto si spargerà la voce, e tu avrai bisogno di giustificarti. Non potrai farlo direttamente, ma farai finta che tu e Carlotta siate tornati insieme. Ho già parlato con lei, che ti spiegherà ciò che dovrete fare. Dalla prossima settimana inizierai a postare di nuovo foto con lei sui social, che saranno controllati. Nessuno dovrà sapere di questa cosa, tranne noi tre. È chiaro?» Spiegò, tutto d'un fiato, lasciando Federico senza parole.

Davvero era riuscito ad architettare tutte quelle cose in così poco tempo? Doveva essere abituato a trovare scuse di quel tipo per i suoi calciatori.

Aveva sentito spesso parlare di finte relazioni nel mondo del calcio, ma non credeva che fosse... così.

Passò il suo sguardo, quasi disperato, dal procuratore a Carlotta.

Poteva percepire nel suo sguardo lo stesso disprezzo che provava lui verso quella forzatura.

Sapeva che anche lei era contraria, ma conoscendola non avrebbe avuto il coraggio di opporsi a una persona del calibro di Carlo.

Pensò, in pochi secondi, a quella che poteva essere una soluzione, una risposta da poter dare per far cambiare idea al suo procuratore.

«Io posso trovare una soluzione da solo, dammi un paio di giorni...» Provò a dire, senza riuscire a terminare neanche quella volta.

«Non ho tutto quel tempo. Fin quando non mi troverai una soluzione tu e Carlotta dovrete fingere di stare assieme. Ora, ti ho chiesto, è chiaro?» Ripetè, in tono risoluto, decisamente non intenzionato a cambiare idea.

Federico, già esausto, decise che era abbastanza per quella mattina.

«È chiaro. Aspettati una mia chiamata in questi giorni, perché una soluzione la troverò eccome.» Sputò fuori quelle parole con il tono più arrogante e ostinato che possedeva, per poi dirigersi verso casa sua.

Fece cenno alla sua ex fidanzata di seguirlo mentre Carlo rientrava, soddisfatto, nella sua auto.

Era sconvolto da quella situazione, perché non si aspettava tutti quei lati negativi nell'essere un calciatore ai suoi livelli.

Era una di quelle cose che neanche tutti i soldi che guadagnava ogni anno sarebbero riusciti a ripagare.

L'unica cosa che poteva fare, in quel momento, era parlarne con Carlotta.

Mai come allora fu felice di aver chiuso la loro relazione rimanendo in ottimi rapporti.

«Ascoltami, ti si legge negli occhi che neanche a te sta bene questa cosa, quindi tu non spiegarmi niente. Ora vai a casa, o se vuoi ti accompagno, ma stai tranquilla perché troverò una soluzione il prima possibile, va bene?» Disse solo, appena entrarono in casa, e la ragazza annuì.

«Ti assicuro che io non volevo tutto questo, e mi dispiace tanto. Ho visto come vi guardavate tu e quella ragazza nella tua auto. Non voglio rovinare nulla, ma Carlo mi ha costretta.» Spiegò,  straparlando, mentre non smetteva per un attimo di gesticolare.

«Tranquilla, Carlotta. Tra me e quella ragazza non c'è nulla, credo. Non rovineresti niente comunque.» Mormorò, facendosi sfuggire una risata isterica.

«Ma in ogni caso, io e te abbiamo un bel rapporto e una cosa del genere lo rovinerebbe. Ti telefonerò io non appena avrò trovato una soluzione.» Concluse, rassicurando la ragazza, che accennò un sorriso in risposta.

«Vuoi un passaggio?» Chiese lui, mentre ancora cercava di ricomporsi.

«No, tranquillo, vado da mia mamma.» Rispose, indicando la direzione di casa di sua mamma nonostante non potesse essere vista dall'interno dell'abitazion.

Federico annuì, ricordandosi che la casa della mamma di Carlotta era a poche centinaia di metri dalla sua.

Poi la salutò e rimase solo, a pensare a una soluzione per quell'enorme casino.

Fake love || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora