capitolo quinto

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L'incontro tra Federico e Beatrice di domenica sera era sicuramente riuscito a cambiare un minimo il loro rapporto.

Si conoscevano da poco, ma c'era già abbastanza confidenza. Sicuramente più di quanto entrambi si aspettassero.

La relazione da conoscenti non gli si addiceva per nulla, ma non si conoscevano ancora abbastanza da potersi definire amici.

Federico, però, non riusciva a smettere di pensare a quella sera e a ciò che era successo.

Non sembrava dall'esterno, ma era uno che si faceva veramente tante paranoie.

Pensava di essere stato "troppo" di qualcosa, ma non riusciva a spiegarsi di cosa.

Forse aveva parlato troppo, aveva esposto tanto sè stesso, i suoi interessi e i suoi punti deboli.

Aveva sempre odiato quel pensiero ricorrente che tornava ogni volta che conosceva qualcuno di nuovo.

Aveva una scarsa capacità di affezionarsi, di trovarsi a proprio agio con qualcuno, e con lei era successo da subito.

Il pensiero di qualcuno di cui non gli importava era irrilevante per lui, ma non quello di Beatrice.

Federico non si rendeva conto di quanto fossero stupidi i pensieri che tormentavano il suo cervello, perché la ragazza non aveva pensato nulla di ciò che lui pensava di sé stesso.

Aveva pensato, con spensieratezza, a godersi la serata.

Dimenticandosi per un po' di quanto poco si conoscessero.

Mentre l'unica cosa che Federico sembrava aver dimenticato in quel momento fu il fatto di essere nel bel mezzo di un allenamento.

«Federico, ma che ti prende? Sono giorni che ti alleni controvoglia. Capisco l'arrivo dell'estate, la fine del campionato e tutto il resto ma non è proprio un comportamento da te questo.» La voce di Pirlo che lo richiamava fu l'unica cosa capace di farlo rinsavire.

Sapeva bene che da qualche settimana non riusciva a concentrarsi.

Aveva tanti pensieri per la testa, e il calcio era l'ultimo di questi in quel periodo.

Era seriamente preoccupato dei frequenti litigi tra i suoi genitori, che giorno dopo giorno andavano a peggiorare, rendendo la situazione familiare decisamente invivibile.

Se poi a tutti quei problemi si aggiungevano le sue solite paranoie per una ragazza che a stento conosceva, la situazione andava di male in peggio.

«Mi scusi mister, ha ragione. Non so dove ho la testa ultimamente, ma prometto che cercherò di dare il mio massimo nei prossimi giorni.» Rispose, mentre il suo cervello già elaborava una possibile soluzione a tutti i suoi problemi.

«Lo spero Chiesa, altrimenti mi toccherà farti partire dalla panchina questo sabato.» Terminò, prima di allontanarsi e tornare nuovamente alla sua postazione.

Sebbene si fosse allontanato, lo sguardo severo del suo allenatore non sembrava lasciarlo libero neanche per un attimo, mentre il suo corpo compieva movimenti quasi automatici, comandati dal suo cervello che ormai li conosceva a memoria.

Era tutto così meccanico, programmato, non c'era nessun impegno in quei gesti.

Federico era infuriato. Sapeva di meritare in qualche modo una penalizzazione rispetto a tutti i suoi compagni che continuavano a dare il massimo, ma allo stesso tempo non voleva.

Sperava di poter riuscire a far cambiare idea al proprio allenatore, di riuscire ad allenarsi come faceva solitamente.

E la prima cosa che gli venne in mente fu che doveva allontanarsi da tutte le distrazioni.

E mai come in quel momento benedì la scelta di essere andato a vivere da solo.

Cercò, per i pochi minuti rimanenti prima della fine dell'allenamento, di concentrarsi al massimo.

Non era da lui tutto ciò, come gli aveva fatto notare anche Pirlo.

Sarebbe stato difficile solamente in quattro giorni riuscire a riprendersi il posto da titolare, ma ce l'avrebbe messa tutta.

Quasi non si riconosceva più: dove era andato il Federico Chiesa che aveva per la testa solo e soltanto il calcio?

In quel periodo, sicuramente non era con lui.

Finito l'allenamento fu il primo ad entrare nello spogliatoio e senza dire nulla nè salutare nessuno prese il borsone e si diresse verso la sua auto.

Non aveva voglia di parlare con i suoi compagni, perché sapeva che tutti avevano assistito alla strigliata del mister.

Sicuramente sarebbe stato inondato di domande, e preferiva non fosse così.

Motivo per cui non aveva neanche aspettato di potersi fare la doccia, l'avrebbe fatta a casa.

Entrando in auto si rese conto di avere ancora sul cruscotto le foto che Beatrice  gli aveva scattato pochi giorni prima.

Pensò che le avrebbe lasciate a casa: passava sicuramente più tempo in auto che a casa sua, voleva vederle il meno possibile.

Infatti, quando parcheggiò l'auto nel viale di casa sua, la prima cosa che fece fu prendere le fotografie.

Entrando le lasciò sul tavolo della sala da pranzo, che era all'entrata, dove non mangiava praticamente mai.

Solitamente pranzava e cenava fuori, di mattina gli bastava un caffè solo per rimanere sveglio, ma anche quello lo prendeva al bar, motivo per cui quel tavolo era davvero inutilizzato.

Quelle foto sarebbero rimaste lì sicuramente per molto altro tempo.

Sembrò un gesto irrilevante, ma si sarebbe rivelato decisamente utile in futuro.

Federico andò a farsi una lunga doccia fredda, come faceva ogni volta che dopo l'allenamento preferiva lavarsi a casa.

Si vestì comodo, perché erano già le sette del pomeriggio e sarebbe rimasto a casa tutta la serata, per poi stendersi sul divano.

Sapeva che era sbagliato saltare i pasti, soprattutto se si è atleti, ma lui non aveva per nulla fame quel giorno. Solo tanta rabbia verso sé stesso.

Prese in mano il cellulare, ancora totalmente carico dalla mattina dato che non lo aveva usato neanche per un attimo, e aprì instagram.

Quando era giù di morale c'era una cosa che faceva spesso: andava a guardare i messaggi dei tifosi che gli scrivevano, che erano le persone che più lo rendevano felice in quei momenti.

Era una persona molto amata, circondata da amici, ma la verità era che non aveva nessuno di cui si fidasse così tanto da riuscirsi ad aprire.

Motivo per cui l'unico modo per tornare felice era leggere tutti i messaggi di supporto che gli scrivevano ogni giorno.

Ed era felice perché anche se il periodo per lui non era dei migliori stava ricevendo anche più supporto del solito.

Quella volta, però, pensò che entrare su instagram fosse stata la scelta più sbagliata che poteva fare.

Tra le notifiche ne spiccò una tra tutte a cui non avrebbe potuto non fare caso.

beamartini ha iniziato a seguirti.

Fake love || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora