Passarono diversi giorni dall'ultimo incontro tra Federico e Beatrice prima che potessero incontrarsi di nuovo.
Lui era alle prese con le ultime partite di campionato prima di potersi godere un po' di meritate vacanze.
Lei invece passava i giorni in biblioteca, ma, come pattuito, sviluppò le fotografie scattate, che intanto portava nella borsa perché non poteva sapere se lo avrebbe incontrato casualmente.
E le portò con sé anche quando Davide, un suo amico d'infanzia, le chiese di venire con lui allo stadio a guardare Juventus-Fiorentina.
Entrambi tifosissimi della squadra di Firenze, ogni anno non mancavano di andare allo stadio insieme a guardare la partita contro la Juventus o contro il Torino.
Quando potevano preferivano addirittura scendere a Firenze, per tornare a guardare qualche partita all'Artemio Franchi, dove quindici anni prima si erano incontrati per la prima volta, entrambi ancora molto piccoli, in compagnia dei loro papà che erano diventati amici inseparabili proprio come loro.
Era un sabato pomeriggio caldo, di fine maggio, e Davide passò a prendere Beatrice subito dopo pranzo.
Lo stadio distava pochissimi chilometri dalla sua abitazione, per cui non c'era bisogno di partire tanto prima.
E già un'ora e mezza prima della partita i due si erano accomodati nel settore ospiti dello Stadium, insieme ad altre poche centinaia di tifosi fiorentini.
E mentre i due chiacchieravano del più e del meno, i giocatori di entrambe le squadre entrarono in campo per il riscaldamento.
Beatrice, dal suo posto a sedere, aveva una visuale perfetta sui calciatori, ma purtroppo per lei si trattava degli avversari.
E proprio di fronte a lei, a pochi metri di distanza, Federico Chiesa stava riscaldandosi insieme al suo compagno Matthijs De Ligt.
Non ci fece molto caso, anche perché le possibilità che lui potesse accorgersi della sua presenza erano praticamente nulle, e si concentrò di più sui giocatori della sua squadra.
Poco dopo la fine del riscaldamento fu fischiato il calcio d'inizio della partita, che non fu esattamente una delle migliori che Beatrice avesse mai visto.
Entrambe le squadre, come era prevedibile data la scarsa utilità della partita per la classifica, giocarono senza la grinta che le contraddistingueva solitamente.
Alla fine, però, nè Bea nè Davide si poterono lamentare di un pareggio come risultato finale: non capitava tutti i giorni di riuscire a tener testa a una squadra considerata tra le migliori al mondo.
Beatrice passò gran parte del tempo ad osservare Federico, durante tutti i settantotto minuti che ebbe l'occasione di giocare prima di essere sostituito.
La sua prestazione non fu delle migliori, anzi. Era da circa tre settimane che Chiesa aveva smesso di rendere come aveva fatto durante l'intero campionato.
Se prima sembrava sempre carico e deciso, ora sembrava sempre distratto, spento, con la testa da tutt'altra parte.
Ma la ragazza, dopo averci pensato per qualche minuto, decise che non era affar suo cosa stesse passando per la testa del calciatore, e che di certo non doveva essere lei a preoccuparsene.
Si avviò, lasciandosi Davide indietro di qualche metro mentre parlava al telefono, verso i distributori che si trovavano quasi all'uscita dello stadio.
Avevano perso tempo ed erano rimasti ai loro posti ancora per un po', motivo per cui in quel momento la struttura era già semivuota, fatta eccezione per calciatori, staff e i pochissimi tifosi rimasti.
E proprio mentre stava per abbassarsi a prendere la bottiglia d'acqua che aveva appena comprato, sentì una voce chiamarla.
Era ovvio che non fosse quella di Davide, perché l'avrebbe riconosciuta a distanza di chilometri, ma le risultò comunque estremamente familiare.
Aveva già capito chi fosse a cercarla, ma quando si girò ne ebbe la conferma: Chiesa.
«Federico, ciao.» Salutò lei, leggermente in imbarazzo, perché non si aspettava che lui la vedesse e soprattutto che venisse a parlarle.
Lui le rivolse un sorriso smagliante e le lasciò due baci sulle guance per ricambiare il saluto.
«Come mai sei qui?» Chiese, con fare retorico, perché era una domanda abbastanza scontata.
«Sono venuta a vedere la partita con un mio amico.» Rispose lei, indicando Davide con un cenno della testa.
Vedendolo, Federico cambiò espressione, ma non si scompose più di tanto.
«Strano, non ti facevo una tipa da stadio.» Azzardò, con un sorrisetto furbo in viso.
«Eppure.» Rispose seccamente lei, cercando di troncare la conversazione sul nascere, con un pizzico di fastidio nella voce.
Chiesa si rese conto di aver detto una cosa abbastanza stupida che poteva aver infastidito la ragazza, e si maledì da solo per questo.
«Non fraintendermi, Bea, intendevo dire che non ti avevo mai vista qui. E penso che se ti avessi vista, una come te non mi sarebbe passata inosservata.» Cercò di rimediare, consapevole di saperci fare con le parole.
L'ultima frase pronunciata dal calciatore provocò un leggero rossore sulle guance della ragazza, che sperò vivamente non si notasse troppo.
«E perché non ti sarei passata inosservata?» Chiese, provocandolo, curiosa della risposta.
Quella domanda mise in difficoltà Federico, che solitamente aveva la risposta a tutto, ma in quel momento aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, di esagerare.
Alla fine, però, decise che sarebbe stato sincero.
«Perché sei bella Bea, molto.» Mormorò, guardandola prima che potesse abbassare lo sguardo, sussurrando un 'grazie' appena udibile.Lui sorrise, soddisfatto di aver provocato quel tipo di reazione.
«Volevo anche chiederti delle foto. Non ci siamo più visti, quando possiamo organizzarci?» Domandò, sapendo già che in realtà quella delle foto era solo una scusa per passare un po' di tempo con quella ragazza che lo intrigava così tanto.
Beatrice stava per cacciare le foto dalla sua borsa, quando sentì dei passi che identificò come quelli di Davide raggiungerla da dietro.
Spiazzata, fece cenno a Federico di far finta di non conoscerla e si chinò con disinvoltura a prendere la bottiglia d'acqua che ancora la attendeva, facendo finta di nulla.
«Scusami, era una telefonata importante. Andiamo?» Domandò Davide, poggiando un braccio sulla spalla di Bea che annuì, iniziando a camminare.
Gesto privo di malizia, che però fece sorgere alcuni dubbi al calciatore, che li guardava allontanarsi.
Beatrice si girò un'ultima volta verso Federico, mimando delle scuse con il labiale e salutandolo con la mano, per poi uscire dallo stadio insieme a Davide.
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Fake love || Federico Chiesa
FanficFederico Chiesa ha un calo in campo e tanto bisogno di una scusa per giustificarlo, facendo così finta di avere una fidanzata. Cosa succederebbe se i due si innamorassero davvero? !!Tutto ciò che è descritto nella storia è frutto della mia immaginaz...