capitolo dodicesimo

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Beatrice rimase immobile per qualche secondo, scioccata da quelle parole.

Tutto si sarebbe aspettata come proposta per poterlo aiutare, ma decisamente non quella.

Era stupefatta, e nonostante dovesse essere solo una finta si chiedeva perché avesse scelto proprio lei.

Forse era semplicemente l'unica ragazza che conosceva la quale avrebbe potuto accettare e non aveva altra scelta che chiedere a lei.

Ma forse non era così: sapeva che Federico e Carlotta si volevano un gran bene, e non capiva come mai lo avesse domandato a lei quando aveva una sua amica stretta a "disposizione".

C'era ovviamente dell'altro sotto ma Beatrice, accecata com'era dalle sensazioni del momento, non se ne accorse.

Pensò e ripensò a cosa rispondere, ma non sapeva neanche lei cosa ne pensava di quella situazione, come avrebbe potuto dare una risposta?

«Stai scherzando?» fu l'unica cosa che riuscì a dire, quando riprese a pensare normalmente, o quasi.

Federico, che intanto era rimasto ad osservarla mentre rifletteva, non sapeva cosa pensare.

Sembrava non volesse, e se così fosse stato avrebbe rovinato il bellissimo rapporto che si stava creando tra loro, cosa che non era assolutamente sua intenzione fare.

«Non sto scherzando. Mi trovo bene con te e dovresti solo fingere qualche volta di uscire con me o fare qualche foto per instagram, nulla di eccezionale. È per liberarmi dalle grinfie di Carlo, perché è solo da questa mattina che abbiamo iniziato a parlarne e già non ne posso più.» Rispose, con un'evidente vena di esasperazione nella voce.

Beatrice non voleva e non poteva rifiutare, perché il calciatore era un suo amico ed era in difficoltà, non poteva certamente lasciarlo in quelle condizioni.

E poi, nonostante l'idea di un finto fidanzamento la facesse rabbrividire, immaginarlo con Federico era meno brutto.

«Va bene.» Mormorò, nonostante la poca convinizione, in maniera da essere appena udibile al ragazzo.

Lui sgranò gli occhi per la sorpresa, dato che tutto si aspettava tranne che una risposta positiva, e sul suo viso si creò lo spazio per un sorriso come ne aveva fatti di pochi nella sua vita.

«Va bene?» Rispose, spontaneamente, ancora sconvolto.

Beatrice non potè fare a meno di essere felice alla vista di quella scena: aveva reso Federico felice, aiutandolo ad uscire da una situazione orribile, e non poteva esserne più contenta.

«Certo, va bene. Però sediamoci e spiegami meglio.» Rise, avvicinandosi al tavolo per due poco distante da dov'erano e spostando una sedia per accomodarsi.

Federico fece lo stesso e si ritrovarono uno di fronte all'altra, di nuovo.

Il calciatore ebbe qualche attimo di panico, perché non aveva preparato nulla, ma fortunatamente era abbastanza informato sull'argomento da poter tirare fuori qualcosa che potesse funzionare.

«Innanzitutto, credo sia meglio darci delle regole da rispettare.» Sentenziò, e la ragazza annuì alzandosi di scatto.

Chiesa rimase confuso per qualche attimo, ma poi capì quando la vide tornare con in mano una penna e un quaderno, probabilmente per appuntare tutto ciò di cui avrebbero parlato.

La vide scrivere a caratteri cubitali la parola "regole" al centro della prima riga della pagina e pensò che anche la sua scrittura fosse davvero bella.

«Regole del tipo?» Chiese lei, prima di scrivere altro sul foglio.

Federico ci pensò qualche secondo in cui gli venne in mente quella che poteva essere la prima regola, nonostante fosse banale.

«Prima regola: nessuno, assolutamente nessuno deve sapere la verità. Nè Marco o Chiara, nè tantomeno il mio agente e la mia ex. Nessuno. Tutti dovranno credere che stiamo insieme davvero.» Disse, parlando in maniera abbastanza lenta in modo da lasciare alla ragazza il tempo di scrivere il tutto.

Lei annuì soddisfatta quando finì di scrivere e poi rialzò lo sguardo verso il calciatore, incitandolo a continuare.

«Seconda regola: mai parlare del finto fidanzamento al cellulare o in presenza di altra gente, solo quando siamo da soli.» Continuò, sforzandosi per pensare ad altre regole.

Beatrice si fermò, ma lui ancora non aveva pensato a nulla di sensato.

Lei lo guardò concentrarsi e si rese conto che sarebbe stato meglio dargli una mano.

«La terza regola potrebbe essere: Comportarsi in pubblico come se si stesse insieme davvero, effusioni comprese.» Propose, azzardando, e Federico sorrise.

Per lui sicuramente quella regola non sarebbe stata difficile da rispettare.

«Va bene, aggiungila.» Rispose, distogliendo lo sguardo per non far notare il sorriso che non riusciva più a trattenere.

La ragazza scrisse anche la terza regola e poi alzò nuovamente lo sguardo verso il calciatore.

«Direi che ci siamo, no?» Chiese lei, pensando che quelle tre "leggi" da rispettare nel loro finto fidanzamento fossero abbastanza.

«Abbiamo dimenticato la regola più importante.» Rispose, senza sapere da dove avrebbe trovato il coraggio di dire quello che stava per dire.

«Non innamorarsi per davvero.» Continuò, ridacchiando, provocando la stessa reazione anche alla ragazza.

«Quasi quasi la aggiungo davvero.» Disse lei, per poi scrivere le parole appena pronunciate dal calciatore sul foglio.

Poi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, tappandosi subito dopo la bocca perché era l'una e tutto il condominio, molto probabilmente, stava dormendo.

«Ora direi che siamo davvero a posto.» Mormorò lui, rileggendo le varie cose che avevano scritto.

«Mi sa di sì.» Rispose Beatrice, richiudendo il quaderno e riponendolo in un luogo dove sarebbe stato più al sicuro.

«Quindi da oggi io e te stiamo insieme per finta. Andata?» Le chiese il calciatore porgendole la mano.

«Andata.» Rispose lei stringendola.

Federico era soddisfatto e felicissimo di aver finalmente messo fine a uno dei problemi più grandi che aveva in quel momento.

«Grazie mille, davvero, mi hai salvato. Domani ne parlo anche con Carlo nella speranza che mi creda e mi lasci in pace.» La ringraziò, lasciando la presa sulla sua mano, con una sincera riconoscenza.

«Speriamo bene. Buonanotte, Fede.» Concluse sorridendo mentre si avvicinavano alla porta d'uscita.

«Aspetta.» La fermò lui, prima che potesse congedarlo.

Lei lo guardò, confusa, ma invitandolo ugualmente a parlare.

«Almeno ora posso avere il privilegio di avere il suo numero?» Domandò, sarcasticamente, facendo riferimento a quando durante il loro secondo incontro non aveva voluto dargli il suo numero di telefono.

«Va bene, dai qua.» Rispose, ridendo, prendendo in mano il cellulare del ragazzo.

Aprì la tastiera e digitò il suo numero segnandosi come "Bea<3".

«Ecco fatto, ora hai il mio numero.» Rispose soddisfatta.

«Grazie. Buonanotte Bea.» La salutò, lasciandole un bacio sulla fronte e uscendo poi dall'abitazione tutto contento.

Fake love || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora