Il pomeriggio stesso Federico si recò agli allenamenti, ovviamente senza evitare la sgridata che sapeva di meritare.
Non aveva alcuna voglia di sentirsi ripetere, per l'ennesima volta, le stesse cose.
Evitò la voce del suo allenatore che proveniva dall'altra parte del campo, fingendo di non sentirlo, e si diresse verso gli spogliatoi del training center.
Per sua fortuna era in largo anticipo, così sperava di non dover incrociare nessuno dei suoi compagni.
Entrando, però, notò subito qualcuno intento a cambiarsi gli scarpini.
Subito riconobbe il suo migliore amico, Bernardeschi, e nonostante non avesse alcuna voglia di parlare con chiunque, con lui era diverso.
«Chicco, tutto okay?» Chiese il più grande, alzando per un momento lo sguardo dai lacci che stava cercando di legare.
Chiesa pensò e ripensò a una risposta sensata da poter dare, senza sembrare un disperato e senza iniziare a vomitare discorsi stupidi senza collegamenti, nonostante le uniche cose che gli passavano per la testa in quel momento le avrebbe potute riassumere proprio in quel modo.
«Per niente. Si nota?» Rispose solo, sarcasticamente, anche se di divertimento nel suo tono non ce ne era neanche l'ombra.
L'altro Federico, che intanto si era alzato in piedi e si stava cambiando la maglia, conosceva già la risposta.
Dopotutto erano migliori amici da una vita, nessuno conosceva quei due come loro si conoscevano a vicenda.
«Molto. Non so se te ne sei accorto, ma qui da un paio di giorni non si fa che parlare di te. Stamattina quando non ti ho visto mi sono preoccupato e ti ho scritto, ma forse non hai visto il messaggio.» Rispose, in tutta sincerità.
Sapeva che se avesse mentito il suo migliore amico se ne sarebbe accorto subito, come sapeva che lui odiava le bugie.
Chiesa sospirò, scontento di quella risposta che già si aspettava.
Si meravigliò di sè stesso, che solitamente era un attento osservatore, per non aver notato le voci che giravano su di lui alla Continassa.
«Che situazione.» Mormorò, lasciando poi cadere il borsone sulla panca, stremato mentalmente da quel casino.
«Se vuoi parlarne...» Iniziò Bernardeschi, lasciando in sospeso la proposta ma facendo ugualmente capire le sue intenzioni all'amico.
Il più piccolo, in realtà, non voleva parlare di tutta quella storia, anche perché non avrebbe potuto.
Era vero che stava parlando con il suo migliore amico, ma se avesse spiegato a Beatrice di quella situazione sarebbero stati già in troppi a saperlo.
Allo stesso tempo aveva un bisogno estremo di sfogarsi, e difficilmente sarebbe riuscito ad aspettare quella notte per parlarne con la sua amica.
«I soliti casini con i miei che peggiorano in continuazione, e per di più sto conoscendo una ragazza che non riesco a togliermi dalla testa, ma so già che l'unica cosa che potrà esserci tra me e lei è amicizia.» Spiegò, tentatissimo di parlare anche della situazione con il suo procuratore, argomento che dovette evitare di proposito.
Il suo migliore amico scosse la testa in risposta, un po' contrariato e un po' divertito.
Preferiva sorvolare la parte sui litigi dei genitori, sapendo che Chiesa aveva sempre detestato parlarne, e si era concentrato principalmente su ciò che riguardava quella ragazza a lui sconosciuta.
A Federico non capitava spesso di perdere la testa per una ragazza, anzi. Fu proprio quello a lasciare Bernardeschi leggermente perplesso.
«E come si chiana questa ragazza?» Domandò, con un'espressione furba in viso.
«Si chiama Beatrice.» rispose lui, abbassando lo sguardo perché solo nominarla lo faceva sentire in soggezione.
Si costrinse però a scacciare via quella reazione nel giro di pochi secondi; non riusciva a sopportare il fatto di non avere tutto sotto controllo.
Il suo migliore amico avrebbe risposto, se non fosse entrato qualcun altro.
Wojciech, Álvaro e Dejan fecero il loro ingresso negli spogliatoi, scherzando tra di loro, e improvvisamente tra i due giocatori italiani calò il silenzio.
Fecero finta di non avere mai avuto quella conversazione, e Chiesa iniziò a frugare nel suo borsone per mostrarsi impegnato in modo tale da evitare qualsiasi tipo di conversazione.
Da quando era alla Juventus era solito parlare e scherzare con tutti i suoi compagni di squadra, ma era ovvio che in quel periodo non fosse dell'umore adatto.
Si scambiarono un semplice saluto e dopo pochi secondi Chiesa e Bernardeschi si diressero verso il campo dove l'allenatore li aspettava.
Federico continuò a comportarsi come se nulla fosse, ignorando Pirlo quanto più poteva, e passò le ore successive ad allenarsi con il suo migliore amico sempre di fianco a lui.
Non fu affatto facile evitare ogni minima conversazione con gli altri, ma quando l'allenamento giunse finalmente al termine fu una sorta di liberazione.
Chiesa lasciò il training center senza parlare con nessuno che non fosse il suo migliore amico, con cui continuò a chiacchierare e sfogarsi finché entrambi non raggiunsero le proprie auto.
Poi Federico tornò a casa, guidando per qualche minuto che sembrò interminabile attraverso le strade di Torino.
Ogni minuto sembrava scorrere più lento del precedente, e l'attesa stava innervosendo il calciatore, che già di suo non era mai stato particolarmente paziente.
Tornando a casa fece una doccia veloce per scaricare la tensione, nonostante ne avesse fatta una poco prima, e si preparò un piatto di pasta per cena.
Mangiò tutto con molto appetito, dato che aveva saltato il pranzo, e poco dopo si trovò ad annoiarsi sul divano di casa sua, cercando un modo per passare il tempo.
Guardò l'orario: erano le ventitré, mancava poco e sarebbe finalmente potuto andare a casa della ragazza che non voleva proprio uscire dalla sua testa.
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Fake love || Federico Chiesa
FanfictionFederico Chiesa ha un calo in campo e tanto bisogno di una scusa per giustificarlo, facendo così finta di avere una fidanzata. Cosa succederebbe se i due si innamorassero davvero? !!Tutto ciò che è descritto nella storia è frutto della mia immaginaz...