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Il giorno dopo Felicity non riusciva a trovare le forze di alzarsi dal letto, ma sapeva che avrebbe dovuto andare a lezione e che quello che aveva saputo non doveva influenzarla

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Il giorno dopo Felicity non riusciva a trovare le forze di alzarsi dal letto, ma sapeva che avrebbe dovuto andare a lezione e che quello che aveva saputo non doveva influenzarla. Apparteneva alla famiglia dei Black, come mai si era stupita così tanto? Che cosa si aspettava da quel ragazzo così giovane e tanto bello? Quei tre mesi in cui si erano conosciuti erano stati mesi sopportabili. Entrambi avevano imparato a conoscersi, a sostenersi e a fregarsene dei valori imposti dalle loro famiglie. Improvvisamente si passò una mano sulla faccia sentendosi una completa idiota.
Non poteva essere diverso, non poteva far niente per cambiare la natura delle persone. Si strofinò delicatamente gli occhi e li aprì piano, ancora sensibili alla luce mattutina che entrava dalla persiana della finestra. Le parole di William e lo scatto di rabbia di Regulus risuonavano nella sua testa come un tormentone estivo e non sapeva come silenziare quelle voci. Si alzò ed indossò velocemente la sua divisa stando attenta a non sfare il nodo della cravatta che aveva fatto Regulus per lei. Non voleva sfarlo perché voleva sentirlo vicino e si vergognava terribilmente di questo pensiero. Non appena raggiunse la sala grande dette un rapido sguardo in giro e, non notando il più giovane dei Black seduto al grande tavolo, si avviò verso la sua seduta accompagnata dal suo fedele libro; si versò una tazza di caffè lungo ed iniziò a sorseggiare la bevanda amara, senza toccare cibo. Era troppo avvilita per mangiare o fare qualsiasi altra cosa.
"È un piacere trovarti qui."
La voce di William Blake si innalzò tra i mille brusii. Lei alzò lo sguardo su di lui e fece tutto il possibile per non roteare gli occhi al cielo. Non aveva mai provato grande simpatia per quel ragazzo, meno che mai dopo aver detto quella cosa di Regulus.
Tieni a mente che se lui non te lo avesse tenuto nascosto o se non lo avesse fatto, le cose sarebbero andate diversamente. Smettila di giustificarlo, Felicity. Smettila di vivere nei tuoi sogni.
"C-ciao." In quel momento il giovane di fronte a lei si sfiorò delicatamente lo zigomo per richiamare l'attenzione sul leggero livido presente. Il suo sguardo formò un cipiglio.
Ma quello...
"Oh, questo. Non è niente. È solo un piccolo souvenir di Regulus Black." Fece un sorriso sornione. "Comunque se ti va potremmo andare a farci quella famosa visita ad Hogsmeade, magari scoprirai che è più divertente venirci con-" all'improvviso abbassò il tono della voce avvicinandosi al mio orecchio per sussurrare.
"...Venirci con qualcuno che non finirà presto ad Azkaban."
Lei si bloccò, non riuscì a dire niente. Voleva solo che tutto quello che stava provando finisse; il solo sentir nominare Azkaban la mandò così tanto in paranoia che senza dire niente si alzò dal suo posto e si diresse verso l'uscita della grande sala circondata da finestre vetrate.
E fu proprio lì che si incrociò con un ragazzo che riconobbe a malapena: Regulus Black con lo sguardo basso, incavate occhiaie violacee e una camicia logora. Sentì un gruppo in gola e mettendosi una mano sul petto per sorreggersi, se ne andò lasciandolo lí, a guardarla mentre se ne andava via con gli occhi lucidi. Regulus si voltò verso la sala grande e incrociò lo sguardo con William Blake che si stava sistemando la cravatta della divisa e stava sorridendo, consapevole  di esser stato lui a far fuggire Felicity Prince. Quello che Regulus non riusciva a spiegarsi fu lo sguardo totalmente soddisfatto che giaceva sulle sue labbra. E all'improvviso, come un lampo, gli venne in mente: Blake non voleva Felicity. Lei era solo un mezzo per distruggere quel poco che era rimasto del giovane ragazzo spezzato, e Blake sapeva giocare molto bene. Nello stesso istante Sirius stava guardando nella sua direzione; aveva uno sguardo supplichevole, triste. Sembrava quasi aver capito che cosa stesse succedendo, ma in realtà non lo immaginava nemmeno. Non poteva perché se n'era andato lasciando suo fratello alla misericordia degli Dei, ad essere quello che non avrebbe mai deluso i suoi genitori, ad essere quello in grado di sopportare un peso tanto grande. Regulus ricambiò lo sguardo attuando il tipico tono di superiorità che utilizzava quando era troppo orgoglioso per mostrarsi debole. Quella mattina non riuscì a fare colazione, uscì fuori dalla grande sala con gli occhi di Sirius ancora addosso.

mon cœur   ϟ RegulusBlack ϟDove le storie prendono vita. Scoprilo ora