12 Ottobre.
Finalmente questo giorno è arrivato. Domani sarà il giorno della svolta. Il giorno in cui mi sarei mostrata per ciò che sono realmente. La vera Alicia John. Quella con tre buchi all'orecchio destro e quattro a quello sinistro. Quella con un piercing sulla destra del labbro, un septum e due dermal un po' più giù rispetto alle ultime due costole. Quella con i capelli neri le cui punte erano state colorate di blu. Quella che suonava batteria e basso ma era solo bassista in una band metal di giovani ragazzi. Quella che ogni sera esce ad ubriacarsi con la sua band in locali squallidi. Quella che si vestiva sempre con camicette e cardigan in pizzo rosa o giallo canarino perché la madre la obbligava a nascondere quei sette tatuaggi che aveva su spalle e braccia. I tatuaggi rappresentano le cose in cui credo e su cui è basata la mia vita:
La musica, rappresentata da una nota musicale sull'avambraccio destro e dal simbolo del bassista dei Led Zeppelin in corrispondenza della scapola sinistra.
La pace, rappresentata dal simbolo della pace tatuato sul polso sinistro.
La libertà, rappresentata dalla parola "freedom" nella parte interna del mio braccio sinistro e da un paio d'ali sotto la scapola destra.
Il mio animo gentile ma allo stesso tempo menefreghista, rappresentato da una pistola che spara un fiore sul braccio destro e un angelo con la coda e le corna di un diavolo sul fianco destro.
Tutto ciò che era coperto da insulsi vestitini da ragazzina tutta casa e chiesa. Io non sono così e domani, giorno in cui mia madre che ha divorziato da mio padre se ne andrá da casa nostra, mostrerò chi sono realmente.
Intanto oggi devo ancora mettere vestitini e camicette rosa cipria.Mi alzo dal letto e vado in bagno. Tolgo tutti i piercing che ho. Raccolgo in una specie di tuppo (se così si può definire) i capelli cercando di nascondere ciò che mia madre odia. Mi faccio una doccia veloce e mi vesto. Camicetta banca con pizzo sul colletto, gonna rosa cipria a ruota quasi fino alla caviglia con orli in pizzo e golfino abbinato in cotone. Odio tutto ciò. Mia madre ci tiene a farmi apparire come una dolce e tenera ragazzina perché è all'antica. È fortemente cristiana e molto legata agli anni '50. Ecco perché mi fa vestire con questa roba orripilante. Sono solo una sedicenne, eppure conciata così sembro una cinquantenne.
Prendo le scarpe bianche da bambolina con il cinturino sulla caviglia e le infilo ai miei piedi, le cui unghie sono poco curate e dipinte di nero. Prendo la cartella e scendo le scale; vado in cucina e do un bacio leggero sulla guancia di mia madre e mi dirigo alla fermata dell'autobus.
"Hey bambolina, aspetti anche tu l'autobus?"
Questa voce melodica ed estremamente familiare. Mi volto di scatto e vedo con estremo piacere che è Luke, il cantante della mia band.
"Heilá Luke!" Corro ad abbracciarlo. Sono molto legata a lui. Si può dire che è il mio migliore amico. È un bel tipo. È molto più alto di me e molto muscoloso. I suoi occhi sono scuri, quasi neri e la sua pelle bianca. I capelli lunghi e castani sono sempre spettinati. Si veste sempre di nero, di solito con jeans scuri con catene che scendono su uno dei fianchi, maglie nere di band e giubbotto di pelle... Il classico metallaro insomma. Lui, diversamente da me, non ha né tatuaggi né piercing perché non sopporta il dolore. Essì... Duro fuori e morbido dentro. Non siamo in classe insieme. Io sono al terzo e lui al quinto ma ci vediamo sempre durante l'intervallo e il pranzo.
Il bus arriva e noi saliamo e ci sediamo circa a metà. Da dietro sento provenire i commenti dei soliti quattro fighetti e delle solite quattro papere che sono rivolti a noi.
"Ragazzi e ragazze sono arrivati la bambola e il bruto. Sapete, quando scopano lui ha sempre problemi perché lei ha la fighetta piccolina!" Esclama ridendo Jack facendo ridere gli altri. Ormai non ci faccio più caso. Ma domani, da domani non mi prenderanno più in giro. Non immaginano nemmeno cosa io faccia o come io sia realmente. Arriviamo a scuola e mi fiondo subito in classe. Adoro stare in classe da sola e pensare. Pensare a cosa potrei fare se fossi me stessa o vivessi da sola. Su quanti ragazzi o ragazze potrei fare colpo se fossi me stessa. Si, anche ragazze perché sono bisessuale. Ma odio definirmi così. Preferisco la parola "meticcia" perché ormai la parola "bisessuale" la usano tutti... A quanto pare è diventata una moda esserlo. Ma io no. Io amo incondizionatamente. Non mi interessa ciò che hai tra le gambe. Se ti amo, ti amo e basta. La campanella suona e tutti i miei compagni iniziano ad entrare in classe. Nessuno fa caso a me. Arriva il professore di matematica e inizia a spiegare la retta. Io non faccio molto caso alla lezione perché sono troppo impegnata a disegnare il mio prossimo tatuaggio: un'ancora. So già anche dove posizionarlo. Al lato del seno sinistro.
La campanella suona. Finalmente l'intervallo. Esco correndo nel cortile della scuola e vado nel mio posto segreto. Una specie di sgabuzzino in legno all'aperto. Il custode mi ha dato le chiavi dopo che l'ho corrotto dandogli un paio di cornetti il giorno del mio compleanno. Mi chiudo dentro e dallo zaino caccio un pacchetto di Dunil rosse e un accendino. Mi accendo una sigaretta e la porto alla bocca aspirando. In seguito soffio il fumo fuori. È così rilassante. Le Dunil sono molto particolari, sono bianche e sottili. Le adoro. Il mio momento rilassante viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta. Apro e mi ritrovo avanti uno dei miei compagni di classe. Credo si chiami Jacob.
"Cosa vuoi?" Sputo quelle parole come se fossero veleno.
"Ti ho solo riportato il tuo portapenne, l'avevi lasciato sul banco." Dice porgendomi il portapenne. Faccio un sorriso di ringraziamento. Faccio per chiudere la porta ma il suo piede la blocca.
"Che altro vuoi?" Dico portandomi la sigaretta alle labbra.
"Una sigaretta." Mi dice indicandomi la mia. Glie ne porgo una e gli faccio spazio nel piccolo ripostiglio e chiudo la porta.
"Non sapevo che tu fumassi." Dice con la sigaretta tra le labbra porgendomela per farmela accendere.
"Ci sono tante cose che non sai di me caro Jacob."
"Davvero? Ad esempio?" Mi chiede curioso. Ho voglia di stupirlo così mi tolgo il cardigan e inizio a sbottonarmi la camicetta.
"Ehi ehi ehi... Cosa fai? Guarda che ho la ragazza io." Dice allarmato.
"Tranquillo, lo so, Marika. Non è come credi." Mi giro dandogli le spalle e continuo a sbottonare la camicia. Una volta sbottonata la faccio scivolare sulle braccia mostrando tutti i tatuaggi.
"Wow... Non credevo tu avessi tatuaggi, insomma! Sembri tutta una ragazza casa e chiesa ma poi mi fai vedere ciò..." Dice sbalordito. Lo guardo con la coda dell'occhio.
"E questo non è tutto..." Dico girandomi verso di lui.
"Non immaginavo nemmeno avessi una terza di seno." Mi dice ridendo.
"Guarda la pancia brutto porco." Dico indicandogli i due piercing sul mio ventre. Mentre mi rivesto sento la campanella suonare.
Rientro in classe con qualche minuto di ritardo. La giornata scolastica scorre veloce e con qualche occhiata di Jacob ogni tanto.
Finalmente torno a casa e davanti alla porta trovo qualcuno che non mi sarei mai aspettata.
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Good or Bad Girl?
Teen Fiction*Un raggio di luna illumina la stanza da un piccola finestrella e l'unica cosa che vedo sono dei capelli bianchi. "Cal." Sussurro. "La tua fidanzata mi ucciderà se scopre ciò che stiamo facend-" Interrompe la mia veloce parlantina con un altro baci...