3 - Cocci di una vita immaginaria

58 19 9
                                    

Cloe era partita per Carson con l'idea di dare una svolta alla sua vita, ma quando ritrasse la sua mano da quella insanguinata di Victor, capì che non aveva alcuna possibilità di liberarsi di lui se fosse rimasta lì.

La ragazza si sentiva inerme di fronte a quello scempio disumano.

«Dannazione, Victor. Ho lasciato la giacca a casa e ho freddo. Possibile che non ci sia un modo per accendere una cazzo di luce qui? Non voglio scivolare sul sangue e rompermi l'osso sacro cadendo a terra» Sperava che sembrandogli tranquilla, non avrebbe sospettato niente.

«Non funziona neppure questo interruttore» Sussurrò il giovane killer facendo su e giù con l'indice contro l'interruttore di fianco a un acquario. Poi si posò una manica sulla fronte e premette per tamponare il sangue dalla ferita.

Nel silenzio che seguì, l'attenzione della ragazza cadde su un dettaglio fondamentale.

«Victor, non senti scoppiare delle bolle? Ascolta! Se non c'è corrente allora come fanno i filtri degli acquari a restare attivi?»

Lui sembrò balzare da terra in un salto sul posto.

«Da qualche parte dev'esserci un quadro elettrico. Avranno sganciato le luci. È l'unica spiegazione. Dobbiamo trovarlo» rispose lo scellerato senza anima.

I ragazzi attesero la luce dei fari delle auto per l'ultima volta prima di raggiungere il bancone e alzare ogni interruttore e accesero le luci.

Lo scenario era davvero terribile: Kit giaceva inerme con la faccia rivolta contro il pavimento, circondato da un oceano rosso scarlatto. Le sue mani, sporche del sangue colato dalla fronte dell'assassino, avevano lasciato strisce sul pavimento.

I due accettarono tristemente che avrebbero dovuto lavorare sodo per ripulire la zona.

Tutte le serrande elettriche erano abbassate, eccetto quella manuale d'ingresso che aveva ancora un margine di una manciata di centimetri dal pavimento.

«Va' ad abbassare la serranda principale o in giro noteranno una sottile luce accesa e si faranno domande!» Disse lui con voce priva di empatia poi sfilò due guanti dal dispenser sotto al bancone e li indossò.

All'interno del negozio c'era uno sgradevole odore d'acqua stagnante mentre fuori si stava bene e l'aria era fresca e sapeva di muschio. La ragazza se ne accorse solo quando, invece di abbassare la serranda, la alzò di colpo e corse verso l'auto di Kit rimasta a bordo strada con gli anabbaglianti accesi e gli sportelli spalancati.

«Dove cazzo vai?» Le gridò il violento prima di spalancare le braccia in segno di frustrazione e scavalcare il bancone con la cassa per rincorrerla. «Hai stretto un patto. Non puoi infrangerlo!» La raggiunse allo sportello come la rabbia raggiunse lui prima di mietere la sua prima vittima mesi prima.

Lui tentò di aprire la portiera del guidatore, ma lei le aveva già chiuse entrambe con la sicura.

«Non puoi abbandonarmi per la seconda volta» sussurrò il raccapricciante alzando il volto verso il cielo e poggiando la guancia contro il finestrino per dirigere il suono lungo lo spiraglio di vetro socchiuso.

«Puoi sentire il calore del mio respiro.» Sbuffò formando una nuvoletta «So che lo senti. Devi aiutarmi, Cloe, non hai altra scelta. Non fare scenate, o finirai per attirare l'attenzione di tutto il vicinato... è questo che vuoi?»

Lei tentò di ignorarlo e ruotò le chiavi per accendere l'auto, ma rimase impietrita.

«Cocci di una vita immaginaria. Il tuo futuro si ridurrà in pezzetti così fini che non sarai in grado di afferrarli. Farò in modo che ogni prova conduca anche a te.» continuò lui.

TI TERRÒ AL CALDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora