Nicolò Barella | Instagram

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                                       LARA'S POV
Ormai erano passate più di 24 ore dal mio rientro a Torino, mi ero data del tempo per riprendermi dal viaggio e sistemare le valige ma ero pronta, non potevo ancora rimandare l'inevitabile, dovevo togliermi questo grande peso che mi schiacciava e liberarmi finalmente del tanto stress.
Presi allora la borsa e feci una bella passeggiata all'aria aperta fino alla casa di Federico Chiesa.
Arrivai e suonai immediatamente il campanello, avevo il cuore in gola che improvvisamente accelerò quando lo vidi sull'uscio della porta, sorridente, che mi salutava.
Mi incamminai a testa bassa verso Chiesa che mi strinse in un abbraccio.
Era il momento, pensai.
E quindi, con una lacrima solitaria che scendeva lungo il mio viso e una voce spezzata, dissi a sangue freddo: "È finita, mi piace un altro uomo, non ti ho mai tradito ma non potevo andare avanti così: non è giusto per te come non lo è anche per me, io ti vedo come un grande amico Fede, sei stato e sarai per sempre una persona importante. Ti prego, se puoi, perdonami."
Avevo pensato molto alle parole da dire per lasciarlo senza farlo soffrire eccessivamente ma erano tutte cazzate.
Decisi di racchiudere tutto in una frase semplice e coincisa che era null'altro che la verità, lui la meritava.

Seguirono minuti di silenzio interrotti da 3 parole pronunciate da un Federico con gli occhi lucidi e la voce tremante: "Lui chi è" chiese e io senza pensarci 2 volte riposi quasi in modo fiero: Nicoló Barella.
Si girò e soffocando dei singhiozzi tornò in casa.

Mi sentivo una merda.