SOGNI E RICORDI

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Vicino casa mia stanno costruendo una nuova abitazione, e di conseguenze sono obbligati ad usare Trapani e altri attrezzi per nulla silenziosi, infatti la mattina mi svegliai con il rumore degli operai. Sbuffai e decisi di alzarmi dal letto, tanto non sarei riuscita ad addormentarmi, era inutile tentare. Mi diressi verso il bagno e mi buttai subito sotto il getto dell'acqua calda della doccia e mi lavai anche i capelli.

Dopo aver fatto la doccia presi i vestiti che Lydia e Allison avevano scelto per me. Ieri pomeriggio si sono presentate da me e mi hanno fatto una sorpresa, regalandomi una maglia con lo scollo a V attillata verde smeraldo, abbinata ai dei jeans skinny a vita alta, accompagnati da una cintura. Anche loro avevano preso gli stessi pantaloni e lo stesso body, ma Lydia bianco ed Allison fucsia, obbligandomi a indossarli oggi stesso, in modo tale da essere "gemelle diverse" o almeno così aveva detto la mora, anche se la biondo fragola avrebbe indossato una gonna.

Arrivai in bagno e mi asciugai i capelli, facendomi la piega liscia. Misi del correttore e un po' di mascara, in moda tale da non sembrare la sorella sperduta di Mercoledì Adams. Dopo essermi vestita andai in camera a prendere la giacca di pelle che avrei voluto indossare quel giorno, mi infilai gli anfibi, presi la borsa e scesi al piano di sotto.

Sulla penisola vidi mio padre intento a leggere un fascicolo di lavoro mentre beveva una tazza di caffè <<un'altro attacco di animale?>> gli chiesi prendendo un bicchiere e versandomi del succo di frutta <<sì, continua ad attaccare la gente, anche ieri sera c'è stato un omicidio, ma sembra che il puma non voglia farsi trovare, mi sfugge sempre ed è frustante>> mi spiegò buttando il foglio del caso sul tavolo stufo, mi sentivo in colpa, io sapevo tutta la verità, ma nonostante ciò me ne stavo qua, mentre guardavo mio padre in cerca del famigerato leone di montagna che non troveranno mai, ed io facevo finta di nulla domandando domande che ormai sono alla regola del giorno. <<la polizia di Beacon Hills ha sempre aiutati e ci ha sempre salvato, riuscirà a  farlo anche questa volta, il caso è semplicemente più difficile, non impossibile>> cercai di consolarlo dandogli un po' di speranza, mi sorrise e dopo aprì bocca <<ma guardati, ormai sei una giovane donna, pronta ad aiutare il povero padre con casi di omicidio>> risi alla sua affermazione ed andai ad abbracciarlo <<oggi lavoro da casa, se vuoi puoi usare la macchina>>.
Dopo essere salita al piano di sopra a prendere le chiavi andai a salutarlo e mi diressi a scuola.

Appena parcheggiai e scesi dalla macchina non notai la solita mandria di studenti intenti a copiare all'ultimo minuto i compiti o a raccontarsi qualche accaduto. Al loro posto c'era uno scuolabus ricoperto di sangue, circondato da poliziotti, che scrivevano su un taccuino tutto quello che riuscivano a decifrare, immagino che il caso a cui stava lavorando mio padre è questo, pensai cercando di distrarmi dai pensieri che iniziavano a farsi strada nella mia mente, tutto questo mi riporta a galla il ricordo del mio sesto compleanno, quando un episodio del genere mi fece perdere due delle persone più importanti della mia vita.

Mi trovavo al parco giochi, correvo di qua e di là in cerca di una giostra libera, quando i miei nonni mi dissero che era ora di andare.
<<dai nonna ancora un po'>> la pregai mentre con i piedi mi spingevo sempre più in alto sull'altalena  <<no, a casa c'è una torta per la mia nipotina preferita che oggi compie 6 anni>> disse mio nonno prendendomi un braccio <<sono io?>> chiesi ridendo <<si sei tu>> ripose al posto di mio nonno la mia dolce nonnina, gli volevo un mondo di bene e amavo passare del tempo con loro.
Salimmo in macchina e ci dirigemmo vero casa loro. Ad un certo punto sentì un forte rumore proveniente da non molto lontano da noi, mi girai e vidi un camion ribaltato, e delle tariffe di benzina che venivano verso di noi, fin quando si aprirono facendo fuoriuscire il liquido al loro interno. Dopo pochi minuti ci fu un esplosione, e la nostra macchina saltò in aria. Gemetti dal dolore e appena aprì gli occhi vidi del sangue sulla mia maglia, la macchina distrutta ed i corpi ormai inermi dei miei nonni, la prima cosa che feci dopo averli vista fu piangere mentre gridavo in cerca d'aiuto, poi buio.

Quando il flashback finì, spossata cercai di allontanarmi, entrare a scuola e far credere a tutti che io stia bene, ma delle lacrime riempirono i miei occhi, offuscandomi la vista, portai la mano all'altezza del cuore cercando di regolarizzare i miei respiri ed il mio battito che senza rendermene conto aveva iniziato ad aumentare di velocità. Vidi delle figure avvicinarsi a me, ma non riuscì a decifrarle, mi incamminai verso di loro, ma i giramenti di testa non me lo permisero, obbligandomi ad appoggiarmi alla macchina <<heh Julia, tutto bene?>> mi chiese una voce dolce, che riconobbi essere quella di Allison, cercai di risponderle, ma la mia voce era bloccata dai respiri rumorosi <<Julia?>> mi richiamò questa volta Lydia, mi misi una mano tra i capelli e negai con la testa, sentì una mano sulla mia spalla, ma l'allontanai immediatamente, mi sentivo già pesante di mio, come se ci fosse un grande masso sul mio petto, e fosse impossibile da smuovere.
Sentì le mie amiche chiedere aiuto, dopo questo l'unica cosa che le mie orecchie riuscirono a sentire furono le voce di studenti ovattate che entravano dentro la struttura.
Delle mani si posarono dolcemente sulle mie spalle, spostandomi da dove mi trovavo, girai la testa per capire con chi e dove ero in questo momento, ma il non riuscire a sentire e vedere a causa delle lacrime mi frustava solo di più, facendo aumentare la mia ansia. Due mani si posarono sulle mie guance, facendo scontare il mio sguardo con la persona che riuscì a riconoscere come Stiles <<Julia, sono solo ricordi, non ti possono far del male>> cercò di dire con voce tranquilla, ma il mio corpo non mi permetteva di ascoltarlo, i suoi consigli erano così lontani da me <<cosa le sta succedendo?>> disse Allison con il magone preoccupata <<sta avendo un attacco di panico, dobbiamo distrarla>> rispose il ragazzo davanti a me <<Julia, conta con noi>> suggerì sempre Stiles <<guarda Alison>> e posai il mio sguardo su di lei, che aveva alzato una mano, ma ancora non riuscì a capire che numero avesse fatto <<guardami sono due dita: uno e due>> continuò la mora indicando prima un dito e poi l'altro <<u-uno e du-due>> dissi tra un respiro e l'altro <<esatto, brava principessa, ora conta quelle di Lydia, dietro di me>> e spostai la mia attenzione sulla ragazza <<quante dita sono?>> mi domandò speranzosa <<s-sono se-sette>> riuscì a contarle dopo pochi secondi che l'avevo osservata <<bene ora conta con Scott le dita che hai sulle mani>> e così feci, accompagnata dal mio migliore amico, contai le dieci dita che avevo su entrambe le mani, e dopo aver compiuto quest'azione ritornai a respirare regolarmente, la mia vista tornò stabile e vidi che tutti i miei migliori amici tirarono un sospiro di sollievo <<sì, brava principessa>> disse la mia cotta attirando la mia attenzione su di lui, dopo di che mi fiondai tra le sue braccia, poco dopo sentì che anche Scott, Lydia ed Allison si unirono a noi.
<<grazie>> dico una volta sciolto l'abbraccio, ma la mia testa era ancora appoggiata al petto di Stiles mentre il suo braccio cingeva la mia vita, loro mi sorrisero, e dopo essersi accertati che stessi bene andammo a lezione.

Them and me | Stiles Stilinski [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora