𝔗𝔯𝔲𝔢 𝔏𝔬𝔳𝔢|𝐙𝐢𝐠𝐠𝐲|𝐍𝐢𝐜𝐤|

2. Ospedale

I giorni che seguirono furono un'agonia assoluta. Ero chiusa in una stanza di ospedale, tutta tinteggiata di bianco, un bianco accecante.
Tutto odorava di candeggina, e il cibo era uno schifo. Purea di patate piena di grumi, servita in un piatto di plastica assieme a una bistecchina di pollo fredda e un'insalatina zuppa d'olio. Come dessert... Una prugna?
Spostai disgustata il piatto dalla mia vista, provocando una scarica di dolore lungo tutto il mio corpo.

L'infermiera che si occupava di me, una donnina mingherlina vestita di azzurro con una croce rossa situata sul cuore, mi guardò storto.
<<Signorina, dovrebbe iniziare a mangiare qualcosa...>>
<<Fanculo! Sono certa che mia sorella Cindy mangia meglio di me! >> le dissi tra i denti, cercando di trattante una smorfia di dolore.
<<Ma signorina... Non mangia da ormai 2 gio... >>
<<Mi faccia il piacere di chiudere quella bocca e di andarsene! >> le sbraitai contro, con quanto fiato avevo in gola.
Appoggiai la testa sul cuscino: dopo avermi trasportata all'ospedale, avevo subito 3 interventi, e ogni giorno ero sottoposta ad una speciale visita estremamente umiliante del Capo Reparto, il Dott. Scott.
Mi permetteva di indossare solo le mutandine, per essere certo di vedere "ogni ferita" e di poter fare una perfetta diagnosi.
Non potevo fare nulla, ero invalida e non riuscivo nemmeno a stare seduta. Mi ero cibata per un'intera settimana solo di flebo, mentre tra sogni violenti, pieni di morte e sangue, e svenimenti incessanti, non potevo neppure muovere la bocca.
Dopo essere tornata in forze, ovvero dopo aver finalmente smesso di perdere sangue e di svenire continuamente, avevano iniziato a darmi quello che chiamavano "vero cibo". Ed eccomi qui, quello che ho nello stomaco sono le 47 flebo della settimana passata.

Tratto male ogni genere di infermiera o dottore, chiunque esso sia: forse è per il fatto che mi sento derisa da loro, oppure semplicemente perché sono tutti di Sunnyvale.
Fatto sta che sono costantemente presa di mira anche da queste persone, che dovrebbero invece rivelarsi "più umane" con una nella mia situazione.
Li ho sentiti spesso parlare, durante le mie veglie, del fatto che io sia posseduta da Sarah, ed è solo per questo che sono sopravvissuta, perché ho fatto un patto con lei. 

Alcuni addirittura, scettici nonostante la spiegazione di Nick, dicono che io stessa sia l'assassina del campo, e santificano la figura di Goode per avermi salvata e protetta.

Ma ormai, ci sono abituata. 

Provai ad assaggiare la prugna: che schifo, è ormai andata a male. Almeno se volevano cercare di uccidermi potevano farlo in sala operatoria, no?

Mentre sputo sul pavimento il morso di prugna rancida, l'infermiera rientra. Sono già pronta ad urlarle contro di nuovo, ma le parole mi si bloccano in gola. Nella stanza entra proprio lui, e l'infermiera richiude la porta, lasciandoci soli.

Non so veramente cosa pensare, o cosa dire, e l'unica cosa che mi viene in mente è che sono stesa su un letto piena di bende e con gli occhi ancora impastati di sonno: insomma, inguardabile. Ma lui non sembra averci fatto caso, e si siede vicino a me, sul bordo del letto.

Ci guardiamo negli occhi, senza dire nulla, per svariati minuti: e dopo un po', mi perdo nelle sue iridi color nocciola, pensando a quanto Nick Goode, il tipico ragazzo di Sunnyvale, sia così bello. Forse lui pensa la stessa cosa di me. Mi riscuoto da questi pensieri: davvero mi è passata la rabbia nei suoi confronti così in fretta?

Mi siedo di scatto, con l'obbiettivo di distogliere lo sguardo dal suo volto e dal suo corpo, dannatamente belli e attraenti, cazzo. L'unica cosa che guadagno, invece, è un urlo di dolore, e Nick che posa le sue mani, molto delicatamente, sui miei fianchi, per poi farmi stendere di nuovo, non staccandosi da me. Quel contatto mi fa avvampare, e lui sembra accorgersene, perché le ritrae subito con un sorrisino sul volto.

<<Cosa sei venuto a fare qui? Mi perseguiti ancora?>> gli dico seria, cercando di ricompormi.

Anche lui ritorna serio, e mi guarda di nuovo negli occhi: <<Ziggy...So che sei arrabbiata con me...So che ti avevo promesso di crederti, e invece ho detto solo un sacco di palle ai poliziotti...Ma c'è più di questo dietro a tutti gli omicidi...E ti giuro, Ziggy, presto lo verrai a sapere anche tu...Ma prima, devo sistemare moltissime cose>>.

Del canto mio, non stavo più capendo niente:<< Nick, tu mi hai veramente deluso! E non inventarti nuove scuse per pararti il culo, quando sai bene che...>>

<<Ziggy per favore! Non rendere questo addio ancora più traumatico! Non voglio litigare, voglio solo...voglio solo...>> si chinò su di me, baciandomi. Non posso ritrarmi, e a dire il vero non voglio, e mi lascio trasportare dal sapore delle sue labbra. E' un bacio diverso da quello dell'ultima volta, perché posso sentire tutta la sua passione e il suo amore per me. Quando si stacca, mi accorgo che sta piangendo: da quando i ragazzi piangono così tanto? 

Mentre si alza dal letto, cercando di nascondere i lucciconi che gli bagnano le guance, riesco a fargli solo una domanda <<Perché hai detto che questo è il nostro addio?>>.

Ho decisamente paura della risposta.

Lui si volta e mi sorride, con il suo amabile sguardo, e mi manda un bacio con la mano, senza dire nulla.

Poi si volta e se ne va, lasciandomi confusa e ancora più sola.

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Sono passati dieci giorni, e i dottori hanno deciso di dimettermi. Mi hanno dato diverse indicazioni su come cambiare le bende, ma ero troppo sovrappensiero per ascoltarle. E' da una settimana intera che penso a lui, a qual bacio fantastico e all'addio che mi ha dato. E ora ho deciso: appena uscirò da questa struttura di merda, correrò a casa sua, e non m'importa se mi ha fatto stare male. Gli dirò tutto quello che penso su di lui, aprirò il mio cuore, solo per Nick Goode.

L'infermiera mi scortò fino in corridoio, e fu lì che sentii delle urla: alcuni medici spingevano di corsa tre barelle con le ruote verso la sala operatoria. 

In una di quelle barelle c'era Nick.

Maffe