8. Soli

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Rimasi in ospedale con Nick fino a che non fu dimesso. Nessuno sapeva della mia convivenza lí, a parte appunto Nick ed il dottor Scott.
Mi aveva detto che la gente fuori era imbestialita, e nonostante fossero passati vari giorni ancora mi cercavano. Lui e sua moglie, che alla fine si era rivelata la signora gentile del negozio, stavano cercando di far perdere le mie tracce, facendo confusione e inventando nuove storie, che circolavano di bocca in bocca, venendo ogni volta distorte.
Ora nessuno capiva più niente, ma meglio così.
Ogni volta che entrava un'infermiera in camera di Nick, ero costretta a nascondermi velocemente nell'angolino dietro al comò, per non rischiare di essere cacciata via da lì.
E intanto mi ponevo il problema: dove saremmo andati a finire io e Nick una volta usciti dall'ospedale?
E ogni giorno rimandava la discussione, pensando a quanto ci sarebbe voluto prima che lui sirimettesse in forze.
Ed invece, il giorno arrivò quasi troppo presto, e dopo sole 2 settimane di cure Nick venne dimesso.
La dura realtà ci si abbattè addosso all'imrpovviso, quando ci trovammo senza meta con alle spalle le porte dell'ospedale.
Nick non aveva più una casa, ed io on sentivo mia madre da più di un mese: a dire il vero, non sapevo nemmeno se esistesse ancora quella donna.
Cosí, per ingannare il tempo un'altra volta, ci fermammo in un parco, gustando un cono gelato.
Io ovviamente, non potendo farmi riconoscere, avevo indossato una grossa felpa con il cappuccio di lui, e avevo nascosto la mia chioma pel di carota legandola in una treccia.
<<Nick, penso che la scelta più saggia sia quella di andare a casa mia... So che per te sarà difficile ambientarti a Shadyside, ma non abbiamo nessun altro posto disponibile... >> azzardai dopo una lunga pausa, durante la quale avevamo mangiato il nostro gelato in silenzio.
Nick sospirò: era una scelta molto difficile per lui, lo sapevo bene.
<<Ziggy, hai ragione...Ma prima, mi piacerebbe andare a visitare i miei... Sai, ho un po' di nostalgia di mia madre, del suo affetto, dei suoi abbracci, e anche di mio fratello, sebbene fosse uno stronzo>> disse lui, perso tra i suoi ricordi.
Come potevo dargli torto: in fondo, sapevo bene cosa significava perdere un famigliare.
Lo accompagnai fino al cimitero di Sunnyvale, un luogo elegante e di vecchio stile, ben tenuto e con tante tombe disposte in file perfette.
Leggermente diverso da quello della mia città.
Non entrai con lui, per lasciargli più libertà possibile.
Mentre lo aspettavo, pensai a mia sorella, ed al fatto che non avevo nemmeno assistito al suo funerale. Inoltre non avevo mai visto la sua tomba. Appena arrivata a Shadyside sarei andata da lei, per poterla finalmente ricordare a dovere.
Quando, parecchi minuti dopo, Nick uscí dal cimitero, aveva gli occhi gonfi, e lo abbracciai, cercando di consolarlo.
<<Secondo te ho fatto la scelta giusta?>> mi chiese tra le lacrime.
Io non sapevo cosa rispondergli: per me in parte lo era, perché il suo coraggio mi aveva dimostrato parecchie cose, ma anche questo gesto forse andava pensato con più calma.
<<Nick...io.. Io non lo so. Ma se la tua scelta è stata questa, vuol dire che era quella giusta. Il nostro cuore prende sempre la via migliore per noi>> gli dissi baciandolo, per tranquillizzarlo.
Tornammo in centro città e chiamammo un taxi: la destinazione era la periferia di Shadyside.
Durante il tragitto, non potei fare a meno di notare la differenza di paesaggio man mano che ci avvicinavamo alla meta. I campi ben curati si trasformavano in distese ghiallastre e incoltivate. Pensavo non ci fosse stato alcun cambiamento nonostante la fine della maledizione, ma più avanti una cosa mi colpí: un campo, solo uno, tra i tanti, era verde e pieno di germogli. In mezzo ad esso cresceva un'albero, intorno al quale c'era del muschio rosato.
Solo più avanti avrei scoperto che li era sepolta Sarah Fier, e che la maledizione si stava via via estinguendo partendo da lì.
Quando il taxi si fermò, trassi un grande respiro.
Osservai Nick che scendeva eccitato dall'auto, portando con sé una piccola valigia, dentro alla quale aveva messo i vestiti e i pochi soldi rimastigli.
Non ero pronta a farlo entrare nella mia casa, conciata peggio di quella di lui da bruciata, ma soprattutto non ero pronta a mostrargli mia madre. Sempre che fosse in casa.
<<Nick, forse non è una buona idea... >> gli dissi, sernsod non fosse troppo tardi per fargli cambiare idea.
<<Tranquilla Ziggy, che sarà mai... È quella la tua casa? >> mi chiese sorridendo, indicando una villetta un po' malandata.
Imbarazzata, gli indicai una casa nella direzione opposta.
<<In realtà è quella laggiù... >>
Lo sguardo di Nick, da contento e pieno di positivitá, si trasformò in delusione.
Con un sorriso forzato, si avviò verso casa mia.
Sospirai: vivevo in una casettina di un solo piano di 70 metri quadrati, fatta di legno e con le finestre un po' rotte. Le ante erano vecchie e in alcuni punti del tetto mancavano delle tegole.
Avevo sempre trovato la mia casa angusta e poco accogliente, perciò non volevo neppure immaginare a cosa stesse pensando Nick, abituato al lusso ed alla bella vita.
Arivato davanti alla porta, mi ricordai che non avevo la chiavi, ma non servirono neppure: qualcuno aveva lasciato la porta socchiusa.
Esasperata, e sapendo già cosa aspettarmi, entrai.
Il salotto era tutto in disordine, e un'odore pungente di birra ed alcolici alleggiava nell'aria.
Il sofà era pieno di macchie, e sul pavimento erano sparsi pezzi di vetro o bottiglie intere di vino.
Spalancai la porta della cucina: il frigorifero era vuoto, così come la dispensa, e sul tavolo c'erano altri pezzi di vetro.
In mezzo ad essi, vidi un biglietto, e riconobbi la calligrafia di mia madre,tutta storta e con tante ondine. Evidentemente aveva scritto da ubriaca.

Cindy, bada a tua sorella Ziggy. Io me ne vado.
Vostra madre.

Ero sconvolta: sapevo che mia madre era una pessima donna, ma non avrei mai immaginato che se ne sarebbe andata via, proprio come mio padre. Questo stava a significare che a lei non importava nulla di noi: Cindy era morta, ma mia madre non si era fatta viva neppure per quello.
La situazione era decisamente grave, e non sopportavo il fatto che anche Nick fosse immerso nella faccenda.
Ma dopotutto, era in parte anche colpa sua.
<<Ziggy che succede? >> chiese Nick decidendosi ad entrare.
<<Oh guarda nulla di che>> gli risposi freddamente.
Eravamo due adolescenti orfani innamorati, senza cibo e con un mazzetto di soldi che ci sarebbe dovuto bastare per i prossimi 3 anni, o almeno fino a quando uno dei due non avrebbe trovato un lavoro con uno stipendio degno.
Ovviamente, andava tutto alla grande.

Maffe

Angolo
Capitolo senza un lieto fine, questo, ma mi farò presto perdonare, o almeno spero.
Vorrei ringraziare per il suo grande supporto luvmaka, andate a leggere anche la sua storia che è scritta davvero alla grande!

𝔗𝔯𝔲𝔢 𝔏𝔬𝔳𝔢|𝐙𝐢𝐠𝐠𝐲|𝐍𝐢𝐜𝐤|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora