Capitolo 25

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Tornare a Londra è stato stranissimo, riconoscere i luoghi e anche alcune persone era strano ma allo stesso tempo bello.

Anche questa volta per fortuna non ho dovuto pensare alla casa, inizialmente non sapevo se richiede il mio vecchio appartamento ma scoprì solo dopo che si era trasferita li una nuova ragazza e una parte di me si chiedeva se avevano fatto amicizia, se lui si era comportato con lei come aveva fatto con me, in partica se eravamo intercambiabili o se il nostro rapporto in qualche modo è stato speciale ma non è riuscito a resistere a tre anni di separazione.

L'appartamento questa volta era al terzo piano, quindi avevamo mento probabilità di incontrarci almeno fino a quando non avrei deciso di volerlo rivedere.

Come al mio solito provai a fare un trasloco abbastanza minimale anche se sapevo che per almeno quattro anni, salvo scelte mie, avrei avuto sede a Londra. Negli anni però avevo adottato questa vita minimale, compravo sempre meno roba e infatti la prima cosa che decisi di fare quando arrivarono tutti gli scatoloni, fu una bela cernita per andare a donare tutto quello che non mi andava più o che non volevo.

Ora che conoscevo bene il mio team in ufficio scoprì che potevo avere anche molto più tempo libero, mi iscrissi in palestra e pure ad un corso per imparare a suonare la chitarra, mio sogno da sempre. In breve nel primo mese a Londra provai a ricostruirmi. L'unica cosa che non avevo cambiato era il supermercato dove facevo la spesa.

Ogni fine settimana andavo lì sperando di incontrarlo come la prima volta, ma questa cosa non accadde mai, solo un commesso mi riconobbe e dopo un mese che mi vedeva in difficoltà con la spesa mi disse che se volevo potevo andare a fare la spesa e pagarla e poi lui mi avrebbe dato una mano per portarla a casa.

Inizialmente volevo rifiutare, questa era una cosa nostra, mia e sua, uno dei ricordi più belli che serbavo sempre nel cuore, ma lui no poteva saperlo e mi avrebbe anche semplificato la vita soprattutto con la pioggia.

I mesi passarono e pur abitando letteralmente nello stesso palazzo non ci incontrammo mai. Più di una volta controlla i social ma sapevo bene che non postava nulla che non fosse inerente al calcio e non aveva cambiato squadra ma poteva aver cambiato casa, tanto che una sera provai a chiedere al portiere se il suo appartamento fosse abitato e la risposta fu positiva.

Poi una mattina di aprile ero in ferie perché alle 12 sarei dovuta andare a prendere Ori all'aeroporto quindi decisi di fare colazione fuori nel solito bar. Come sempre era molto affollato ma per fortuna beccai l'ultimo tavolino libero. Ordinai i pancakes e il cappuccino e nell'attesa stavo controllando le mail sul mio nuovo pc.

Nel momento in cui il cameriere mi portò le cose al tavolo alzai lo sguardo e lo vidi entrare. Era decisamente lui solo con i capelli un po' più lunghi e più ricci. In maniera involontaria gli feci segnale con la mano. All'inizio non mi riconobbe, avevo cambiato colore di capelli e pure taglio ma appena lo fece si avvicinò.

"Ciao, cosa ci fai qui?" gli dissi un po' imbarazzata, un po' confusa

"Potrei farti la stessa domanda, non lavoravi a Berlino?"

"Fino a dicembre si, poi mi sono ritrasferita qui"

"Quindi sei ancora in giro per il mondo?" mi chiede sedendosi

"non esattamente, i tre anni sono finiti e per i prossimi quattro sarò qui, poi chi lo sa"

Dopo la mia affermazione non rispose, lo vidi cercare il cameriere e ordinare. Dopo si girò a guardarmi e poi aggiunse "E ora quindi dove abiti?"

"Esattamente sotto casa tua, se non ti sei trasferito"

"No, abito sempre li, ma non mi sono accorta di nuovi inquilini"

"Sono diventata brava a traslocare e poi passo poco tempo in casa"

Lui mi guarda attentamente poi mi dice "Infatti ti vedo in forma, qualcuno che ti tiene in allenamento?" questa frase mi colpisce perché non la dice con cattiveria ma come qualcuno che ti ha voluto davvero bene e che forse te ne vuole ancora e che quindi vuole il meglio per te

"A dire il vero si, cioè non qualcuno ma qualcosa, vado in palestra e pure ad un corso di chitarra"

"wow, ti tieni davvero impegnata"

A quel punto non sapevo se essere sincera o meno ma ormai ero cresciuta, mi ero lasciata quasi tutto alle spalle e volevo riconquistare almeno la nostra amicizia.

"Sai, dopo la partita a Madrid quella in cui ti scrissi, la tua mancata risposta mi ha distrutta. Sono stati mesi difficili ma sono riuscita a rialzarmi e ora sto bene. Vederti ora mi ha fatto uno strano effetto ma sono contenta, sei stata una parte importante della mia crescita. "

Lui mi guardava confuso

"Scusa quale messaggio? Ricordo la partita e ricordo di averti vista, era difficile non farlo ma non ho ricevuto alcun messaggio a meno che..."

E lasciò la frase in aria

"A meno che cosa?" chiesi

"A meno che non sia questo il messaggio che il mio compagno di squadra ha cancellato "

Scoppiai a ridere perché sembrava davvero una barzelletta

"Però non ti è venuto in mente di chiamarmi dopo avermi visto allo stadio?" gli chiesi dopo essermi ripresa

"volevo farlo, ma ti ho vista con un altro e non volevo litigare, dopotutto ci eravamo lasciati da un po' e avevi tutto il diritto di uscire con altri anche ho pensato che è stato crudele da parte tua venire alla partita con un nuovo ragazzo."

"E secondo te che Andrew fosse stato il mio ragazzo sarei venuta alla tua partita indossando la tua maglia?"

Rimase ammutolito e dopopoco scoppiammo a ridere e in qual momento entrambi capimmo che almeno lanostra amicizia era tornata e che forse poteva tornare anche l'amore. 


*Angolo autrice*

so che avevo detto che questo sarebbe stato l'ultimo capito ma non lo è, quindi ci vediamo al prossimo capitolo che potrebbe, questa volta davvero, essere l'ultimo

Ossimoro || JorginhoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora