Lady Thistle

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<< L'aria fredda e tagliente della sera passava lentamente sulla pelle di una ragazza che si trovava in un piccolo giardino a lato di una casa bianca, bassa e dalle finestre illuminate, facendole venire la pelle d'oca sulle gambe, protette solamente da un sottile strato di stoffa nera.

Il sole pallido stava tramontando all'orizzonte ed era coperto dalle grandi nuvole grigie che coprivano il cielo d'autunno, illuminando di poco la pelle pallida e i capelli color grano della diciassettenne. Quest'ultima era inginocchiata a terra, chinata verso un piccolo angolo del giardino, mentre con lo sguardo basso osservava dei cardi davanti a lei.

Cardi: misantropia, odio, freddezza e lontananza. Queste erano le parole attribuite a quel fiore, a quell'erbaccia piena di spine, che spesso andava a distruggere le piante vicino per poter sopravvivere.

La ragazza allungò una mano verso la spina acuminata, premendo contro di essa e vedendo il sangue scorrerle lungo il palmo, arrivando a impregnare le bende che aveva lungo tutto l'avambraccio.

<< Victoria... Sapevo che eri qua. >>

La ragazza si voltò, portando lo sguardo verso la porta di legno della casa che era leggermente aperta e da cui una figura spuntava.

La bionda si alzò, guardando la donna che le aveva parlato poco prima con uno sguardo impassibile, come se fosse abituata al tono crudele della voce della donna, che nel frattempo era passata a squadrare la ragazza.

Il viso tirato, le labbra sottili ed inespressive e i tratti somatici duri erano perfetti a incorniciare gli occhi color ghiaccio della donna, sottolineati anche dalle profonde occhiaie.

Appena lo sguardo inquisitore si posò sulle bende intrise di sangue la bocca si piegò in un'espressione di disgusto e la donna iniziò a camminare verso Victoria con passo veloce, tenendo i pungi chiusi lungo i fianchi, mentre la ragazza socchiuse leggermente le labbra, facendo passare attraverso il suo sguardo un lampo di timore e preoccupazione.

La donna portò con uno scatto una mano in avanti, afferrando il polso della ragazza con violenza, iniziando a tirarla dentro casa.

<< Cosa diavolo stai facendo qua fuori?! Ma sei normale?!>> Ringhiò la donna, mentre con le unghie perforava di poco la pelle della ragazza, lasciandole piccoli segni sui polsi.

La trascinò lungo il piccolo corridoio color panna che univa il modesto soggiorno alle camere da letto. Con uno strattone sbatté Victoria dentro una stanza buia facendola cadere a terra, sbattendo subito dopo la porta con fervore, facendo vibrare i muri macchiati d'umidità.

Victoria si massaggiò il polso dolorante, mentre si alzò lentamente andando ad appoggiarsi al muro freddo.

<< Perché non sei come tua sorella eh?! Perché non prendi esempio da lei?! >> Gridò la madre dalla cucina con la sua voce autoritaria e velenosa.

La ragazza si fece scivolare lungo il muro, mentre teneva lo sguardo perso nel vuoto e con le mani andò a togliersi le bende, lasciandole cadere sul parquet, mentre la sua mente iniziò a vagare facendole provare un brivido lungo la schiena.

Minuti di silenzio passarono, mentre Victoria continuava a concentrarsi su una piccola macchia presente sul muro dall'altra parte della stanza.

Improvvisamente la porta si spalancò, facendo sobbalzare la ragazza che, risvegliandosi da quei pensieri, si guardò le braccia, inorridendo e piegando la bocca in un'espressione amareggiata.

"Ancora... Ancora... Perché...?" Pensò la ragazza, per poi spostare lo sguardo terrorizzato su un paio di mocassini neri che si stavano facendo strada nella stanza. Si raggomitolò in se stessa, coprendosi il volto per nasconderlo.

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