Mask

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Ero in vacanza. Avevo deciso di andare a visitare una cittadina che mi avevano detto fosse molto bella. La sera ero stanca perciò decisi di fermarmi a dormire lì. Trovai soltanto un hotel. Era bello, ma costoso, un hotel a quattro stelle. Alla reception mi accolse una ragazza sui vent'anni, con le occhiaie e il viso pallido e scavato. Prenotai per una notte. L'hotel era fornito anche di un ristorante, che la ragazza mi mostrò. All'improvviso mi accorsi di avere fame. Quindi mi sedetti ad un tavolo. Mi ci volle un po' per notare che c'erano soltanto donne in quel posto. Tutte bionde, di bell'aspetto e con seni floridi. Le due ragazze che erano sedute nel tavolo a fianco al mio stavano cinguettando qualcosa in svedese.

Il cibo non era stato male. Mi ero subito rifugiata nella mia camera. Mi sdraiai sul letto morbido. Davanti a me c'era un quadro, abbastanza disturbante: un uomo raffigurato in una posa grottesca. Decisi di dormire con l' abat-jour accesa perché quel posto mi inquietava un poco. Proprio quando stavo per addormentarmi sentii un rumore provenire dal soffitto, la camera sopra la mia. Erano le 23:45. Sembrava un letto che si muoveva. Riuscivo a sentire dei deboli gemiti, smorzati dal muro che separava le camere. Il rumore, anche se molto flebile, mi dava fastidio, perciò decisi di infilarmi le cuffie ed ascoltare un po' di musica con il mio IPod. Presto mi addormentai.

Qualche bella biondina ha deciso di divertirsi un po' con il fidanzato, pensai.

23:57

La porta scricchiolò. Mi svegliai di soprassalto ancora con le cuffie sulle orecchie. Avevo dormito soltanto pochi minuti. Mi tolsi le cuffie e mi risdraiai sul letto. Avevo paura.

La porta si aprì. Ero paralizzata dalla paura. Poi lo vidi.

Un uomo, o quello che sembrava essere un uomo, era entrato nella mia stanza. Era fermo, davanti a me. La sua pelle era pallida e secca. Cercai di guardare la sua faccia. Ma non aveva faccia. C'era soltanto uno spazio vuoto. Ma la cosa più orribile era il fatto che fosse nudo. Io ero paralizzata. Non sapevo cosa fare. L'uomo mi saltò addosso. Io persi conoscenza.

Mi risvegliai nel letto di un ospedale. Presto mi accorsi che non era un normale ospedale. Mi chiamarono subito per farmi degli esami.

Il giorno dopo arrivo il risultato. Un' infermiera entrò e mi diede l'orribile notizia.

Ero incinta.

Incinta di quel mostro? pensai, in preda a dei conati di vomito.

Per di più ero incinta di otto mesi.

Arrivò il giorno. Il giorno che avevo tanto temuto. E diedi alla luce quel mostro. Quando l'infermiera me lo mostrò scoppiai a piangere. Non era un bambino. Era un orrenda cosa piena di sangue e muco, senza una forma ben precisa. Il sangue era dappertutto. Decisi di farla finita.

Il telefono nell'ufficio del dottor LaMont squillò.

- Pronto? [l'interlocutore sembrava un giovane uomo]

- Buongiorno. Mia moglie è ricoverata lì, volevo sapere come stava, sa, dopo il parto...

Il dottor LaMont rabbrividì. Non credeva di certo a ciò che farneticava una paziente con gravi problemi mentali, ma sentì lo stesso un brivido corrergli lungo la spina dorsale.

- Qual è il suo nome, signore?

- Michael. Sono il marito di Bettany Smith. Mi chiedevo se potessi venire a farle visita tra qualche ora...

- D'accordo. L'aspetto.

Il dottor LaMont aveva paura. Ma quando vide Michael entrare dalla porta si accorse che non aveva nulla di strano, anzi era perfino un bell'uomo. Dopo vari saluti lo condusse alla stanza della moglie.

Quando vide ciò che c'era dietro la porta inorridì.

La donna giaceva a terra accanto al neonato che era stato sviscerato con un taglio netto sullo stomaco. Lei era a fianco, in una pozza di sangue, con il coltello ancora in mano ed una profonda ferita sul seno sinistro. Aveva ucciso il bambino. Poi si era suicidata. Probabilmente l'infermiera l'aveva lasciata sola per qualche minuto.

Guardò il bambino. Era pallido e ancora poco formato.

Ma non aveva niente di strano.

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