Quanto rumore fa il buio

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E' notte.
Gli alberi tutto intorno vanificano il tentativo della luna di illuminare la strada e, se non fosse per il poco di luce opaca che gli abbaglianti di una macchina si gettano davanti, si potrebbe quasi dire che è buio; il primo e l'unico veicolo che la macchina ha incontrato fin ad ora è una vecchia Ford della polizia, dalla quale l'esile mano di un agente ha fatto segno d'accostare.
Adesso i veicoli sono entrambi fermi.
Il finestrino della macchina s'abbassa con un andamento primordiale, e dall'esterno l'agente vede un uomo e un abitacolo vuoto, tranne che per quella che sembra essere una bambola.
-Qualcosa non va, agente?
Fa l'uomo, quasi con tenerezza.
-Solo un controllo di routine.
Mentre i due licenzano le faccende anagrafiche, lo sguardo dell'agente cede di nuovo sulla bambola o, piuttosto, su quello che è in realtà un pezzo di legno levigato con i caratteri di un'innaturale femminilità, e due occhi vivi incisi nel volto.
-C'è qualcuno che mi sente?! Aiuto! Gracchia una voce che somiglia a un lamento sordo e, per un istante, l'agente s'immobilizza, facendo il gesto connaturale di mettere la mano sulla fondina.
-Questa volta non ti sentirà nessuno, Joe! Sei mio!
Risuona un'altra voce, e solo allora l'agente comprende:
-Mi scusi signore, può spegnere la radio?
L'uomo annuisce, mette la mano giù nell'abitacolo e tutto ritorna di nuovo alla quiete.
-Se posso domandare, a cosa le serve quella? Fa l'agente, e con un ritaglio di dita indica la bambola.
-Mi serve per il mio spettacolo! Risponde la voce tenue.
-Molto bene può andare allora. E' tutto apposto.
L'agente lancia ancora, per un'ultima volta, gli occhi contro la bambola e, proprio mentre il finestrino ritorna a chiudersi, la bambola sembra muovere qualcosa: un occhio o, forse, il contorno della bocca; la mano dell'agente batte sul finestrino:
-Mi scusi ancora un secondo: che spettacolo è, precisamente, il suo?
-Sono un semplice ventriloquo! Sorride l'uomo.

La macchina riparte nella notte, e il rumore delle gomme sull'asfalto sembra l'ultimo residuo di tuono, uno stridio lieve che fa eco alla luna. Lieve, certo, ma potente abbastanza da coprire il gracchiare sordo del corpo che, chiuso nel portabagagli dell'auto, sta prendendo lentamente conoscenza.

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