Lo scrittore

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Era bravissimo a scrivere creepypasta, aveva scoperto il sito pochi anni prima e ci si era subito buttato a capofitto.

Se ti imbattevi in una delle sue storie potevi scommettere che saresti rimasto turbato a lungo, non tanto dall'idea in se, ma dalla nitida descrizione dei contesti, del sangue, degli organi interni.

Era capace di scrivere cose raccapriccianti, al lume di una lampada, la sera tardi.

Su quel portale aveva raccontato di bambini pedinati fino a casa, di pance eviscerate, di occhi cavati e di sorrisi maniacali.

Gli piaceva scrivere più di ogni altra cosa, le recensioni erano sempre ottime ed erano quello che più lo appagava.

Aveva preso l'abitudine di scrivere quasi una pasta al giorno. Tutte le sere, si crogiolava nei suoi orribili racconti, da solo, davanti al computer o con una penna in mano.

Quella sera in particolare, però, era un po' contrariato: non scriveva lui la sua storia.

C'era un uomo davanti a lui, e pretendeva di scrivere al posto suo. Lui raccontava, l'uomo scriveva.

Non gli piaceva la forma, le frasi erano poco articolate, fredde, aride di sentimento. Quella storia non avrebbe appassionato nessuno, e a lui questo non piaceva. Le sue storie erano tutto, per lui.

Ma non era solo questo a contrariarlo: la cosa peggiore era che il tizio davanti a lui non aveva intenzione di postare quella storia da nessuna parte.

Tutto quel gran parlare e scrivere, e descrivere dettagli, e riferire orari e armi, non sarebbe finito su nessun blog di creepypasta.

Perché quello che l'uomo stava scrivendo, sulla base dei suoi racconti, era un verbale della polizia.

Lui era sempre stato un buon scrittore,  ma era povero di fantasia.

Ed alla polizia non piaceva il suo modo di prendere l'ispirazione.

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