ꜱᴘᴇᴄɪᴀʟ 100ᴋ

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Guardando velocemente fuori dalla finestra, poteva notare chiaramente quelle leggere gocce di color bianco trasparente, cadere dal cielo con violenza sull'asfalto.

L'orologio fissato sul muro grigio del salotto segnava esattamente le diciotto e ventitré, eppure in quella casa regnava il silenzio più assoluto.

Un sospiro uscì istintivamente -senza controllo- dalle sue labbra rosee, e guardando per un'ultima volta la finestra ormai appannata dal freddo, prese il telefono ricontrollando velocemente i messaggi inviati qualche ora prima.

Aveva promesso che sarebbe tornato a casa per le diciotto con tutto il necessario richiesto da lui. Evidentemente non aveva mantenuto la sua promessa.

Non era per niente sorpreso. Era solo scocciato.

Causalmente aveva già preso due impegni per quella serata, con il suo ritardo di venticinque minuti, stava facendo leggermente tardi.

Con uno sbuffo, lanciando con fare annoiato il telefono sul divano, decise di farsi una doccia veloce prima di vestirsi e preparsi per l'uscita.

Una volta uscito, guardò l'orario che segnava le diciannove e dieci, ma di quella persona non vi era ancora traccia. La casa era ancora silenziosa.

Decise dunque di lasciar perdere, non voleva rovinare ulteriormente il suo umore.

Prese il telefono dal divano notando che non aveva ancora ricevuto messaggi o chiamate da parte sua. Una leggera tensione iniziò a crescere dentro il suo petto.

Era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Solitamente era una sua abitudine contattarlo per cose futili e inutili ad ogni ora. In quello però, erano passate tre ore.

Si ricordò a quel punto che oltre a quel giorno, anche il giorno precedente era tornato con un leggero ritardo.

Scosse la testa prima di portare il cellulare nella tasca posteriore dei suoi jeans, prendere le chiavi, la giacca e uscire dall'appartamento.

Il ristorante dove avevano programmato l'intervista, distava circa venti minuti in macchina. Fortunatamente vi era poco traffico e dopo soli quindici minuti, si trovava già al parcheggio sotterraneo di quell'hotel.

Prese nuovamente il telefono messo in precedenza sul porta cellulare, ma ancora una volta non vi erano messaggi o chiamate.

Decise di mandargli velocemente un messaggio chiedendogli il motivo del suo ritardo, ma ancora una volta, il messaggio non era stato consegnato.

Aveva spento il telefono? Era successo qualcosa? Era con qualcuno?

Sospirando sconfitto, scese dall'auto dopo aver spento il motore. Aveva del lavoro da fare e si doveva concentrare solo su quello. Solo su quello e su nient'altro.

Mezz'ora, un'ora, due ore... due ore e mezza.

Entrambe le interviste erano finalmente terminate, aveva cenato con il manager e in quel momento, stava giusto tornando alla sua auto tirando fuori nuovamente dalla sua tasca il cellulare.

Il suo cuore gli diceva costantemente di lasciare perdere, di non controllare, di non guardare quella maledetta schermata vuota. Ma in fondo in fondo, voleva davvero sapere.

『ANSWER』 - Kookmin auDove le storie prendono vita. Scoprilo ora