Taranus mantenne davvero la promessa e quando Zen aprì la porta, sorrise con il cuore più leggero.
Era andato un po’più tardi dal calar del solo, solo perché Shakai gli aveva detto che li abitanti, non dovevano ancora sapere della sua presenza.
«Scusami il ritardo» studiò il maggiore nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato, prima di fargli cenno di seguirlo e avviarsi verso casa sua.
Taranus camminava lento, con la bocca spalancata alla vista di quel vero e proprio branco. C’erano molte vie sterrate e le tane erano vere case di pietra e legno. Non ne aveva mai viste nella realtà, se non nei disegni che gli uomini del branco avevano fatto, tracciando attentamente la mappa dei Magna Coetus.
«Entra.» sussurrò Zen, una volta arrivati nella sua casa. Lasciò la porta aperta raggiungendo il bagno, dove nel pomeriggio, si era premurato di riempire la grossa cisterna di acqua.
Quando non vide Taranus, dovette uscire dalla stanza e affacciarsi sull'entrata, dove egli se ne stava in piedi a studiare i dintorni. Sorrise. «Per di qua!»
«Ti ho preparato un bagno.» borbottò indicando la cisterna. Taranus la fissò un attimo e intuendone l’uso, slacciò la stuoia che si era legato intorno alla vita e si immerse.
Poté sentire subito i muscoli rigenerarsi al contatto con l’acqua tiepida che gli arrivava poco sotto i pettorali. Poggiò le braccia ai lati e voltò il capo, osservando Zen mentre si leccava le labbra.
Lo trovava davvero delizioso nei suoi folti capelli a scendere sulla fronte e nelle sue guance, perennemente rosa e irresistibili.
Ma era ancora un cucciolo, o almeno, non un cucciolo ma un ragazzino, quindi si promise di on cedere agli istinti che lo persuadevano dal prenderlo e farlo suo. Lo avrebbe aspettato. E questo lo aveva deciso mentre era rimasto solo nel capannone, a guardare la porta, senza distogliere lo sguardo da quel punto finché non era ricomparsa la persona che gli aveva preso il cuore.
Taranus non era qualcuno che aspettava, aveva dubbi e si faceva domande. Se a Taranus piaceva qualcosa, non si faceva problemi a prendersela. Se il cuore di Taranus mancava un battito e la sua pancia faceva le capriole per Zen, allora non si sarebbe fatto problemi ad ammettere che avrebbe voluto vivere con lui per l’eternità.
Non era uno che perdeva tempo e questo era certo.
«Vuoi entrare anche tu?» chiese senza malizia, mentre apriva le gambe per fare spazio al ragazzo, rimasto in piedi a contemplarlo.
Gli occhi grandi già da sé, si spalancarono «No, grazie.» trillò, toccandosi le guance rosse rosse. «Lascia che ti aiuti.» si nascose dietro quelle spalle larghe. Inginocchiandosi sul pavimento fresco, immerse una stoffa nell’acqua e ci strofinò sopra una saponetta dura.
L’aroma alla lavanda si sprigionò nell’ambiente, facendo allargare le narici a Taranus «Che cos’è?» chiese infatti curioso, mentre voltava un po’ il capo.
«Questo è sapone. An-Rey lo ha creato con oli vegetali e dei fiori di lavanda.» Zen allungò una mano, permettendogli di annusarla più vicino «Pulisce meglio dell’acqua da sola. E ha un odore che mi piace molto.» se la portò anche lui al naso, chiudendo gli occhi dal piacevole profumo.
Taranus si morse il labbro, guardando quelle ciglia scure sfiorare le guance paffute. Deglutì la saliva, stringendo i bordi con le mani. Tornò a guardare davanti a sé. Cercando di non cadere alla tentazione di guardarlo per ore e di toccarlo un po’.
Zen trattenne il respiro quando poggiò il panno su quella schiena muscolosa. La strofinò, scrostando il fango e facendo uscire fuori la pelle olivastra. Fu sempre attento a non toccargli la pelle, anche perché, ogni qualvolta che succedeva… Delle scosse gli intorpidivano le dita e Taranus contraeva i muscoli, facendo uscire un sospiro profondo.
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Il Lupo & Il Coniglio [Ͳℯ𝓂𝒶𝓉𝒾𝒸𝒶 𝒪𝓂ℴ𝓈ℯ𝓈𝓈𝓊𝒶𝓁ℯ]
Werewolf[Completata] «Dove preda e predatore si scontrano, in uno strano scherzo del destino» Il mondo ha conosciuto la forza di un predatore la forza di una preda. Il mondo ha imparato a classificare i deboli e i forti. Ma il mondo non è ancora entrato nel...