Prologo

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15 anni prima

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15 anni prima

La caduta delle foglie degli alberi più secolari, aveva annunciato, secondo gli sciamani, uno degli inverni più freddi e rigidi di tutti i tempi.

Il cielo cupo e cinereo aveva dato loro ragione.
Facendo piangere grossi fiocchi di neve e fondendoli con il vento, in una danza che avrebbe presto portato ad una bufera, predicando solo distruzioni.

Tra gli alberi innevati, in un grande spiazzo circolare, tre grossi lupi accattivanti decidevano come agire al fronte della bufera.
Sembravano non accorgersi di tutta la neve, che si posava sulla loro pelliccia, ora bagnata, solo il respiro forte e corto faceva notare la loro effettiva vitalità.

Il lupo dal pelo dal colore del più pregiato miele ora schizzato di bianco, adagiò una zampa davanti a sé, affondandola nella neve alta qualche metro.

La sua impronta venne seguita presto dagli altri due. Oltrepassarono la neve e incisero nella terra, tre solchi, a formare un triangolo che avrebbe portato alleanza, includendo tutti in caso di estrema necessità.

Ora, gli occhi tornarono a guardarsi e a studiarsi, si potevano quasi percepire le onde di scariche elettriche che essi rilasciavano, occhi differenti, ma che possedevano un particolare indistinguibile in ogni alpha.

Il nero, come il colore dell'ossidiana. Fumo scuro che avvolge e non lascia più andare.
Ogni stirpe d'Alpha lo possedeva, ed esso, veniva tagliuzzato a chiazze, dal colore che riprendevano una volta umani.

Fu il lupo color miele, Erdinal, il primo ad interrompere quel contatto intenso.
Indietreggiò non dando mai le spalle agli altri due, finché i suoi occhi ardenti di determinazione neri e verdognoli, scomparvero coperti dalla nebbia.
Precedette poi il lupo castano, Igor, dagli occhi allungati, neri e marroni, indistinguibili i colori differenti per la loro intensità di scuro.
Ed infine, l'ultima rimasto, il lupo rosso vermiglio.
Victor, che prima di retrocedere allineò gli occhi neri e grigi al cielo, scuro quanto essi, lasciando spuntare uno spaventoso ghigno che mise in mostra i canini appuntiti, sporchi di peccato e quasi tremare quella parte di terra che quel giorno aveva assistito ad un assurdo patto tra alpha.

'Nulla viene dato senza avere niente in cambio.'

Quell'anno, oltre all'inverno più freddo di sempre, avvenne per la prima volta, qualcosa che sarebbe stato meglio evitare, a meno che, non si fosse stati disposti ad andare incontro ad azioni atroci e instancabile violenza.

Avvenne il primo patto tra Alpha.
Giacché, nonostante fossero mezzi umani, i mannari avevano nel sangue anche la bestialità di un predatore, scaltro e acuto come pochi.

Giacché, nonostante fossero mezzi umani, i mannari avevano nel sangue anche la bestialità di un predatore, scaltro e acuto come pochi

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1 anno dopo

Dyeus, sembrava non voler dare tregua ai villaggi sottostanti a lui.

Ormai da un anno nevicava incessantemente, piccoli momenti di tregua venivano seguiti da interminabili ore di bufera e vento ululante che spaventava i più piccoli e faceva battere i denti alle anziane più fragili.

Sicuramente Shakai, non ne era da meno, nonostante volesse farsi vedere forte ai suoi amichetti, ora protendeva
le braccia grassoccie davanti a sé, in cerca della protezione del padre.

L'alpha del villaggio, distolse lo sguardo da quell'instancabile biancore fuori dalla finestra e guardò in basso.
Districò le braccia incrociate dietro alla schiena e alzò da sotto le ascelle il suo primo genito, portandoselo su di un fianco.

«Andrà bene Shakai, vedrai». Nonostante Erdinal non ne fosse convinto, pronunciò quelle parole al figlioletto di appena cinque anni per tranquillizzarlo, passò poi una mano tra i capelli grigi e folti in una dolce carezza, accompagnando nel mentre, la sua testa sulla spalla.

Il piccolo accettò subito quelle coccole e anche lui perse gli occhietti rossi fuori dalla finestra, spaventato da tutto quel trambusto. Alcuni grossi uomini, coperti da un solo straccio, si spartivano in parti uguali uno stambecco malnutrito.
«Papi, dici che mamma si riprenderà?»
La vocetta di Shakai, fece deglutire l'uomo.
«Sai quanto è forte la mamma, si riprenderà di certo.»
I sussurri dei due si interruppero per scambiarsi un dolce sorriso, pieno di aspettative.
Erdinal, fece scendere il figlio che corse dalla madre malata.
«Non fare casino se vuoi vederla, deve riposare!»
Non fece in tempo a finire la frase che il piccolo scomparve dalla sua visuale.

L'alpha si mosse lento verso la poltrona davanti al camino in vecchia pietra e scoraggiato, lasciò cadere la testa oltre lo schienale e solo in penombra lasciò uscire una lacrima.

Ammise a se stesso, che non sapeva come sarebbe andata a finire.
La sua amata si era ammalata, tutti i componenti del suo branco facevano fatica ad andare avanti senza la giusta razione di caccia giornaliera e come se non bastasse, le provviste d'emergenza, chiuse in una struttura sotterranea, si stavano esaurendo. I bambini che ancora non avevano sviluppato la giusta pelliccia cominciavano a cedere al freddo.

Nessuno aveva predetto che si sarebbe protratta così a lungo quella bufera.
Non ne erano preparati.

Poteva solo fare una cosa, giusta o non giusta che fosse, non potevano continuare così.
Non sarebbero andati avanti e sarebbe stata la fine del branco 'magna coetus'.

Erdinal, si trasformò nel suo lupo di grande stazza e lasciò che il suo pelo biondo, si fondesse con la neve. Ad occhi stretti corse verso una meta precisa.

***

L'alpha dei "pacificae" sentì qualcosa nei pressi del villaggio. I piedi nudi calpestarono la neve che scricchiolò tra le dita. Si aggiustò la cintola in pelle di cinghiale mentre proseguiva verso quello che aveva riconosciuto come Erdinal, che se ne stava in attesa del permesso.

Il lupo marroncino fece segno di seguirlo verso la sua dimora
Ora i due lupi faccia a faccia, potevano parlare chiaramente.

«Sono qui per chiederti aiuto,il mio villaggio non riesce più ad andare avanti, mia moglie si è ammalata. Non abbiamo abbastanza pelliccia e cibo»
L'alpha Igor sorrise bonario, restringendo così gli occhi a mandorla e illuminandogli di buona volontà.

«Non preoccuparti Erdinal, sono sicuro di poterti aiutare, qua c'è cibo in abbondanza,possiamo dividere le provviste, e vedrò come posso aiutarti con le pellicce, sono sicuro che i bambini del tuo villaggio ne abbiano bisogno.»

Per questo Erdinal scelse Igor per un aiuto e non Victor.
Sapeva che sul primo poteva contare.
Gli occhi approfittatori di Victor non lo avevano mai convinto davvero e se non fosse stato per il patto, non ci avrebbe mai avuto a che fare.

Con un peso in meno, ma la coscienza sporca di umiliazione, Erdinal fece scontrare la fronte con quella di Igor, nel comune gesto di ringraziamento dei mannari.

Occhi negli occhi i due, si giurarono fiducia reciproca.

Sulla strada di ritorno, Erdinal non notò la figura del lupo rosso di Victor osservarlo da lontano. Egli non aspettava altro.
Gli aveva servito su un piatto d'argento, un'opportunità di distruzione.
A lui che la distruzione, la conosceva da quando era nato.

Coperto dalla neve alta, il rosso sbuffò dal naso, creando una densa nuvola di vapore, ringhiò sbattendo le zampe anteriori e facendo crollare una grossa montagna di neve gelata
"Il Patto È Stato Rotto." Ed esattamente in quel momento, sotto i metri di neve e sotto la condensa del freddo, le tre impronte si divisero con una crepa profonda almeno quindici centimetri,

Gridò nella sua testa, talmente forte che nonostante il vento tra gli alberi, lo sentirono tutti i componenti del branco "Tenebris"
Il suo branco che prima o poi avrebbe richiesto vendetta.

Spazio:

"Magna coetus'" grande gruppo
"Tenebris" tenebre
"Pacificae" pacifici

Il Lupo & Il Coniglio [Ͳℯ𝓂𝒶𝓉𝒾𝒸𝒶 𝒪𝓂ℴ𝓈ℯ𝓈𝓈𝓊𝒶𝓁ℯ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora