La prima onda

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Feil [Norsk]: sbagliati


La carne di pesce siluro era succulenta solo se la bestia veniva mangiata viva.

Nuvole di sangue tingevano la colonna d'acqua, entro la quale vorticavano i corpi affusolati dei tritoni e delle sirene a caccia. Le femmine parevano insaziabili, strappavano brandelli di viscere dal ventre del grosso esemplare braccato, ormai agonizzante.

"Muovi quella coda, Nero, o ti ritroverai con un pugno d'ossa!" Lo canzonò sua sorella minore, un'avannotta rozza e particolarmente vorace.

"E tu ricordati di sciacquarti la bocca, hai del fegato incastrato fra i denti!" La rimbeccò Nero, divertito, assicurandosi al meglio una delle cime d'alghe intrecciate che tenevano la preda al lazzo. Ma il pesce siluro era inerme, le sue frattaglie si spargevano nell'ambiente, facendo vedere rosso ai suoi aguzzini.

Nero si decise ad attaccarsi a un pezzo di filetto, affondando i denti nel costato del siluro, un bell'esemplare, nonostante l'anzianità.

Mentre gli ittiofagi spolpavano la carcassa, qualcosa andò a parare contro la pinna dorsale di Nero, che si voltò di scatto.

"Chi è?"

"Nero? Sono io!"

In quel macabro nugolo di interiora, Nero vide apparire davanti a sé un volto finemente cesellato. Gli pose le mani palmate in faccia, per poi riconoscerne la familiarità.

"Ru! Tu qui? Non siete vegani, voi ippocampi?"

Il ragazzo sorrise, ponendo le dita affusolate sugli avambracci di Nero. "Infatti, mi manda mio padre. Siete entrati nella zona degli ibridi dei coralli. La mia famiglia gestisce questa parte di barriera, lo sai, è area protetta. Voi carnivori, teoricamente, non potreste accedere..."

"Chiaro. Abbiamo perso il senso delle distanze..." si scusò il tritone, rallentando la spinta della pinna caudale. Poi si rivolse alla sua gente. "Fratelli! Siamo fuori dal confine politico! Allacciamo la preda e rientriamo!"

"Ricevuto!" Rispose più di un sirenide.

Prima di andare, Nero si staccò dal braccio di Ru, non prima di averlo accarezzato in tutta la sua lunghezza.

"Scusa," balbettò l'ippocampo "odio dovermi occupare di affari amministrativi, ma meglio che papà abbia mandato me piuttosto che una squadra di ippotraghi buttafuori."

"Per carità, quegli esseri sembrano scogli ambulanti, mettono i brividi" ridacchiò Nero, scoprendo una dentatura perfetta, macchiata dal sangue fresco del siluro. "Vado."

"Allora... ci vediamo alla gara di nuoto" Ru lo trattenne blandamente, cercandolo con gli occhi.

"Certo, dolcezza, a domani!" Nero fece per andarsene, ma sgusciando di lato all'altro gli lasciò una pinnata all'altezza dei glutei. Ru reagì stendendo e riarricciando velocemente la sua estremità inferiore, scurito dall'imbarazzo. Ogni volta che si sentiva toccato da Nero l'eccitazione gli si annodava in pancia, stringeva, formicolava di piacere e desiderio inappagabile.

Mogio e col cuore in gola, Ru si avviò lungo la scia di casa. La barriera corallina sembrò accoglierlo curvando i nodosi e centenari bracci sopra di lui, quelli che un tempo erano di un rosso scarlatto, negli ultimi anni stavano imbiancando e morendo.

FEILDove le storie prendono vita. Scoprilo ora