L'ottava onda

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Quei giorni servirono a Nero e Ru per scoprire cose interessanti sul loro corpo.

Soprattutto, indagavano quel tipo di desiderio impronunciabile che li legava, che li spingeva a toccarsi a vicenda in più momenti della giornata. Si accarezzavano, pomiciavano come adolescenti alle prime armi, ma senza mai riuscire a concludere nulla di spinto.

Una cosa in particolare, freudiana, attrasse la loro attenzione: il controllo degli sfinteri e dell'organo sessuale.

Avevano entrambi notato che, quando avevano l'intestino pieno e dovevano defecare, il loro desiderio sessuale era quasi incontenibile. Partiva da dentro e da dietro, in un punto in basso del loro corpo, posteriore allo scroto, ma interno e irraggiungibile, secondo loro. Subito dopo aver fatto la cacca, il desiderio sessuale si attenuava significativamente, lasciandoli quasi un po' delusi.

Tentarono di spiegarlo a Vidar. Di capire perché, se qualcosa riempiva dentro, si sentivano più eccitati del solito. Vidar era un uomo di mondo, e regalò a Nero un sorriso saccente e malizioso.

"Lì c'è la prostata. Provare per credere."

"Che significa?" lo incalzava Nero, finché Vidar iniziò a dire loro di non fare più quel genere di domande.

Vidar Steffen non voleva essere provocato così direttamente, perché sapeva che prima o poi si sarebbe spazientito. E accadde proprio quel giorno, troppo presto, dopo solo una settimana e mezza dal loro essere venuti al mondo.

"Mi hai stufato. Fai troppe domande." Vidar artigliò Nero per un bicipite e lo trascinò in bagno. Lo spogliò e buttò a sedere sulla tavoletta del water. Sembrava una scena di un film horror, dove l'aguzzino si preparava per fare a pezzi la vittima innocente e indifesa. Ma Nero e Ru non avevano ancora mai visto un film horror.

Invece, Vidar recuperò uno strano oggetto scuro da un cassetto del mobile di fianco al lavabo, lo sciacquò e lo riempì d'acqua tiepida.

"Cosa..." provò Nero, ma ormai si era quasi abituato ad essere azzittito con poco garbo.

"Un clistere. Non mi aspetto che tu sappia cosa sia, ma da qualche parte devi cominciare, se vuoi davvero soddisfare la tua stupida curiosità." Vidar era improvvisamente di buonumore, perché anche lui, adesso, sapeva da dove cominciare, per divertirsi un po'.

Spalancò le gambe del ragazzo e, quando infilò una mano a tastare tra le natiche, Nero si irrigidì come un ciocco e tentò di chiudersi a riccio. Vidar gli strinse una mascella, così forte da scuoterlo e fargli male alla faccia.

"Fa' quello che ti dico."

Nero deglutì, col cuore al galoppo, fissando con occhi spalancati l'altro, che faceva scendere del gel sulla punta allungata e nodosa dell'oggetto in silicone, molto simile a un dildo per forma e diametro. L'arnese non era grande, o il corpo dell'altro non l'avrebbe potuto accogliere. Vidar si inginocchiò tra le gambe del suo coinquilino, con un sorrisetto di pre-soddisfazione a campeggiargli in faccia.

Accarezzò la coscia serica e muscolosa di Nero, e cedette alla tentazione di lasciargli qualche bacio e leccata qua e là, facendolo parzialmente rilassare. Constatò, con un certo orrore, che il sapore di Nero era molto simile a quello di Ru.

Carne di sirena.

Nel frattempo, Ru era apparso sulla soglia, come lo spettro del Natale passato.

"Vidar, che fai?"

"Tu zitto e guarda come si fa" gli ringhiò il padrone di casa.

Ru gettò un'occhiata allarmata a Nero. "Ma..."

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