La quarta onda

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"Cos'è che ricorderemo, esattamente?"

"Ricorderete soltanto i vostri nomi, e... il vostro amore. Ricorderete di amarvi. Niente di più... niente di meno. Vi unirete nella carne, quando potrete... quando capirete come fare. Vi verrà naturale. Vi lascerete guidare dai vostri corpi."

Un silenzio carico di angoscia e adrenalina strinse i cuori di Nero e Ru.

L'alchimista aveva appena spiegato loro cosa sarebbe successo se i due avessero accettato di farsi iniettare un siero sperimentale, come l'aveva chiamato il padrone di casa. Un liquido nato dal midollo umano e dal brodo primordiale, qualcosa che aveva già ucciso molte cavie. L'alchimista aveva già ucciso molti corpi sventurati di pesci malandati. Ma Nero e Ru, riteneva l'ascidia, erano forti abbastanza da sopportare le atrocità alle quali sarebbero andati incontro.

"La magia, sapete... spaventava i vostri popoli. Come la religione... credevano che la magia fosse totalmente altro dalla scienza. Hanno scelto... di seguire la loro scienza. Ma noi... noi di Quaggiù, abbiamo lavorato nel buio, per tutto questo tempo." L'ascidia pareva farneticare, mentre trafficava ripiegato sul bancone dei suoi attrezzi. Le dita sottilissime, dalle palmature sdrucite, stavano assemblando quella che doveva essere una siringa.

Nero aveva le mani in testa, la scuoteva, allibito. "Ru, non dobbiamo farlo per forza. Non è sicuro. Possiamo... possiamo risalire e fuggire insieme, verso il delta oceanico, non so, non importa dove. Ma comunque insieme!"

"E vivere per sempre insieme così, in questo modo, Nero?" Ribatté l'ippocampo, febbricitante di nervi e paura. "Perennemente frustrati, afflitti, senza poterci appartenere completamente, come abbiamo sempre sognato? Se c'è una minuscola possibilità che..."

"C'è" confermò l'alchimista, secco. "Ma... sarà doloroso."

Nero deglutì. Sentiva la testa pulsargli già di dolore, e gli stavano dicendo che avrebbe dovuto affrontare di molto peggio.

"Che dobbiamo fare? Che ci succederà, di preciso?" Lo esortò Ru, terrorizzato.

"La trasmutazione sarà irreversibile. Ecco... è inutile che vi spieghi che cosa dovrete fare, una volta sulla terraferma. Non lo ricordereste. Ma... io spero che riusciate a capire il prima possibile che, degli umani, di loro emersi non c'è mai da fidarsi." L'alchimista si voltò a guardarli, per poi velocizzare le parole. "Quindi vi spiego che cosa farete ora. Non appena vi inietterò il siero, dovrete nuotare verso la superficie più veloce che potete... mai... mai fermarsi! Dovrete raggiungere il prima possibile... terra. O morirete."

"M-ma che stai dicendo?" Si alterò Nero, confuso. "Risalire così in fretta? Scherzi? Moriremmo! Ci scoppierebbero le vesciche natatorie, avremmo un'embolia devastante!"

L'alchimista lo fissò, allucinato, poi gli puntò contro un dito nodoso e tremante. "Esatto... è... è esattamente quello che succederà. I vostri organi interni si spappoleranno. Le squame vi si staccheranno e lascerete brandelli di corpo. E rinascerete... voi rinascerete.

Ma c'è... anche un altro lato positivo. Le vostre menti saranno pure come quelle di un bambino, ma all'ennesima potenza. Apprenderete molto in fretta la lingua degli umani, i loro usi e costumi. Spero solo... che non vi spaventiate troppo, di loro."

"È pazzia! È troppo rischioso! Nessuno ci assicura che gli umani siano tanto meglio del personale dei sanatori sommersi!" urlò Nero, e cercò un'intesa negli occhi di Ru che non trovò.

L'ippocampo pareva spiritato. Era sopraffatto, ipnotizzato dall'idea di morire in un modo così atroce da non riuscire a concepirlo del tutto. Era pronto a tutto.

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