Prologo

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"Scendi..." ansimava con il suo tono di voce delicato e sensuale, mentre facevo passare la mia lingua lungo tutto il suo corpo nudo e liscio come un diamante pregiato, mentre intorno ai suoi sottili polsi tintinnavano bellissimi braccialetti d'argento.

Sentii un piccolo gemito uscire dalle sue labbra carnose che ricordavano due boccioli di rosa rimasti in vita sulla terra fredda e umida e quel piccolo verso riportava ad una splendida tenera sinfonia proveniente da un pianoforte.

Con le sue mani, decorate da lunghe dita coperte da guanti di velluto nero, mi accarezzò i capelli, accompagnando la mia testa sul suo fiore sbocciato.

Presi a leccare lentamente, lasciando che lei si contorcesse dal piacere. Raggiunsi il clitoride con cui presi a giocare in modo avido, assaporando quel gusto di dolce che lasciava la sua eccitazione.

"Dammi di più... Non mi riesco ad accontentare... Ah... Ah..." continuava a esternare la sua approvazione.

Presi a mordere il clitoride che usciva leggermente dalla vulva, facendole fare un piccolo gridolino di eccitazione e man mano leccavo con foga e mordevo.

" Ancora... Si... Si... "

Una magia si stava formando nel mio corpo, una magia mai provata quando mi frequentavo con i ragazzi. Man mano cresceva un'emozione a cui non riuscivo a dare un nome.

Quella donna era magica.

"Anita... Continua... Non ti fermare... Non voglio ancora venire..." continuava a gemere colei a cui avrei donato tutto il mio corpo, la mia anima, le mie budella.

Con la lingua entrai nella sua vescica assaporando tutto il suo dolce liquido che usciva dall'eccitazione e continuavo a spingere e a strusciarmici dentro.

Era insaziabile e anche io non riuscivo ad accontentarmi.

Mentre leccavo con foga, feci passare le mie piccole mani sul suo corpo fino a raggiungere il suo morbido, formoso e perfetto seno, con cui presi a giocare drizzando i suoi capezzoli.

"Si... Si.... Ancora..."

Le massaggiavo il seno con calma, delicatezza e poi rabbia e di nuovo con calma, delicatezza e grinta.

Iniziai a mordere di nuovo il clitoride, cercando di lasciare il mio segno, la forma dei miei denti, per poi leccarci sopra. Prendevo un po' di fiato e poi ripartivo. Intanto le sue gambe premevano contro il mio corpo, come se stessero cercando riparo, qualcosa che fosse vivo, perché lì, su quel letto, in quella stanza, con quella donna, niente era reale. Era un insieme di ormoni che giravano per la stanza, un insieme di orgasmi che non avevano ancora raggiunto il loro apice e poi quel bellissimo, perfetto corpo cromato, formato dalle sue incredibili forme, quelle gambe che si contorcevano dal piacere sul mio corpo, rendevano quell'atmosfera magica.

"A...anita... Ti prego... Entra..." implorò; così mi fiondai con tutto il volto nella sua vulva leccando, spingendo, mordendo e da quelle bellissime labbra uscì un grido di piacere, avvolto da un'aura magica, un orgasmo che stava attraversando il lungo condotto per arrivare alla punta finale del piacere, per poi fare un enorme vortice che si sarebbe trasformato in un piccolo spruzzo d'acqua che mi avrebbe dissetato solamente per zero secondi, perché subito dopo ne avrei voluto ancora.

Morsi ancora con delicatezza, infilai il mio piccolo dito nel suo ano e iniziai a scavare, a spingere, mentre lei gemeva e chiedeva ancora e ancora e ancora di più. Dovevo andare a fondo o non si sarebbe accontentata.

"Mettine due..."

E così feci. Era piccolo, adatto alle mie piccole dita, con cui iniziai a giocare facendole entrare e un po' uscire, entrare e un po' uscire, seguita dai suoi piccoli perfetti magici gemiti.

"Oddio... Anita... Ah... Ah.... Ah... AHHH... più forte, più forte...."

Non riuscivo a stancarmi, più pretendeva e più volevo dargliene. Iniziai a spingere ancora più forte e a leccare con più foga, mentre il suo corpo si muoveva andando a tempo con le mie mosse e veniva sempre più forte, con così tanta energia, che stavo venendo anche io. Sentivo il mio clitoride rizzarsi e la mia vulva bagnarsi. Mi prese la testa con una mano e me la spinse ancora più contro il suo fiore, supplicando che leccassi ancora di più e poi fece scivolare la sua mano sui miei gioielli e a strofinare con rabbia.

Ora eravamo in due e i nostri corpi presero ad agitarsi in contemporanea, mentre fuori, dalla grande vetrata, i palazzi iniziavano a spegnere le loro luci.

La mia bellissima Clarissa, la mia bellissima Sugar Mommy.

My Beautiful Sugar MommyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora