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La solita routine si presentò la mattina seguente. L'unica cosa diversa era che non dovevo andare a scuola.

Presi i soldi di mia madre che mi aveva lasciato sul tavolo vicino la colazione e uscii.

Era una bella giornata. Il sole splendeva, gli uccellini cantavano, i fiori nascevano e il mio animo era in pace. Insomma, andava tutto bene. Le persone avevano un'aria rilassata, alcuni consumavano la propria colazione all'aperto, altri sfoggiavano i propri vestiti primaverili e i bambini saltellavano per le strade. Come posso dire, sembrava di essere in un videoclip musicale.

Presi il pullman e raggiunsi il centro, per poi dirigermi verso il grande magazzino, che occupava gran parte della città. C'era gente, tanta gente e io facevo parte di quel gruppo immenso di persone che faceva la coda per gli scaffali con il proprio carrello. Presi uno di questi ultimi e cominciai a gironzolare anche io, seguendo la lista della spesa scritta in malo modo da mia madre.

"Pro... Po... Ah no, polvere, ma no... Ma che cavolo c'è scritto?! Polpa, ah no! Polipo... Allora andiamo nel reparto frigo..." andai e presi una scatola di polipo. Ripresi a leggere: "Ce...cer... Cer..." cercai di decifrare le lettere che c'erano scritte e, senza rendermene conto, sbattei contro qualcuno.

"Ehi!" disse quel qualcuno.

"Mi..." ma mi bloccai, riconoscendo quella maledetta, stratosferica voce.

Alzai lo sguardo dal foglietto e davanti mi trovai una donna con un paio di occhiali da sole, un cappellino e un vestito molto normale. Jeans strappati, maglietta corta da ragazzina e una giacchetta di pelle. Ai piedi semplici stivali.

Era bellissima anche così.

"Mi scusi ancora, non volevo farle male."

"Nessun problema. Tranquilla." disse lei, prendendo un barattolo di cetrioli sottoaceto. In che modo così naturale ed elegante aveva preso quel barattolo di cetrioli sottoaceto?

Cercai di spostare il carrello, ma anche lei fece lo stesso, così da ritrovarci di nuovo una davanti all'altra.

"Mi scusi." feci io.

"Scusami tu."

Ma di nuovo ci spostammo in contemporanea e ci mettemmo a sghignazzare.

Si spostò poi lei e io presi dritto.

La cosa che mi stupì maggiormente fu, che mentre ci allontanavamo, entrambe ci voltammo a guardarci un'ultima volta e qui, come per magia, le nostre vite non si separarono per molto tempo.

My Beautiful Sugar MommyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora