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Ero seduta sul divano davanti a Clarissa. Entrambe sudate e ferite, con i capelli disordinati.

Non parlavamo. Ci limitavamo a guardarci dritte negli occhi con rabbia. Non mi sentivo a disagio, mi sentivo un po' vulnerabile, ma pronta ad attaccare se lei mi avesse fatto qualcosa. Ero piena di adrenalina, come se la lotta precedente fosse stata una droga somministrata attraverso le sberle, i pugni e i calci.

Ero lì. Adesso ero lì e avrei fatto qualsiasi cosa per tornare a casa dalle persone che più mi amavano.

"A cosa pensi?" mi chiese improvvisamente.

"A come ucciderti." risposi secca.

"Un pensiero interessante. Dimmi, come faresti?"

Era un modo come un altro, per entrambe, di pianificare lei il mio rapimento, io la mia fuga dal suo rapimento.

"Non so, però guardando sul tavolino davanti a noi potrei usare molte cose."

"Per esempio?"

"Per esempio quel bellissimo tagliacarte o semplicemente un libro, che ti tirerei addosso facendoti perdere la cognizione del tempo e successivamente ti taglierei la gola con il tagliacarte. Oppure userei quel bel paio di scarpe col tacco sul tavolo e te li ficcherei entrambi negli occhi. "

" Sei una brava osservatrice. "

" Può darsi. E tu, come mi rapiresti? "

" Chi ti ha detto che voglio rapirti? "

" Per te uccidere è troppo mondano, Clarissa. Sei una donna raffinata, di gran classe e che fa le cose più pulite e losche contemporaneamente. Pur di non farti beccare. "

"Incominci a piacermi." mi disse.

"Tu sei stata una buona maestra."

"Grazie, cara e tu una buona allieva, allora."

"Allora, come mi rapiresti?"

"Aspetto che tu faccia la prima mossa."

Guardai le sue mani e le notai calme, rilassate. I suoi occhi erano neutri. Non sprigionavano neppure un emozione lieve lieve.

"Dal tuo comportamento, Clarissa, direi che non è il tuo primo rapimento."

"No. Esatto."

"Tu rapisci chiunque ti interessa, ma a cui non interessi più tu?"

"Proprio così."

"Sai, conosco un buon analista."

"Davvero? E come mai lo conosci?"

"Perché ho dovuto frenare la mia rabbia di essere fermata dalle persone." e così dicendo la colpii con il libro in faccia, facendole prendere un colpo, per poi ficcarle il tagliacarte dritto sullo sterno e subito correre via.

Riuscii a raggiungere l'uscita e mi diressi immediatamente verso l'auto. Neanche lo avesse fatto apposta c'erano le chiavi e pure un sacco nero dove avrebbe infilato il mio esile corpo. Misi in moto e sparii. Dal retro visore non la vidi, forse ero riuscita ad ucciderla.

Ora cosa avrei dovuto fare?

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Ti amo Clarissa, ma allo stesso tempo mi spaventi.

Ci rivedremo in una prossima vita.

My Beautiful Sugar MommyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora