4. RICORDI

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Siamo tornate in albergo e io non riesco a non pensarci.
Se non fosse lui e avessi preso una svista?
Invece no, è la realtà.
«Dimmi un po'.» mi disse Louise, come se già sapesse tutto.
«Cosa?» le risposi quasi sgranando gli occhi. Ero sicura che avesse capito cosa avevo. Si accorge sempre di tutto.
«Ma per caso, prima per strada, hai visto qualcuno?»
«No.» mentì «E chi avrei dovuto vedere?!» risposi voltandomi, anche se non c'era motivo di mentire, lei già sapeva.
«Ah non lo so! Dimmelo tu: sembrava che avessi visto un fantasma.»
«Va bene, hai vinto! Era Brandon.» risposi voltandomi verso di lei.
«Sicura fosse lui?» chiese Louise, quasi incredula.
«Non lo so.» risposi sbruffando. In fondo anch'io avrei voluto fosse davvero lui.
Qualcosa poi mi fece capire che Louise fosse delusa: lei mi dice sempre che qualsiasi cosa succeda, posso parlarne con lei, ma non sempre lo faccio, non so nemmeno io per quale motivo.
Sono sempre stata troppo timida per confidarmi con qualcuno, anche con Louise, che è una delle persone più importanti per me. Sono consapevole del fatto che devo cambiare. Sono consapevole che così non andrò mai da nessuna parte, ma devo cambiare. Per me e per le persone che mi circondano.
Credo che questa paura sia nata quando i miei si separarono, avevo solo nove anni. Mi crollò il mondo addosso. Papà andò a vivere in New Jersey, dai miei nonni paterni, mamma se ne andò di casa, abbandonandomi. Non mi disse niente, non mi lasciò niente, non una carezza, non un bacio. Niente. Solo il vuoto.
Due anni dopo il loro divorzio, mi sentivo malissimo: smisi di andare a scuola, mangiavo pochissimo e quasi mi isolavo dal resto del mondo. Non ho parlato con nessuno per mesi, nonostante tutti cercassero di aiutarmi. Mi sentivo come se fossi contro il mondo. O forse era il mondo contro di me. Un misero granello di sabbia isolato dal resto di una spiaggia.
Solo dopo mesi cercai di guarire dai miei disturbi alimentari, smisi di isolarmi e tornai di nuovo a scuola. Tutto grazie alla mia famiglia e a Louise che mi fece sentire amata in ogni istante.
Se non fosse stato per i miei nonni materni, io sarei persa. Senza di loro non avrei mai potuto imparare ad apprezzare ciò che la vita ci offre, che siano cose grandi o piccole.

Mentre stavo disfando la mia valigia rossa, che rimase lì tutto il pomeriggio, poi riprendemmo il discorso.
«Beh, se tu dici che l'hai visto, ti credo, anche se mi sembra strano.» chiese Louise, che nel mentre mi aiutava a mettere i vestiti nell'armadio.
«Certo che è strano! Come è possibile? Sono in vacanza in Malibu, una città enorme! Tra tutti i posti in cui poteva essere per trascorrere le sue vacanze, proprio qui?!» risposi chiudendo velocemente la valigia e dirigendomi verso la finestra.
«Allora un metodo ci sarebbe.» mi disse Louise.
«Cioè?» risposi voltandomi velocemente verso di lei, incuriosita e ansiosa allo stesso tempo.
«Domani sera andremo in quella strada dove l'hai incontrato, per vedere se si presenta di nuovo. Che ne pensi?»
«Sarebbe una bella idea, ma sinceramente ci rinuncio.» le confessai, guardando fuori dalla finestra.
«Non puoi rinunciare proprio adesso. Può darsi che avrà affittato una casa lì, oppure alloggia in albergo lì vicino.» mi rispose, mentre si avvicina a me.
«Non lo so sinceramente, non voglio pensare sempre e solo a lui. Sono venuta qui in vacanza per distrarmi da ogni mia preoccupazione, e lui rientra nelle mie preoccupazioni.» risposi appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
«Non voglio che tu soffra, mi piacerebbe vederti felice con lui. Già vi vedo mano nella mano che passeggiate in una stradina con luce offuscata. Poi lui si gira verso di te e ti bacia appassionatamente.» disse Louise, in una maniera che non capii nemmeno io, anche se devo ammettere mi ha fatto ridere un po'.
«Tanto non succederà mai.» dissi quasi piangendo.
«Chi lo dice! Non puoi saperlo se non ci provi.» disse lei, in maniera seria. «Dai, si è fatto tardi, andiamo a dormire prima che mia madre entri in camera e si arrabbi.» mi disse ridendo.
«Oh sì, non sia mai.»
Mi distesi sul letto e cercai di non pensare a Brandon. Magari non era lui. Avrò preso sicuramente una svista.
Cominciai ad accendere di continuo il mio cellulare. Magari mi avesse scritto! Sarebbe un sogno meraviglioso. Erano solo film mentali, i miei.
«La finisci di accendere quel maledetto cellulare?!» mi disse Louise, lanciandomi il cuscino in faccia, ridendo come una scema.
«Scusami.» dissi ridendo e rilanciandole il cuscino.
Passata questa dannata ansia, riuscii a dormire serenamente.

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