37. BALLI SENZA COPPIE (parte due)

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Ero scioccata dal comportamento di Louise, ma a quanto pare io e Brandon non avremmo risolto niente, per cui andammo a scuola senza dire una parola per tutto il tragitto, nemmeno quando Louise iniziò ad urlare dal finestrino dell'auto che era già ubriaca.
Entrati a scuola, mi sentivo come in una scena di un film, un po' come l'entrata scenica di Cher nel film "Clueless" durante il suo primo giorno di scuola. Ero come lei, tutti mi guardavano, mi sentivo come se fossi parte di una sfilata.
«Questa sarà la mia serata!» esclamò Louise iniziando a ballare come una pazza.
«Ci conviene starle dietro.» aggiunse Brandon bevendo uno spritz.
Ero in ansia per Louise, perché in quel periodo aveva superato ogni suo limite, in ogni cosa. Specialmente in una cosa: l'alcool. Beveva come una spugna una sera sì e l'altra pure, e io non riuscivo a gestirla. Ogni volta che alzava il gomito diventava un'altra persona, e anche io, visto che non ci vedevo più per la rabbia. Quella sera si buttò in pista e iniziò a ballare come un'assatanata.
«Non esagerare!» la avvisai raggiungendola. Non so perché la avvertii in modo così calmo, fosse stato per me le avrei afferrato il polso, fatta ragionare e trascinata a casa.
Come se non avessi detto nulla, facendo finta di non sentirmi, si avvicinò al tavolo delle bibite e degli snack, prendendo, non uno, ma ben due bicchieri di... qualcosa.
«Hey, almeno fai finta di ascoltarmi!» le dissi.
«Tranquilla, mi fa schifo la birra.» aggiunse prendendo un altro bicchiere di birra alla sua destra.
«Sì... ti fa schifo...»
«Jason non si fa vedere, che peccato, gli volevo spaccare la faccia!» concluse, avviandosi verso la pista.
Mi sedetti su una sedia: ero abbastanza ansiosa, non ce la facevo a vedere Louise in quelle condizioni, era più forte di me. Vidi Brandon avvicinarsi a Louise, cercando di farla ragionare, ma lei fece finta di nulla e continuò a ballare. Poi si avvicinò a me.
«Non vieni a ballare? Tutto bene?» cominciò a farmi mille domande, si sedette vicino a me e appoggiai la testa sulla sua spalla. «Ascolta, capisco che sei preoccupata, ma almeno è uscita di casa, almeno è viva e vegeta e si sta divertendo.»
«È vero, ma io non voglio che si giochi la salute, bevendo così tanto si farà solo del male.» risposi, alzando la testa dalla spalla del mio ragazzo.
«Credi che non lo sappia, però sai che ti dico? Lasciala perdere, non puoi fare da babysitter tutte le volte. Goditi la festa!» mi disse, appoggiando la fronte sulla mia.
Sapevo che aveva ragione, e in effetti volevo seguire il suo consiglio, così faccio per alzarmi ma lui mi ferma.
«Posso farti una domanda?» mi chiede, mentre stavo morendo dall'ansia. «Ecco, ehm... a te è, come dire, piaciuto?»
«Di cosa stai parlando?» ero confusa, ma forse avevo capito a cosa alludeva.
«A quello che è successo in macchina, mentre ti accompagnavo a casa.»
Rimasi pietrificata dalla domanda, se non imbarazzata. Ma che razza di domanda era quella?!
«Be', ecco io non... è stata la mia prima volta, io non saprei come giudicarla, ma perché... perché una domanda del genere?» chiesi, ancora più confusa.
«Be', non ne abbiamo mai parlato veramente, e ogni volta che provavo a parlarne te ne scappavi via, quindi...»
«Ok, esattamente cosa vorresti sapere?» dissi io.
«Be', se ti è piaciuto...»
«Sì.» dissi imbarazzata. «mi è piaciuto. E a te?»
«Che domanda è?» chiede Brandon, ancor più imbarazzato.
«Vedi come ci si sente a dover rispondere a domande del genere?» dissi io, ridendo e Brandon mi diede un bacio.
«Va bene, vuoi ballare?»
«Certo!» e ci alzammo per andare in pista.

Il dj avviò un lento, ma qualcosa non andò per il verso giusto.
«COS'È QUESTA MERDA?!» Louise iniziò ad urlare come una matta verso il dj. «MI STAVO SCATENANDO E POI METTI QUESTA CAGATA?!» continuò ad urlare contro il dj sempre di più, attirando l'attenzione di tutti.
Smisero di ballare, c'era chi rideva per la scenata che stava facendo Louise, e chi invece, come me, era abbastanza preoccupato.
«Ma chi è questa sciroccata?!» rispose il dj alzando leggermente la voce.
Louise era completamente fuori di testa, come se fosse un computer rotto, dava i numeri. La raggiunsi correndo. «Calmati Louise!» urlai dall'altro lato della pista, io e Brandon la prendemmo per le braccia ma lei continuava ad agitarsi.
«SCEMA! SCEMA! SCEMA!» il dj e alcuni ragazzi iniziarono ad urlarle contro insultandola in coro.
«COME MI HAI CHIAMATA BRUTTO PEZZO DI MERDA?!» si avvicinò verso di loro con un bicchiere di vetro nella mano destra e un bottiglia di birra nella mano sinistra.
«No, no, no, no LOUISE!» la rincorsi come una cretina e Brandon fece lo stesso.
«Fermati Louise!» urlò Brandon.
Presi Louise da dietro, come un sacco di patate e cercai di allontanarla da quel dj, ma riuscì a staccarsi da me.
«Brandon fermala!» continuai.
«Ma come faccio?!» ribatté lui.
Brandon cercò di afferrarla per il braccio, ma Louise gettò la bottiglia sulla console e il bicchiere in testa al dj.
«Oh mamma santa, è la fine.» aggiunsi, dire che ero ansiosa era troppo poco.
«LASCIAMI!» urlò Louise.
Un ragazzo la afferrò per i fianchi, non era un ragazzo qualunque ma era proprio lui: Jason.
«METTIMI GIÙ! NON MI DEVI NEMMENO SFIORARE!» continuò ad urlare e finalmente la portò fuori dalla palestra.

La festa purtroppo finì, niente musica equivale a niente ballo.
Andammo nel giardinetto della scuola, ci sedemmo sulla panchina ed ero confusa, anche più della confusione che provavo quando mamma se ne andò.
«Ma cosa ti salta in mente? Ma poi tu, perché sei venuto? E tu Louise perché ti comporti come una deficiente? MI STATE FACENDO SALTARE LA TESTA!» adesso ero io fuori di me, non era la rabbia a farmi urlare ma l'ansia che mi portava ad un agitazione indescrivibile.
«È colpa sua se è successo tutto questo.» aggiunse Louise puntando il dito contro Jason.
«Colpa mia? Dovresti ringraziarmi che ti ho salvato la pelle lì dentro» continuò Jason, alzando la voce.
«Ringraziarti? Ma ti senti quando parli?» urlò Louise alzandosi di colpo dalla panchina.
Ero stufa. Se Louise avesse continuato a parlare anche solo per un cazzo di secondo la avrei picchiata e lasciata a terra KO.
«Ok, mi avete rotto il cazzo, TUTTI E DUE!» urlai, Brandon mi guardava impietrito, aveva paura che se avesse respirato un po' più rumorosamente lo avrei picchiato, per cui trattenne il fiato; Jason mi guardò nello stesso modo in cui Louise mi guardò. Tutti erano pietrificati dalla mia reazione. «Adesso voi due state zitti, prima che vi sotterri di trenta centimetri.»
«Joanie, non penso che siano...» iniziò Louise, ma la interruppi subito.
«Zitta, adesso voi vi sedete qui, parlate come persone civili, e chiarite. Sono stanca di farti da babysitter per via dell'instabilità di questa relazione, è chiaro che entrambi abbiate qualcosa da dirvi. Io e Brandon ci allontaniamo, e voi parlate, e se vedo che uno di voi due fa qualche movimento brusco, che sia per alzarsi, che sia per minacciare di percosse, vi ritroverete con un calcio nel culo. Sono stata chiara?»
Tutti mi guardavano scioccati, mancava poco che Louise si mettesse a piangere, forse perché sapeva che in fondo avevo ragione, mentre i ragazzi non dicevano niente.
Io e Brandon ci allontanammo, e per cinque minuti siamo stati in silenzio, fino a quando non ruppi il ghiaccio.
«Mi sono davvero stancata, mi gira la testa a furia di urlare.»
«Devo ammettere che mi sono cagato addosso solo sentendoti.» disse Brandon, e io risi.
Da lontano i due parlavano, non capivo se in modo acceso, ma almeno stavano rivolgendo la parola all'altro.

POV LOUISE
Non avevo proprio niente da dire a quel disgraziato. Sentivo che se gli avessi detto anche solo una parola, tutto sarebbe finito con una lapide e una denuncia per omicidio colposo.
«Senti...» Jason iniziò a dire una parola dopo dieci anni.
«Non voglio sentire nulla.» aggiunsi subito dopo e mi girai dall'altro lato.
«Ora basta! Finiamola di fare queste scenate del cazzo, io voglio chiarire.» mi mise una mano sulla spalla, ma io mi alzai dalla panchina, poi guardai Joanie che mi stava già fulminando, e mi risedetti contro voglia.
«Ascoltami bene, io non so nemmeno cosa voglia dalla mia vita, non puoi spuntare all'improvviso un giorno e decidi di farti vivo. Io non sono un robot, non puoi giocare con i miei sentimenti come se fossero delle carte da poker. Adesso voglio andare a casa, sono stanca e... e non ti voglio più vedere.» alzai i tacchi e mi diressi verso la macchina, nonostante sapessi che Joanie mi avrebbe uccisa.
«Louise... aspetta!» urlò da lontano.
Salii in macchina, cercavo di trattenere le lacrime, ma in realtà stavo esplodendo dentro.
«Parti Brandon, voglio andare a casa.» dissi, urlandogli dal finestrino.
Salì in macchina e la mise in moto. Piangevo senza far rumore, guardando il paesaggio scorrere dal finestrino e le luci dei lampioni che illuminavano la strada. Tornai a casa e volevo solo sparire.

SPAZIO ALL'AUTRICE
Carissimii! Che ne pensate di questo capitolo?
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Forse Louise si deve dare una calmata secondo voi?

Ah... voi a quale personaggio vi sentite più vicino? Io credo di essere Joanieee.
SCRIVETELO NEI COMMENTI! Sono molto curiosa. 🙃

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