30. SEI BELLA QUANDO SORRIDI

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Arriva il giorno in cui finalmente saremmo andati a prendere definitivamente la macchina per Brandon.
Prima di uscire di casa però dovevo occuparmi di Bella.
Andai nella mia camera con una ciotola piena di croccantini. Era distesa sul letto, prona, con il muso appoggiato alle zampette. Appena mi sente arrivare, alza la testa di scatto, realizza ciò che avevo in mano, e corre di scatto giù dal letto, impaziente di mangiare. Era davvero carina. Non avevo ancora realizzato che fosse mia quella cagnolina così... bella!

Rimango lì a fissarla mentre divora il contenuto di quella ciotola, per poi scendere in salotto, dove i miei nonni guardavano la TV, nel mentre Bella mi seguii.
Mi rivolsi a loro, chiedendogli di tenere d'occhio il cane mentre io ero a fare un bagno.
Risposero che per loro non era un problema, così, mentre il cane rimase in salotto con i nonni, salii in camera mia, mi tolsi i vestiti, presi il cambio e andai in bagno, a riempire la vasca. Era tutto così... tranquillo! Non avevo preoccupazioni di nessun tipo: i nonni tenevano d'occhio Bella, non ero in ritardo per il mio appuntamento con Brandon, per cui non avevo fretta. Ero serena!
Anche se di certo non avrei potuto passare l'intera mattina nella vasca, quindi dovetti uscire dopo nemmeno tre minuti.
Uscita dal bagno inizio a vestirmi velocemente (anche se, ripeto, non ero in ritardo). Una volta vestita, decido di truccarmi. Qui arriva il problema...
Impiegai troppo tempo per truccarmi, all'incirca 20 minuti.
Dopo un po', sentii bussare alla porta: era la nonna:
«Sei pronta?»
Sgranai gli occhi.
Corsi in bagno a sciacquarmi la faccia e quindi struccarmi, mentre le urlai:
«Certo.»
«C'è Brandon che ti aspetta in cortile.» aggiunse Angie.
Esco di fretta dalla camera e nonna mi accompagnò in cortile.
Vedo Brandon da lontano, appoggiato alla portiera dell'auto di Edward. Saluto entrambi e salgo in macchina.
Edward fece partire la macchina, e si allontanò dal vialetto di casa. Dopo cinque minuti di silenzio totale, Edward si rivolse a me dicendo:
«Joanie, ti va di pranzare con noi?»
«Certamente, avviso a casa.» presi il cellulare nella tasca della mia giacchetta di jeans e telefonai la nonna per avvisarla.

«Finalmente avrò una macchina tutta per me!» esclamò Brandon guardandomi, come se avesse pianificato qualcosa.
«Non esultare troppo…» aggiunse il padre sorridendo «non credere che un ragazzino di appena diciotto anni sia libero di fare qualsiasi cosa.» concluse Edward.
Brandon fissò il padre, con un sorrisetto alquanto ironico.

**

Finalmente arrivammo. Brandon non era più nella pelle. Iniziò a saltellare come uno stupido fino a quando non ebbe la sua nuova auto davanti a sé.
Firmammo tutte le carte e poi andammo a mangiare tutti insieme.
Edward, evidentemente indeciso su cosa mangiare, mi chiese:
«Joanie, ti piace il cibo italiano?»
«Non credo di aver mai assaggiato un piatto italiano.» a questa mia affermazione, Brandon mi rivolse un'occhiataccia.
«Ma sei seria?» mi chiese Brandon mettendosi le mani sulla testa.
«Se mi metti una pizza davanti mi metto a ridere.» dissi più ironica che mai, Edward cominciò a ridere.
«Devi sapere che mia madre é italiana.» cominciò Brandon.
«Già, però i genitori si trasferirono in America per avere una vita migliore, quindi un nuovo lavoro.» continuò Edward.
«Mamma dice che le manca molto l'Italia e che un giorno vorrebbe andarci di nuovo.» concluse Brandon, sorridendo.
Continuammo a parlare dell'Italia, poi Edward mise un punto alla conversazione per poter chiamare la moglie e chiederle di preparare un pranzo all'italiana.
Non avevo la minima idea delle origini della madre, mi ha alquanto stupito.
Ho sempre amato la cultura italiana e avrei pagato oro pur di visitarla un giorno. Anche se, per ora, questo sogno rimarrà tale.

Arrivammo a casa dei Warlock, il giardino era davvero grande. Avrebbe potuto ospitare due squadre di calcio per un buffet!
Dalla porta del retro intravidi la madre di Brandon. Solare, come sempre d'altronde.
«Ciao Joanie, entra.» mi saluta «Sono davvero contenta che tu sia qui.» disse, abbracciandomi.
«Anche io, molto.»
Entrammo in casa: un salotto molto grande e addobbato.
Ho sempre apprezzato la famiglia di Brandon, mi ha sempre trattato come se ne fossi parte, mi hanno sempre aiutata e ospitata. Dire che sono una parte fondamentale per me é poco.

Dopo una mezz'ora di chiacchiere ci sedemmo a tavola, Clara servì un pranzo all'italiana.
«Ho preparato una lasagna per primo, la carne fiorentina per secondo e per dolce un tiramisù. In Italia così si mangia!» esclama Clara e sorrise.
Ma davvero in Italia esiste un primo, secondo e addirittura il dolce?!
«Davvero buona questa lasagna!» dico mangiandone un altro po'.

Dopo pranzo, Brandon si offrì volontario per accompagnarmi a casa, così salimmo in macchina, dopo aver salutato Edward e Clara.
«Prego signorina.» mi aprii lo sportello della sua macchina e salii su «Ti va di fare un giro prima di tornare?» mi chiese guardandomi negli occhi.
«Certamente!» esclamai e iniziai.

Accendemmo lo stereo e mettemmo la musica ad alto volume. Porsi la mia testa fuori dal finestrino, mentre il vento mi scompigliava i capelli. Una volta rientrata la testa in auto, ridendo come una cogliona, Brandon disse:
«Sei bella quando sorridi.»
Lo guardai, e gli diedi un bacio sulla guancia destra.
Dopo qualche minuto, fece una manovra strana e fermò l'auto in un posto alquanto strano, isolato dal resto della città. Confusa, gli chiedo:
«Perché ti sei fermato?»
Aveva lo sguardo fisso sul volante, i suoi respiri divennero più forti. Credevo si stesse sentendo male.
«Quando sei vicino a me, ho una strana sensazione…» non capisco cosa intendeva.
Era stanco di me? Non mi sopportava più? Gli stavo sulle palle? Voleva uccidermi? COSA INTENDEVA?!
«Cosa? Non ti va di stare più con me?»
Appena pronunciai queste parole, fece un sospiro, si girò a guardarmi negli occhi, e si avvicinò sempre di più a me.
«Non hai capito niente allora.» disse ridendo.
(era sempre più vicino)
Le sue labbra erano sempre più vicine alle mie.
Mi diede un bacio, fino a qui niente di strano.
I suoi baci si spostarono sul mio collo. Era una sensazione nuova. Non credo di aver mai provato qualcosa del genere.
La sua mano destra si spostò sui miei fianchi, per poi finire sotto la mia maglietta. Non avevo intenzione di fermarlo, stavo bene.
Per me Brandon era ed é tutto, lo amo e mi fido di lui.
Le nostre labbra erano ancora unite, come se fossero incollate. Brandon aveva ancora la mano sotto la mia maglietta, fino a quando non me la toglie di dosso, gettandola sul sedile posteriore. Io feci lo stesso con lui, togliendogli la maglia. Adesso i nostri petti erano davvero vicini.
Brandon staccò le labbra dalle mie, dicendo:
«Non ti obbligo se non vuoi.»
«Sta' zitto.» Non avevo intenzione di rovinare tutto, quel momento era perfetto.
Mi guarda sorridendo, e continua a baciarmi.
Entrambi ci slacciammo i pantaloni e...
SAPETE GIÀ COS'È SUCCESSO, É GIÀ IMBARAZZANTE COSÌ.

Dopo una ventina di minuti, ero abbracciata a Brandon.
Non potevo credere a ciò che era appena successo.
«Ti riporto a casa.» disse.
Davvero? Questo é ciò che pensava?
«Brandon, va tutto bene?» lo vedevo alquanto strano.
«Certo che va tutto bene. É solo che non mi sarei mai aspettato di farlo così.»
Cosa cazzo stava dicendo?
«Cosa vuoi dire?» non lo stavo capendo affatto.
«Non so perché abbia accostato, mi é venuto spontaneo parcheggiare la macchina e…»
«Brandon, é tutto ok. Non provare a sentirti in colpa, anche perché credo sia stato davvero... fantastico.»
Brandon si voltò per guardarmi negli occhi, e mi diede un altro bacio.
«Va bene, adesso ti riporto a casa!»
Mi vestii in fretta e lui fece lo stesso. Mise in moto la macchina e mi riportò nel vialetto di casa.

«Ci sentiamo!» mi saluta e chiudo lo sportello.

SPAZIO ALL'AUTRICE
Eccomii con un nuovo capitolo!

Soo un po' di domandine:
ve l'aspettavate la scenetta tra Joanie e Brandon? Secondo voi bisognava aspettare un altro po'?

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e... nulla, al prossimo! 💕

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