24. DI NUOVO A CASA

15 7 0
                                    

È arrivato il giorno della partenza. Ero in stanza con Louise, ci stavamo preparando. Mi girai verso di lei, per chiederle:
«Hai parlato con Jason?» lei, nel mentre, prendeva le sue ultime cose dall'armadio.
«Non proprio.» mi sarei dovuta aspettare una risposta del genere.
«Dovete parlarne. Lo sai Louise.»
Non ebbi risposta: era evidentemente troppo triste per parlarne.
Riprendemmo a fare le nostre cose: Louise probabilmente era prossima al pianto, io invece stavo mettendo a posto i libri che lessi durante questa vacanza.
Sentimmo bussare alla porta. Tre colpetti netti. Andai ad aprire e trovai Jasmine, vestita in maniera anche elegante: aveva una camicia bianca, immacolata, una gonna abbastanza lunga e delle scarpe da ginnastica. Era davvero... carina.
«Tra un'oretta si parte. Abbiamo già riportato l'auto che avevamo noleggiato al proprietario.» ci disse Jasmine.
«Sì, va bene, arriviamo subito.»

Squillò il telefono. Era Brandon, che mi avvisava del fatto che stesse salendo per darci una mano con le valigie. Appena lessi il suo messaggio, il mio cuore iniziò a battere fortissimo: è per questo motivo che lo amo, è sempre disponibile, aiuta gli altri e c'è sempre per me.

Bussò alla porta, mi salutò con un bacio e aiutò Louise con la sua valigia, mentre io prendevo la mia.
Scendiamo nella hall, e mi pietrificai.
Non volevo crederci. Perché qui?
«C-ciao.»
La mia rabbia iniziò a farsi sentire, i miei pugni a serrarsi e Brandon e Louise a preoccuparsi della mia reazione. Brandon appoggiò la valigia che aveva in mano per terra, si avvicinò a me, mi guardò dritto negli occhi e mi disse:
«Joanie, calmati.» a voce bassa.
Corinne e Michael erano lì, in piedi di fronte a noi. Sembrava una scena da film western, in cui i protagonisti si trovano l'uno di fronte all'altro, con le pistole pronte, ma in questo caso (e aggiungerei anche PURTROPPO) non avevo un'arma con me. Brandon si girò verso di loro, chiedendo:
«Cosa volete?» chiese Brandon «Vi abbiamo avvertiti una volta, non vogliamo avere niente a che fare con voi facce di merda.»
«Vedo che stai bene.» disse Michael.
Brandon, dopo questa, si incazzò.
«Allora? Cosa volete dirci?» continuò Brandon, avevo paura per una probabile una nuova rissa.
«Volevamo essere sicuri che tra di noi non ci fosse più rancore.» disse Corinne. «Ascoltate ragazzi, a noi dispiace davvero, per ogni cosa. Non potrete odiarci per sempre.»
«Sai, Corinne? Tra me e te c'è una bella differenza...»  dissi, ormai inutile dire che la mia rabbia era alle stelle «Io non insisto, lo trovo fastidioso. Poi ci sei tu, che fastidiosa lo sei, e lo sei sempre stata.»
«Ascolta Joanie, ci dispiace davvero per tutto. Ci sentiamo in colpa per ciò che vi abbiamo fatto passare.» disse Michael, che, nonostante avesse capito che facendo così non risolveva nulla, pensava di addolcire tutti e tre.
«Tu non devi nemmeno parlare, hai capito? Tu, lurido stronzo, mi hai fatto sentire un oggettino sessuale, una persona sporca. Non provare a dire che ti dispiace, dato che non eri dispiaciuto quando in cella hai provato a toccarmi come se fossi la tua puttana.» forse mi sto ripetendo abbastanza. «Ne abbiamo già parlato: osate di nuovo provare ad avere contatti con noi, e giuro su Dio, che vi ammazzerò come voi avete ammazzato la mia sicurezza.»
Louise mi guardava a bocca aperta, mentre Brandon guardava i due idioti con disprezzo. Michael e Corinne, così, uscirono dalla porta dell'albergo, con la coda tra le gambe. Fu l'ultima volta che sentii parlare di loro, fortunatamente.
Aspettammo cinque minuti, per non rischiare di vederli di nuovo, per poi raggiungere Tom e Jasmine.

Fuori, vicino all'auto c'era anche Dave, il nostro 'autista', e i genitori di Brandon, che volevano salutarci.
«Hey ragazzi!» urlò Dave.
«Ciao!»
«Se per voi va bene, io e Jason vi accompagnamo all'aeroporto. Ho noleggiato un furgoncino.» ci disse.
«Davvero?! Ci farebbe tanto piacere.» disse Brandon.
«Perfetto allora. Avvisate gli altri.»
Quindi avvisammo i genitori di Louise e di Brandon.
Dave portò le nostre valigie con sé per portabagagli. Approfittai della confusione generale per poter parlare con Louise.
«Allora? Hai parlato con Jason?»
«C'è ancora tempo.»
«Ascoltami Louise, stai procrastinando da una settimana. O parli con Jason o rimarrai con il rimpianto per un bel po'.»
Ci fu un momento di pausa, in cui credo che lei abbia riflettuto sulla sua relazione e sul suo sentimento per Jason.
«E va bene.»
Raggiungemmo i ragazzi mentre Louise chiamò il ragazzo in privato.

(POV Louise)
Ero molto in ansia. Dovevo parlargli. Non dovevo rimandare più. Mi avvicino a lui, lentamente, gli chiesi di allontanarci per parlare.
«Ascolta, Jason, dobbiamo parlare.» dissi a lui.
«So cosa vuoi dirmi.» rispose senza aspettare.
«Ascoltami un attimo: io non credo di aver mai provato i sentimenti che provo per te con nessun'altro, NESSUNO. Io... non voglio perderti, non ho intenzione di allontanarmi da te.» aggiunsi, iniziando quasi a piangere.
«Louise, ascoltami.» mi guardò dritto negli occhi, avvolgendo le sue mani sulle mie guance «Non ho intenzione di perderti, ok?  Io ti amo, non credo di aver mai conosciuto nessuna come te, e nessuno può comprendere il mio immenso amore nei tuoi confronti. Ti prometto che ti chiamerò ogni maledetto giorno, se possibile anche di notte, pur di non allontanarti da me.»
Lo guardai negli occhi. Era la prima volta che diceva queste cose, io... non potevo crederci.
Si avvicinò al mio volto, mi diede un bacio, che era tutt'altro che felice. Successivamente mi abbracciò, con le sue braccia che avvolgevano i miei fianchi, e le mie che gli avvolgevano il collo.

(POV Joanie)
È ora di andare, mi dispiace molto lasciare questo posto.
Dave ci fece salire sul furgoncino, mise in moto e partimmo.
Durante il viaggio ci fu un silenzio tombale, nessuno parlava. Ormai c'era un imbarazzo generale, non sapevo nemmeno il motivo. Ero stufa e annoiata: quella quiete era snervante. Presi il mio telefono, aprii Spotify e misi 'Hold the Line', canzone dei Toto.
Gli occhi di tutti erano puntati su di me: chi riconobbe la canzone, chi per divertirsi si alzò in piedi per ballare, chi iniziò a cantare a squarciagola. Persino gli adulti divennero bambini per qualche minuto.
Questo é il bello della musica: unisce tutti.

Eccoci, siamo arrivati in aeroporto.
Scendemmo dal furgoncino, salutammo Dave e Jason con un caloroso abbraccio collettivo, tranne Louise, che aspettava che tutti si allontanassero dal suo uomo. Lei corse da Jason, che quasi cadde all'indietro, si baciarono un'ultima volta, poi si allontanarono.

Dopo una lunga coda, dopo una lunga attesa, eccoci saliti.
Io mi misi vicino al finestrino, come sempre, avrei potuto vedere la California dall'alto per un'ultima volta. Brandon era seduto affianco a me e appoggiai la testa sulla sua spalla, mentre Louise piangeva, guardando fuori.
Durante il viaggio mi misi a pensare a tutto ciò che abbiamo fatto qui. A tutte le risate, le mangiate e anche le litigate. A quando proprio qui in California mi sono fidanzata con il ragazzo che amo più al mondo e a quanto mi sono divertita con lui.
La fortuna è che posso continuare a stare con Brandon e a passare altro tempo con lui, cosa che, purtroppo, Louise non avrebbe potuto fare.
Non dimenticherò mai quest'estate.

California, spero di rivederti molto presto!

SPAZIO ALL'AUTRICE
eiii! 💕
Abbiamo visto una Joanie che riesce ancora a far zittire Michael ahaha.
Hanno lasciato alle spalle la California, cosa li aspetterà ad Austin?

FINO ALLA FINE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora