34. TANTI AUGURI A CHI? (prima parte)

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«Joanie! Insomma, dormi o fai finta?!» mi svegliai all'improvviso e sentii il mio nome provenire dal piano di sotto. In quel momento non sapevo chi fosse, ma decisi di seguire le sue indicazioni.
Mi alzai dal letto con gli occhi socchiusi, rimasi a contemplare il nulla più assoluto, fino a quando non mi resi conto di star guardando il comodino. Guardai l'orologio che segnava le 7:00 a.m. in punto.
Scesi le scale sbadigliando, mi sedetti su uno scalino.
«Joanie ti muovi!» continuò la voce, che capii proveniva dalla cucina, poi la sentii avvicinarsi «buongiorno.» In quel momento mi chiedevo come potesse non provare neanche un briciolo di sonno o stanchezza.
Dalla cucina uscì la nonna, pimpante e sorridente. Ogni giorno mi chieda come faccia: non è la persona più giovane del mondo, eppure ha sempre quella buona volontà che a me manca, anche avendo un quarto dei suoi anni.
«È prestissimo, ma è successo qualcosa?» chiesi, ancora intontita. Sembravo uscita da un lungo coma.
«È passata Jasmine poco fa, questa è per te.» mi porse un foglietto, una lettera per la precisione, me la porse e se tornò nella cucina.
Inziai a preoccuparmi, non mi avevano mai scritto lettere prima d'allora, e questa poteva essere molto facilmente una cosa negativa.
Poi riflettei: mia nonna non è a conoscenza di ciò che accadde tra me e Brandon, quindi iniziai a farmi tanti di quei film mentali che Anastasia di Cinquanta Sfumature di Grigio, in confronto, era una sempliciotta.
La aprii di fretta, cominciai a sudare, le mani mi tremavano. Sembrava che stessi per aprire una lettera spedita da Pennywise o Jack Torrance in persona.
Lessi le prime righe. Da lì i miei polmoni iniziarono a gonfiarsi più lentamente. Era un invito, niente di così scandaloso.
«Cosa c'è scritto in quella lettera?» mi chiese il nonno, che cercava di leggerla mentre scendeva le scale.
«Oggi è il compleanno di Ben, il fratello di Louise, e questo è un semplice invito. Tranquillo, nessun malintenzionato mi cerca!» dissi in maniera ironica.
Non mi aspettavo che fece salti di gioia, ma nemmeno che mi afferrasse il braccio. Non capivo il perché di questo gesto, fino a quando non lo guardai in faccia e notai che mi stava facendo cenno di andare a parlare in privato.
«Nonna, se non è un problema vado a riposarmi ancora un po'.»
«Va bene, va' pure!» disse.
Poi mi girai verso il nonno e gli feci cenno di salire al piano di sopra.
«Cosa c'è?» non stavo capendo nulla, anche perché appena sveglia...
«Perdonami tesoro, ma quando hai intenzione di dire alla nonna ciò che è successo con il tuo fidanzatino?» mi disse accarezzandomi la guancia. Non pensavo che nonno potesse essere così comprensibile.
«Alla festa le racconto tutto. Promesso.» feci un sorriso.
«Siamo stati invitati anche noi al compleanno?»
«Ovviamente! Ci tengono a voi.» mi abbracciò, mi baciò sulla guancia e scese in cucina, dove la nonna gli stava preparando la colazione. Io invece tornai in camera mia, come avevo detto a mia nonna.

Cercai di riposarmi ancora, ma c'era un pensiero che non mi abbandonava: come diamine avrei dovuto dirglielo?! Non potevo semplicemente dirle 'Ciao nonna, sai, ho scopato il mio ragazzo'. Non mi sembra il caso. Non sapevo che tipo di reazione potesse avere? Si sarebbe arrabbiata? Ne sarebbe rimasta sconvolta? Si sarebbe addirittura CONGRATULATA? Non ne avevo la più pallida idea!
Passai qualche oretta a letto pensando ad un modo delicato per poterle dire che la mia verginità ormai era solo un lontano ricordo. Non potevo dormire, ormai era appurato. Per cui cominciai a leggere un libro per distrarmi un po', ascoltai un po' di musica, ma NIENTE.
Dopo un po' sentii il mio cellulare squillare, lo presi dalla borsetta (sì, era ancora nella borsetta), e risposi.
«Pronto?» risposi sbadigliando.
«Ciao Joanie, sono Jason»
«Buongiorno.»
«Senti, se non vado errato oggi è il compleanno di Ben, giusto?»
«Sì, ma come lo sai?» gli chiesi, ed in effetti non mi sembra che io o Louise gli avessimo parlato mai del compleanno del fratello.
«Beh, seguo ancora Louise su Instagram.» rispose.
«Ah capisco, e cosa ti servirebbe?»
«Ecco, vorrei fare una sorpresa al piccolo. Tengo a lui e a Louise, però ho paura di rovinare tutto presentandomi, perché non so come potrebbe reagire.» dalla sua voce potevo dedurre che era a pezzi.
«È una bella cosa, ma io cosa posso fare? Voglio dire, non so come la prenderebbe Louise e soprattutto i suoi genitori, che non sanno nulla del tuo trasferimento.»
«Ecco, ti prego aiutami, non ce la faccio a continuare così.» continuò, sull'orlo delle lacrime.
Ho sempre pensato, sin dalla loro rottura, che la persona che soffrisse di più fosse la mia amica. È stata malissimo per giorni interi, ma non potevo sapere cosa provasse Jason, o cosa l'avesse spinto a mandare quel messaggio, quel giorno. Lo vedevo e sentivo: era parecchio più fragile di Louise, anche se non aveva mai dimostrato questo suo lato. Mi sentivo in dovere di fare qualcosa, perché sapevo che la mia migliore amica lo amava ancora, nonostante tutto il dolore.
«Va bene, tra due ore ci incontriamo davanti al bar vicino casa mia. Anche io devo trovare qualcosa per Ben.»
«Grazie mille Joanie!» attaccò, mi sdraiai sul letto, ancora assonnata.
Chiusi gli occhi e cercai di dormire almeno per una mezz'oretta.

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