Domenica Notte 7 Dicembre

Samir

Non so che cazzo stia facendo.
Continuo a baciare Tyler come se fosse una cosa normale, per poi fingere che vada tutto bene.
La verità è che uso i suoi baci come un "rifugio".
Mi sono reso conto che non penso a nulla mentre lo bacio, se non a noi due e al momento che viviamo. Mi dimentico della vita di merda che vivo per alcuni minuti.

Ma dopo, quando il momento cessa, tutto peggiora, perché dovermi controllare per evitare di toccarlo ancora è l'ennesimo pensiero assillante che si aggiunge alla lista.

Sto camminando da mezz'ora senzqqa una meta precisa, Tyler mi segue in silenzio, non ha detto una parola da quando siamo usciti.
Credo abbia capito la confusione che mi ronza in testa, ma non avrà quasi sicuramente afferrato che la causa è lui. Ovviamente come può saperlo, non ha colpe. Per lui tutto questo è un gioco, dovrebbe essere così anche per me, ma non riesco a prendere la cosa con leggerezza.

Fa molto freddo, il vento gelido mi sferza le guance come una frusta, tagliandomi quasi la pelle.
Sollevo il cappuccio per coprirmi in parte il viso e affondo le mani ancor di più nella vecchia giacca.

Ci stiamo avvicinando sempre di più alla stazione, un luogo poco raccomandabile a ogni ora del giorno, ma di notte è peggio.
Spacciatori, barboni, drogati e chi più ne ha più ne metta girano da quelle parti, ma io sono uno di loro ormai, uno dei disadattati, quindi non corro pericoli e nemmeno Tyler, dato che è con me.

L'insegna a neon del vecchio minimarket lampeggia a intermittenza, illuminando di giallo il marciapiede.
Mi fermo davanti a esso, Tyler mi guarda e solleva il sopracciglio.
"Vuoi bere?" Domanda, quasi stupito.
Questa è una cosa che non cambierà mai.
Ogni volta che tocco anche solo un goccio di alcol, lui è sorpreso. Crede che la faccenda di mia madre dovrebbe essere d'insegnamento, ma ovviamente io non sono come lei. Non sono dipendente.

Scrollo le spalle ed entro nel negozio, spingendo la pesante porta dai vetri incrostati e unti.
Tyler mi segue immediatamente. Anche se non vuole ammetterlo, ha paura di rimanere da solo fuori in queste zone.

So che non abbiamo l'età legale per bere, ma quasi nessuno chiede documenti qui.
A nessuno frega della legge, specialmente quando la legge è la prima a fregarsene di te.

Camminiamo in silenzio accanto a scaffali pieni di cibo e frigoriferi.
Tyler mi supera, fermandosi al reparto dei dolci.
È fissato con tutto ciò che contiene zuccheri in eccesso, bevande gassate comprese.
Mi fermo qualche metro più indietro e guardo le diverse bottiglie esposte.

So che dovrei prendere qualcosa di non troppo pesante, altrimenti domani ne risentirò, ma adesso non mi importa dei postumi.
Afferro una bottiglia di vodka e la metto sottobraccio, poi torno al fianco di Tyler.
Mi guarda, guarda la bottiglia e scuote la testa, però non dice nulla. Si limita a prendere la solita confezione dei suoi cioccolatini preferiti.

"Andiamo in cassa?" Domanda.
Annuisco e lascio che mi cammini davanti.
Poso lo sguardo sul suo fondoschiena magnifico, sembra quasi stia per esplodere dentro quei jeans così aderenti.
L'unica cosa che potrebbe farmi stare meglio, oltre l'alcol, sarebbe sbatterlo contro uno dei tanti scaffali e scoparlo per bene.
Ma non posso.

Appoggiamo le nostre due cose sulla cassa.
Il vecchio grasso e pelato guarda la bottiglia, poi fissa me, infine schiocca la lingua contro il palato e la passa sullo scanner della cassa assieme ai cioccolatini.

Unstable In My BodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora