Quattro palleggi

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Kathy uscì dalla stanza ancora inebetita. Sapeva che Mrs. Lorenz le aveva lasciato molte fasce di ghiaccio pronte nella lavanderia. Si diresse decisa verso la stanza e gettò tutte quelle che trovò nella vasca e vi si stese dentro. Si sentiva davvero molto meglio. Era come se parte delle ustioni che aveva avuto fossero svanite. Avrebbe tanto voluto che Angela tornasse nella sua luce, che si sedesse vicino a lei. Si era sentita così in pace in quella luce, come se tutto l'orrore che aveva dentro si fosse volatilizzato. Quando alzò gli occhi si rese conto che Roxy era sulla porta.

- Me ne presti uno? - chiese lei avvicinandosi con un sorriso. Kathy annuì e glielo passò. Si mise seduta su una sedia e si mise il ghiaccio dritto in testa.

- Mi dispiace - sussurrò vergognandosi Kathy.

- Tranquilla. Lo so quant'è dura all'inizio, ci sono passata - ammise Roxy.

- Angela dov'è? Ho fatto male anche a lei? - disse Kathy agitata.

- Si riprenderà, credo abbia usato un'onda di quelle grosse, ci si sente sfiniti dopo averle usate, di solito. Certamente però non può fartelo una volta al giorno! Devi imparare a gestire la tua onda da sola, Kathy - sospirò Roxy. Kathy la guardò perplessa.

- È difficile, ma non impossibile. Perché non leggiamo insieme il manuale e ti spiego? - propose Roxy passandole il tablet.

- Ogni onda è indice di un'emozione, un'emozione che tu fatichi a controllare. Tutti noi ne abbiamo una, è normale. Fa parte della nostra storia, del nostro passato. Per Michael era l'ansia. Aveva dei fortissimi attacchi di panico, che sfociavano con un'onda. Stiamo parlando di quando gli capitava senza che riuscisse a controllarlo, non di quando la provocava lui, ma è poi tutto collegato se ci pensi. La mia emozione è la rabbia: sai che ho un bel caratterino e mi infiammo facilmente - disse Roxy sorridendo. Kathy fece altrettanto.

- La tua è la paura...- aggiunse quindi.

- Chi te l'ha detto? - chiese Kathy.

- Angela, ma avevo già i miei sospetti. Se tu riesci a reagire in modo giusto a quel sentimento, l'onda si attenua, diventa prima più controllabile e poi quasi nulla. Questo non vuol dire non provare quel sentimento, anzi, vuol solo dire non farsi distruggere da esso, non farsi soverchiare. Capire è il primo passo per smettere di avere paura ed è questo che fa della tua onda qualcosa di così distruttivo perché poi tu hai paura di non riuscire a fermarla e lei si autoalimenta - spiegò Roxy.

- Tu come sai tutte queste cose? - chiese Kathy stupita.

- È solo esperienza, Kathy. Anni di fallimenti. L'esperienza è la migliore maestra di vita - disse lei allora.

- Capire vuol dire guardare in faccia quello che ti fa paura: vuol dire comprendere ciò che è successo a Simon... e quello che accadrà domani... Simon ha avuto un attacco epilettico molto forte dovuto al siero che ha ancora intrappolato nel cervello: ora lo stabilizzeranno con dei fermaci e domani verrà Mr. Lorenz con un neurochirurgo per cercare di capire come fare a drenare il liquido. Di fronte a qualcosa del genere è normale che tu abbia paura e non devi smettere di averne. Simon è tuo amico e hai diritto di essere in pensiero per lui, ma devi imparare a gestire questo sentimento nel modo corretto...- aggiunse Roxy.

- Non dirmi che stai per parlami della meditazione? - disse Kathy scocciata.

- Per me funziona molto di più una 38 e un poligono; infatti, prima ho riempito un pezzo di legno di chiodi e mi sento molto meglio ora. Forse per te funziona guardare il tablet e cercare di risolvere misteri? - tentò Roxy.
- Quando sono così agitata non ci riesco, non riesco a pensare più a nulla - ammise Kathy.

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