"La lista" cadrà

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Kathy guardava la pioggia cadere fuori dalla finestra. Si era ritirata in camera dopo le lezioni, ma non aveva nulla da fare per il giorno successivo. Sarebbero tutti stati impegnati con quella maledetta corsa campestre, da cui era ovviamente esentata. Le avevano proposto di aiutare a prendere i tempi, ma Liv e Josephine erano già nel comitato organizzatore, stare lì tutto il tempo a guardarle mentre si parlavano o mentre commentavano i ragazzi che passavano in pantaloncini non era il suo primo desiderio. Aveva detto ad Angela che le faceva male la schiena e preferiva stare in camera. Quel pomeriggio erano tutti impegnati per gli ultimi preparativi e si sentiva sola, di nuovo. Si sentiva diversa. Liv aveva scelto di non correre e anche Josephine, ma lei non poteva scegliere. Si ricordò di un pomeriggio di marzo nella stanza 412, la prima volta che aveva sentito di quella strana corsa.

- L'anno scorso ci hanno messo tre giorni a trovarmi dopo la campestre. Avevo rimediato un passaggio fino in paese. C'era una baita poco fuori dal centro, su per un pendio. Penso ci venissero solo nei fine settimana: le chiavi erano sotto lo zerbino. La classica famigliola felice: nonni, figlio, nipoti, bis nipoti. Avevano una riserva di formaggi e salumi fantastica. Mi sono fatto una scorpacciata fino ad avere il mal di pancia. Dovremmo decisamente scappare per la corsa campestre. Prima che ci prendano saremo a Berlino - il riflesso di Michael la guardava dal vetro. C'era una luce nei suoi occhi. Kathy si era sempre chiesta se anche lui l'aveva amata, voluta. Se era così perché abbandonarla al suo destino?

- Quanto sei veloce Kathy? - l'aveva sfidata.

- Molto veloce - aveva detto lei piccata.

- Scappare in montagna è dura, sei certa di potercela fare? - aveva detto Michael.

- Ti dimostrerò che posso - aveva risposto lei sicura.

Ora non poteva più. Ora le sembrava così priva di senso la sua smania, la sua urgenza. Non era in quel modo che poteva tornare a casa sua, ma ci aveva messo mesi per capirlo. Ora aveva  perfino il codice per uscire, ma non sarebbe scappata perché ora sapeva di non poter andare da nessuna parte. In mezzo alle nubi di quel temporale estivo che coprivano la valle, nere e minacciosa, lei vedeva il volto di Roxy, i capelli rossi sparsi al vento mentre spingeva la moto a tutta velocità per le strade di Boston. Per darle una possibilità di poter tornare a vivere Roxy aveva fatto di tutto, ma non aveva potuto fermare Michael. Forse nessuno poteva fermarlo, dovunque fosse.

Il suo tatuaggio dorato riluceva nella stanza. Le gocce d'acqua ticchettavano sul finestrino. E Kathy si guardava e non riusciva più a riconoscersi. Forse era morta in effetti. Michael aveva davvero ucciso una parte di lei. Che ne potevano sapere tutti loro di cosa voleva dire portare in sé la condanna di una vita vissuta a metà? Non era colpa sua se si trovava in quello stato e alla fine, in fondo, sentiva di non averlo mai accettato. Si tolse la maglia e si mise davanti allo specchio. Guardava le cicatrici profonde che rigavano la sua schiena e si sentiva mozzare il fiato. Rabbia, odio, dolore, scoppiavano tutti assieme dentro di lei. Fu allora che sentì il tablet trillare. Sospirò e andò a vedere il messaggio. Roxy?

- Non penserai di tornare nella stanza 412, vero? - aveva scritto. Kathy sbuffò e si buttò sul letto indecisa su cosa risponderle. Si perse a guardare il soffitto. Sicuramente Roxy l'aveva sentita. Forse era ancora in camera sua. Tom aveva detto che non stava molto bene.

- Ho promesso di non fare casino e lo farò, questo almeno te lo devo. Tom mi ha detto che stai ancora male per la polvere - scrisse infine.

- A letto va un po' meglio: vieni di qua, sembriamo delle stupide a parlare via chat a un corridoio di distanza - comparve la risposta poco dopo. Kathy si rivestì e prese la porta, poi davanti alla camera di Roxy si fermò indecisa.

- Entra, lo sento che sei lì - sentì dalla stanza. Si asciugò gli occhi ed entrò cercando di ricomporsi. In realtà si fermò sulla soglia guardando senza parole la stanza di Roxy. Non l'aveva mai vista così sotto sopra. C'erano pacchi di fogli ovunque: sul pavimento, sul letto. La piccola scrivania della camera era diventava una colonna di plichi.

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