capitolo 15

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"Betta, oddio... vieni qua, fatti abbracciare!"
"Non mi toccare brutto bastardo." Non riesco nemmeno a vederlo in faccia, mi viene da piangere solo a sentire la sua voce.
"Senti, so di aver sbagliato..."
"Certo, dici sempre così." Lo interrompo io.
"Perché ne sono consapevole, e mi mancate." Risponde.
Faccio per andarmene ma mi blocca il polso.
"Non andartene, parliamo."
"Ora sono io che non me ne devo andare? Visto come ci si sente ad essere abbandonati? Tanto, egoista e stronzo come sei, non proveresti nemmeno rancore, probabilmente non ti siamo neanche mancate come dici tu. E io e Lilla, a chiedere sempre di te. A piangere, nella speranza di vederti rientrare da quella porta, magari con buone notizie. Sei un codardo."
"Avevo paura."
"Avevi paura? Paura di che? Paura di non farcela? Paura di rovinare tutto? Beh, ti informo che l'hai fatto comunque."
"Avevo bisogno di supporto."
"Avevi accanto le persone migliori per questa cosa: avevi la mamma, che per colmare il vuoto che hai lasciato si è fatta in 10, fino a sentirsi male ogni notte. Avevi Lilla, che anche se piccolina riusciva a strapparti un sorriso e a farti dimenticare tutto solo con una carezza. E avevi me, che ti aspettavo ogni giorno. Ogni volta che sentivo mamma piangere nella sua stanza per colpa tua, aprivo la finestra per vedere se fossi per strada. Però «avevi paura». Avevi paura di affrontare i problemi. Nonostante sapessi che non saresti stato solo."
Lui sta zitto. Non mi risponde e mi guarda negli occhi. Io guardo i suoi grigi, cupi, spenti... delusi.
Una lacrima mi attraversa la guancia, e la asciugo con la manica della felpa.
"Devo andare ora. E non venirmi a cercare."
Mi giro e scappo via, facendo finta di non sentire i suoi richiami.
Il mio cuore è un masso nel petto, che rimbalza fortissimo. Un nodo in gola non mi fa respirare. Girato l'angolo del corridoio della mensa, arrivo a quello che porta alle scale per salire in stanza. Mi appoggio al muro e scoppio a piangere. Mi siedo per terra con le ginocchia piegate al petto e mi copro il viso con le mani.
Sento il telefono che vibra, è Gigio che mi chiama.
Rifiuto la chiamata e gli mando un messaggio.
Nella barra delle notifiche vedo un sacco di messaggi e chiamate perse da parte sua.
Andrò domani mattina da Ciro, oggi sono troppo esausta e devastata, e non riuscirei ad essere eccitata nel raccontargli quello che ho fatto questo pomeriggio.
Mi faccio forza e mi alzo, barcollo un po' ma riesco a camminare. Salgo le scale lentamente, tenendomi al corrimano.
Attraverso il corridoio, prendo le chiavi, le infilo nella serratura e abbasso la maniglia, ma la porta è già aperta.
Entro in stanza e Gigio non c'è, ma trovo Ciro seduto sul mio letto preoccupato.
"Ehi" Lo saluto.
"Dio mio, Betta, ma aro stavi?" Mi chiede alzandosi di colpo e avvicinandosi a me.
"Ehi, che succede?" Mi chiede notando le mie guance rosse e distrutte e mi accarezza il viso.
Altre lacrime mi scendono dagli occhi e faccio un grande sospiro.
"Nonono, vieni qua." Si avvicina e mi abbraccia, mentre mi accarezza la testa.
"Vieni qua, siediti." Mi accompagna vicino al letto e mi fa sedere. Va al mini frigo e prende una bottiglietta d'acqua.
"La voglio frizzante." Gli dico io. Lui guarda la bottiglia che ha in mano e la scambia con una dal tappo rosso.
Me la porge e io la prendo, bevo a sorsetti mentre mi levo le scarpe.
"Dov'è Gigio?" Gli chiedo mentre incrocio le gambe.
In lui scappa una risatina e si siede vicino a me.
"Che ridi?"
"Non ce la fai proprio a stare senza di lui, eh?"
"Dai, non fare lo scemo. Dov'è?"
"Non ti pare ovvio? È andato a cercarti. Ti abbiamo chiamato 90 volte e tu non rispondevi."
"Devo andare da lui a dirgli che sono qua." Mi alzo ma Ciro mi blocca le spalle.
"Ferma lì, ora lo chiamo e gli dico di tornare."
Prende il telefono e chiama Gigio.
"...Ok, a dopo. Stanno arrivando."
"Stanno? Con chi è?"
"Con Lorenzo, era venuto a dirti una cosa ma tu non c'eri, quindi è stato con lui. Poi sono venuto io perché dovevi dirmi tu quella cosa, e quindi eccoci qua."
"Ah... capito."
"Allora? Cosa è successo?" Mi chiede.
"Nulla, siamo stati in spiaggia, abbiamo fatto il bagno..."
"Nono, non con Gigio. Mi ha già detto lui cosa avete fatto. Cosa è successo ora? Perché piangi?"
"Ah... il Mister ha detto che voleva parlarmi, e mi ha detto che io e Nicolò dobbiamo superare questa cosa subito, sennò prenderà provvedimenti. Come se non bastasse, ho incontrato quel bastardo di mio padre mentre venivo da te. Mi ha detto che è pentito, mi voleva abbracciare, gli manco... tutte scuse per fare bella figura davanti alle sue colleghe e a sua figlia, ma avrebbe fatto più bella figura se mi avesse evitata."
"Pentito di cosa?" Mi chiede.
Abbasso lo sguardo e mi guardo le mani.
"Se ne vuoi parlare, sfogati pure." Aggiunge.
"Quando io avevo 5 anni e mia sorella 1 e mezzo, ci ha abbandonati nel bel mezzo di un periodo critico. Tra problemi economici, il medico ci aveva detto che mia mamma avrebbe potuto avere il cancro e che le sarebbe rimasto poco, i miei nonni che sono venuti a mancare... è stato un periodo brutto della mia vita. E lui come uno stronzo egoista se n'è andato, lasciando me, mia mamma e mia sorella sole. Rivederlo dopo 17 anni è stato come 50 colpi di pistola al petto e 70 coltellate alla schiena." Ricomincio a piangere.
Mi fa un sorriso tenero, e mi abbraccia di nuovo.
"Non posso capire quello che provi, ma se dovesse ricomparire, chiamami che lo stendo a terra."
Mi fa scappare una risata. Stiamo un po' in silenzio.
"Allora, con Gigio? State insieme?" Mi chiede.
"Mh... no. Cioè, non lo so."
"Hai le idee un po' confuse eh" Si mette a ridere e rido pure io.
"Devo prendere una decisione però."
"Stare incollata al passato non ti aiuterà, fidati."
"Lo so, devo dormirci su."
"Va bene, Gigio sta arrivando. Ti lascio dormire." Mi lascia un bacio sulla testa e si alza dal letto.
"Buonanotte piccola, ti voglio bene"
"Anche io, buonanotte"
Esce dalla stanza e io mi alzo per prendere il pigiama. Entro in bagno e mi faccio una doccia veloce. Esco dalla doccia, mi avvolgo una tovaglia intorno al corpo e sento la porta aprirsi.
"Gigio, sei tu?" Chiedo aprendo un po' la porta del bagno.

GIGIO - Gianluigi DonnarummaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora