capitolo 17

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Sono le 13:04 e torniamo in hotel per pranzare.
Ci avviciniamo ai ragazzi e loro ci guardano quasi incazzati ma allo stesso tempo curiosi.
Mi siedo vicino a Lorenzo e lo saluto, ma lui non ricambia.
"Che succede?" Gli chiedo, stranita dal suo comportamento, anzi... dal loro comportamento.
"Dove siete stati ieri sera?"
In quel momento, una scintilla mi colpisce la testa e mi vergogno. Mi ero completamente dimenticata dell'appuntamento con i ragazzi.
Lancio uno sguardo a Gigio, che sta seduto un po' più lontano, vicino a Marco. Mi guarda e scuote la testa a mo' di domanda, incrociando le sopracciglia.
"Non stavo bene e Gigio è stato con me." Non è una bugia, ma allo stesso tempo manco la verità. O almeno, non è completa.
"Che avevi?" Mi chiede preoccupandosi un po'.
Il mio sguardo distratto incrocia i suoi occhi e sospiro.
Con un solo sguardo, Lorenzo capisce tutto.
"T'aspettav ca viniss cu na rosa e n'aniell a dummannart e spusart? (Scusate il napoletano mancato) Ormai è frnut, fattene una ragione e divertiti. Tra l'altro sei indifendibile, e lo sai bene. quindi stai a testa alta e vai." Mi fa ragionare, giustamente, Lollo. Quelle parole, discretamente pesanti e soprattutto molto dure, mi rimbombano nel petto, come se si udisse un eco.
"È diverso. Io lo faccio perché davvero Gigio mi fa stare bene, un bene che non provavo da tanto. Nicolò lo fa solo per farmi... ingelosire. Credo."
Le lacrime riempiono i miei occhi che cominciano a tremare. Non so se a causa del tono e delle parole usate da Lorenzo o per la difficoltà nel pronunciare le mie. Effettivamente sono indifendibile, come io sto iniziando a cambiare strada, è giusto che anche lui lo faccia. Ma in questi giorni ho imparato a non far cadere neanche una gocciolina dai miei occhi, e questo cercherò di fare tuttora.
"Allora perché la tenete ancora nascosta?" Mi chiede, indicando la distanza che c'è tra me e Gigio.
"Che cosa?"
"La vostra relazione."
"Noi non stiamo insieme." Mi altero.
Nelle sue labbra spunta una mezza curva, presentando un mezzo sorriso. So dove vuole arrivare, ma non lo otterrà facilmente.
"Davvero, ci conosciamo da poco, non è una cosa seria."
"Non è una cosa seria tanto quanto non è nascosta" cerca di creare una proporzione strana, come se fosse un matematico che prova a calcolare un'equazione difficilissima.
"Ovvero?" Gli chiedo.
"Che lo è." Risponde un po' confuso
Abbasso lo sguardo e Lorenzo sospira.
"BASTA!"
Qualcuno urla durante il pranzo. Si sentono rumori assordanti di piatti che rimbalzano e cadono a causa di un pugno fortissimo dato al tavolo. Tutti ci giriamo spaventati, vedo Nicolò fare il giro del tavolo e avvicinarsi a me. Poggia le sue mani intorno il mio collo e mi bacia. Un bacio secco, quasi vuoto. Un bacio come non me ne ha mai dati.
Inizialmente rimango impassibile, ma poi lo allontano e mi alzo, per poterlo guardare dritto in faccia.
"Ma che cazzo fai?" Gli sussurro prendendolo per un braccio e allontanandolo dal tavolo.
"Betta, ti prego basta. Io ti amo troppo. Non posso continuare a stare così, non posso continuare a vederti con il mio compagno di squadra, non posso."
Lo guardo negli occhi, mi giro verso Gigio che mi guarda preoccupato, ma non sembra eccessivamente incazzato. Sembra... perplesso.
"Vieni, ti porto in un posto." Chiedo a Nico di seguirmi, e lui lo fa, lanciando prima un'occhiataccia a tutti i presenti seduti a tavola.

Lo porto dove mi ha portato Mancini la sera prima, sperando di non trovare di nuovo mio papà. Quasi sembro un'agente segreto, mi nascondo ovunque, scrutando ogni singolo angolo dell'albergo.
"Ma cosa stai facendo?" Mi chiede Nico, rimanendo dietro di me.
"Non voglio incontrare mio papà."
Vedo la vetrata, e mi fiondo ad aprirla.
Immediatamente ci troviamo sul terrazzo. Siamo soli.
"Nico..."
"Prima che tu dica qualsiasi cosa, non attaccarmi. Non è facile dimenticarti vedendoti ogni giorno, ogni volta, con una persona che non sia io... sto provando a superarla, in tutti i modi. Ma sai quanto sono impaziente, lo sai benissimo. Vederti con Gigio, mano nella mano, nella stessa stanza, o, magari, che ne so... nello stesso letto... mi mortifica, mi uccide dentro, davvero. Sono felice che tu sia contenta, che tu sia finalmente soddisfatta, ma non mi va giù così facilmente il fatto che tu ti sia dimenticata di me in così poco tempo, dopo tutto quello che abbiamo passato. E ancora non riesco a spiegarmelo. Quindi, l'unica cosa che continuo a chiedermi da giorni è: tutto quello che mi hai detto in questi anni, è vero o è stato sempre e solo una presa per il culo? Voglio la verità, nient'altro che la verità. Fregatene dei miei sentimenti e di come potrei rimanerci. Tanto, peggio di così non posso stare."
Dopo quelle parole sputate da Nicolò, sento un vuoto dentro. Un colpo al petto, che mi fa indietreggiare di un piccolo passo.
Non rispondo per un po', e mi limito solo a guardarlo dritto nei suoi occhi marroni e profondi. E penso che mai nessuno potrebbe averne belli come i suoi.
"Dimmi la verità e la finiamo una volta per tutte" dice Nico con voce tremolante "te lo prometto." Finisce quasi sussurrando.
La prima lacrima gli esce fuori dalle orbite, rigandogli la guancia.
"Nico io..." mi rendo conto di quando sia imbarazzante il tono della mia voce, secco e quasi freddo, e mi schiarisco la gola per poter ricominciare.
"Anche io ti amo. Ti amerò per sempre. Hai fatto parte della mia vita per molto tempo, fin da quando eravamo bambini. Ma non posso continuare a stare così... la situazione che si è creata ora non mi piace, ma non mi piaceva neanche quella di prima."
Uno sguardo. L'unico e inconfondibile sguardo di chi è rimasto confuso. Quello dalla fronte rugata e dalle sopracciglia che quasi si uniscono. Quello di Nicolò. Quello che gli compariva quando provavo a spiegargli come sia possibile che la spesa sia costata così tanto. Quello che mi faceva ridere e impazzire allo stesso tempo, che però, ora, non mi fa ridere più.
"Io posso cambiare." Si avvicina e mi prende le mani dolcemente "stavolta davvero."

Dicono che non capisci il valore di qualcuno fino a quando non l'hai perso.
Ed è proprio così.
In quel momento, io lo avevo capito.
Non c'è più niente da sistemare, più niente da cambiare. Solo tanti pezzi di una storia che sembrava infinita, distrutti tutti da un'unica frase.
"Sto morendo"
Sputa via, liberandosi da un peso, quelle due parole, che l'aria del primo pomeriggio si prende e si porta via fino a toccare quelle poche nuvole presenti quel giorno.
E tanto per citare ancora la natura, il mondo mi è crollato addosso.
Non reagisco, non faccio e non dico nulla. Sto lì, in piedi, aspettando che qualsiasi altra sua parola mi sblocchi. Ma non succede. Non succede niente. Il tempo si è come fermato nell'istante in cui lui ha detto quelle parole ed io ho raggiunto il culmine. Mi sento scoppiare, ma non faccio niente. Sto lì. Davanti a colui il quale sono sicura che sia l'uomo della mia vita. E tra poco non ci sarà più.
"Quando?" Mi esce, semplicemente, dalla bocca. Avrei in realtà tante domande da fargli, ma non trovo la forza per esporle.
"Mi è arrivato il resoconto clinico stamattina." Il suo sguardo si abbassa insieme al suo viso.
"No... intendo, quando?..." non riesco nemmeno a spiegarmi meglio. Sento i miei occhi bruciare, come se qualcuno mi ci avesse spruzzato del succo di limone.
Lui non risponde subito, ma si limita semplicemente a sospirare e a giocare con le dita.
"Alla fine dell'estate" tira su col naso.
Anche se non lo vedo, capisco che sta piangendo più di prima.
"O forse anche prima"

GIGIO - Gianluigi DonnarummaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora