𝐱𝐱𝐯. - completamente soli

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Erano quasi quattro giorni che Jason se ne stava rinchiuso in uno dei rispostigli del palazzo di Asgard. Nessuno vi andava mai, perciò se ne poteva stare nascosto tutto il tempo che voleva.
Ma la cosa stava iniziando a diventare veramente pesante.

La notte, quando provava a dormire, rivedeva sempre la faccia di sua sorella, i grandi occhi azzurri che piano piano diventavano soffusi, mentre la vita li lasciava per sempre. Aveva ucciso così tante persone da non ricordarsi neanche il numero preciso. Ma mai nessuno gli era comparso in sogno. Nonostante quella non fosse veramente sua sorella.

Era notte fonda, ed era quasi sicuro che nel palazzo tutti fossero andati a dormire, persino le guardie. Uscì dallo sgabuzzino cercando di fare il minor rumore possibile, sgattaiolando fuori con l'agilità di un serpente. Corse verso l'entrata del palazzo, deciso ad entrare e trovare il re Thor. Ed era pronto a farlo. Se solo qualcos'altro non avesse attirato la sua attenzione. Il Bifrost era aperto, una luce accecante stava facendo risplendere tutta la città, palazzo reale compreso.

-Non è possibile...- mormorò, cercando di intravedere chi fosse appena arrivato da chissà quale mondo.
Non si sorprese più di tanto quando vide Peter Parker comparire accanto ad Heimdall.

-Eroi- commentò, sprezzante -non sanno mai accettare una sconfitta-

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-È li. Jason è li. Riesco a vederlo- disse Peter a Steve, che si sistemò lo scudo dietro la schiena.

-Aspettate, non ancora- li fermò Natasha, mettendogli una mano sulla spalla.

-Dobbiamo aspettare che sia lui a venire qui. Non possiamo svegliare tutta Asgard. Non sanno cosa ha fatto Jason, perciò considererebbero noi i veri criminali- aggiunse Tony.

-E pensate veramente che lui venga di sua spontanea volontà qui? Certo, è un pazzo. Ma non credo abbia istinti suicidi- si intromise Loki, i due pugnali stretti nelle mani. Lanciò uno sguardo ad Heimdall, e alla ragazza distesa su una brandina accanto a lui, avvolta in morbide lenzuola bianche. Alex sembrava addormentata, ma tutti sapevano che non era così.

-Potrei avvolgerlo con delle ragnatele e tirarlo qui- propose Peter, speranzoso.

-Riuscirebbe sicuramente a liberarsi- rispose Tony.

-Potrei provare ad incantarlo. Ma vi avverto, non sarà facile. Jason ha praticamente i miei stessi poteri, perciò potrebbe aggirare l' incanto e indirizzarlo verso di me- si aggiunse Loki, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

-Potrebbe essere l'unico modo- concordò Bucky, caricando il suo mitragliatore con un gesto secco della mano.

-Puoi farlo da così lontano?- chiese Steve.

-No, devo avvicinarmi tanto da toccargli le tempie. Potrei prendere le sembianze di un gigante di ghiaccio e dirgli che vogliamo offrirgli il trono di Jotunheim-

-E ci crederebbe?-

-Non ci resta che sperare- concluse, sospirando.

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-Oh wow...- commentò Bucky, non appena Loki prese completamente le sembianze di un gigante di ghiaccio.

-Cosa?- chiese lui, confuso.

-Sei così...blu-

-Di che colore pensavi fossero i giganti di ghiaccio?-

-Guarda che ne ho già visto uno. E molto più grande di te-

-E ALLORA PERCHÉ TI STUPISCE IL FATTO CHE IO SIA BLU?-

-Ok ok ragazzi, non è questo il momento di discutere- li interruppe Tony, mettendosi tra di loro -Vai Loki. O adesso o mai più-

Il Dio prese un ultimo respiro, poi si incamminò verso il figlio. Jason era rimasto lì, alla fine del Ponte dell'Arcobaleno, come se lo stesse aspettando.

-Cosa vuoi da me, gigante?- sbottò, non appena furono così vicini da potersi toccare.

-Quello che desideri- rispose Loki, con il ghigno più crudele che riuscì a farsi compatire sul viso -Il trono di Jotunheim-

Jason sbuffò, scuotendo la testa.

-E dovrei crederti? Insomma, così, dal nulla, hanno mandato qui un gigante di ghiaccio per offrirmi il trono del suo regno? Mi sembra tutto abbastanza strano-

-Beh, sei stato tu ad uccidere la legittima erede al trono, Alexandra. Il figlio di Laufey è stato ucciso dall'altro figlio di Laufey, Loki, che ora è sparito nel nulla. Perciò sei tu l'unico rimasto-

-Uno scarto. Come sempre- commentò Jason, sprezzante.

Forza, pensò Loki, un rivolo di sudore che gli percorse la guancia.

-Sembrerebbe comunque un'offerta allettante- disse alla fine, facendo quasi sospirare di sollievo il dio.

-Anche se- continuò -mia sorella non è morta. È nei sotterranei del palazzo, proprio in questo momento-

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Alex era morta. Lo sapeva con assoluta certezza. O almeno pensava di essere morta.

Aveva sentito come se qualcosa la portasse via dalla realtà, trascinandola in un vortice senza fine. Davanti a lei vedeva solamente l'oscurità. Fino a quando tutto divenne più chiaro, e suo fratello le si parò davanti.

-Ben svegliata, sorellina- la salutò, un sorriso fin troppo amichevole sul viso -dormito bene?-

Alex provò a rispondere, slanciandosi verso Jason. Ma qualcosa le bloccava la gola, impedendole di parlare. E delle spesse fibbie di cuoio la legavano a un letto di pietra. I letti, se così potevano essere chiamati, dei sotterranei di Asgard, dove venivano lasciati a marcire i criminali peggiori.

-Ah già- sghignazzava intanto Jason -non puoi parlare. Ma se devo dirti la verità non mi dispiace affatto. Sai, la tua vocina è alquanto fastidiosa-

Lei provò nuovamente a parlare, ma senza alcun risultato.

-Oh, e questa volta nessuno verrà a salvarti. I tuoi amichetti sono tutti convinti che tu sia morta- rise, una risata priva di alcun tipo di allegria, glaciale.

-Vorrei tanto rivelargli che quello che hanno deposto nella bara non è altro che uno skrull che aveva assunto le tue sembianze, ma questo rovinerebbe l'effetto sorpresa, non trovi?- continuava, girando intorno al letto, non staccando un secondo gli occhi da quelli della sorella.

-E Peter...povero ragazzo. È convinto che tutti i vostri ricordi insieme siamo ritornati perché sei morta, ma non sa che in realtà è solo per la mia estrema bontà che li ha riacquistati. Ho sviluppato una formula, insieme al Barone Zemo, capace di annullare persino i compiti assegnati al Soldato d'Inverno. Non lo trovi grandioso?- si fermò alla sua destra, passandogli il pollice sulla guancia.

-E ora lui è lì, tutto solo, a piangere la tua morte. Oh, ma ora che ci penso, anche tu lo sei- tolse con disprezzo il dito dal viso della ragazza, passandoselo velocemente sulla giacca, come se avesse appena toccato qualcosa di tossico.

-Dimmi, sorellina, come ci si sente ad essere completamente soli?-

❝ 𝐂𝐇𝐄𝐑𝐎𝐏𝐇𝐎𝐁𝐈𝐀 ❞ || 𝑷𝒆𝒕𝒆𝒓 𝑷𝒂𝒓𝒌𝒆𝒓 ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora