-Loki?- disse il gigante di ghiaccio, abbastanza confuso.
Era riuscito a riprendere il controllo della sua mente, quando il contatto di Alex con lo scettro di era interrotto.-Buonasera a lei, figlio di Laufey. Anche io sono molto felice di rivederti- commentò in risposta il dio, mentre Alex si concedeva persino di lasciarsi sfuggire una piccola risata.
-Ma...tutto questo è impossibile! Mio padre mi aveva assicurato che eri morto! Ucciso dal titano pazzo Thanos!-
A quelle parole, Loki sembrò rabbrividire.
Strinse i denti, costringendoci a parlare nel modo più calmo possibile.-Credimi, neanche io so bene quello che è successo. So solo che tutto quello che volevo era rivedere mia figlia. E ora sono qui, nulla era più importante- disse alla fine, guardando Alex con un grande sorriso in volto.
La ragazza, sopraffatta dall'emozione di rivedere suo padre con lei, si era quasi scordata di tutto quello che avrebbe dovuto chiedergli.
"Perché non mi hai mai detto di Jason?" , tanto per iniziare.-Padre- mormorò alla fine, incrociando lo sguardo gelido quanto il suo di Loki.
-Perché non mi hai mai detto di Jason?-
Il dio sembrò pietrificarsi.
Il suo sguardo luminoso si spense, lasciando il posto a un velo di tristezza.
Alex era troppo stupita di se stessa, del fatto che era riuscita a parlare con suo padre senza nessuna paura.
Non era mai successo, mai in quel modo.Loki si guardò intorno, fino a quando i suoi occhi incrociarono quelli chiusi di Jason, ancora steso a terra.
-Alex, mi dispiace così tanto- disse, la voce spezzata dalla felicità che aveva così velocemente ceduto il posto alla tristezza.
-Volevo raccontarti tutto, davvero. Ma pensavo che non saresti riuscita a sopportare tutto questo. Tu sei la cosa a cui tengo di più in tutto l'universo. Non avrei potuto vederti triste. Non un'altra volta- rispose il dio, sistemando distrattamente una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio della figlia.
Alex non voleva piangere, non lo faceva quasi mai. E se lo faceva succedeva sempre quando era da sola, chiusa nelle quattro mura della sua camera ad Asgard. Ma ora, davanti a suo padre, il fratello che da poco aveva scoperto di avere a pochi metri di distanza da lei, sentì come se una spada le avesse trafitto il petto da parte a parte. Pensò a sua madre, Joanne, alla lettera che le aveva lasciato, neanche un accenno di quello che poi lei avrebbe scoperto da sola. E Alex non poteva neanche essere arrabbiata con i suoi genitori, lo sapeva bene. Sapeva anche che loro avevano fatto tutto quello per il suo bene, perché non volevano vederla soffrire.
E le lacrime scesero, calde e copiose, sulle sue guance congelate. Sentì delle braccia stringerla forte, ma capì quasi subito che non erano quelle di suo padre.
Peter, il costume nero pieno di candidi fiocchi di neve, era lì in piedi davanti ad Alex, le braccia strette intorno a lei come se fosse una bambina da proteggere. Ed Alex rimase lì dov'era, riempiendo il tessuto nero su cui si era poggiata di lacrime. E anche Peter rimase lì, senza dire niente. Solamente stringendo ancora di più a se la ragazza, accarezzandole delicatamente i capelli.
-Non mi ricordo quasi niente di noi, Alex. Ma se c'è una minima cosa che ricordo, è che ti amavo. Più di qualsiasi altra cosa al mondo- le sussurrò all'orecchio, facendole comparire un timido sorriso tra le lacrime.
I due erano talmente tanto presi l'uno dall'altra che neanche si accorsero che il figlio di Laufey era completamente sparito nel nulla.
Una magia di mio padre, si disse Alex, poco prima che qualcuno la risvegliasse dai suoi pensieri. E non era suo padre.
-Davvero molto carini- commentò Jason, brandendo due pugnali dalle lame dorate identici a quelli che aveva regalato alla sorella -ma ora dovrò uccidervi entrambi...che grosso spreco-
-Sei un codardo, fratello- lo interruppe Alex, mettendosi istintivamente davanti a Peter, come per proteggerlo.
-Oh, io sarei il codardo? Andiamo, sorellina. Sei tu quella che non ha avuto neanche il coraggio di uccidere un inutile gigante di ghiaccio- rispose sprezzante Jason, i suoi occhi resi più scuri dal buio che era improvvisamente calato su di loro.
-E allora perché hai chiesto a me di farlo? Perché semplicemente non hai impugnato tu lo scettro di nostro padre e non hai preso il controllo di questo mondo? In fondo sei tu il fratello maggiore, sei tu che dovresti prevalere su di me...-
-Beh, questo non potrà mai succedere- esplose lui.
Alex lo guardò inclinando la testa.
-Cosa intendi dire con...?-
-Loki ti ha sempre amata più di me, ti ha sempre preferita. A me non ha mai letto tutte quelle storielle su Asgard e i nove mondi, non mi ha mai tenuto in braccio come teneva te. E soprattutto, dopo avermi spedito su Jotunheim, non ha mai neanche pensato di venirmi a salutare, anche solo per vedere come stavo o come crescevo. Non ti sei mai chiesta perché avesse mandato solo te ad Asgard? Perché sapeva che lì saresti diventata persino più potente di lui, con l'aiuto di Frigga che ti ha versato nelle arti magiche, di Lady Sif che ti ha reso la guerriera che sei oggi...- fece una piccola pausa, i pugnali tenuti così stretti tra le mani che sembravano affondare nella sua pelle -e invece io...io sono stato cresciuto dai giganti di ghiaccio. Fino a che insieme a uno di loro non ingannammo quegli sciocchi della madre e del padre di Lisbeth, che mi accolsero come un figlio ritrovato. E sai perché ho fatto tutto questo? Perché aspettavo solamente di ritrovarmi davanti la mia perfetta e amata sorellina, e farle provare tutto ciò che io ho provato io quando ero solo un bambino-
Alex rimase senza fiato. Non conosceva tutta la storia di Jason, lui non gliel'aveva mai raccontata prima. Si sentì come divisa in due. Una parte di lei provava vera e reale tristezza per suo fratello. L'altra invece un profondo senso di rabbia. Come poteva dare a lei la colpa di tutto quello che gli era successo?
-Anche io ero solo una bambina, Jason- disse alla fine, facendogli alzare lo sguardo.
-Eravamo entrambi troppo, troppo piccoli per affrontare tutto quello. Ma ti assicuro che, neanche adesso, ho mai pensato di voler prevalere su di te. Ma tu, Jason, hai commesso un errore. Io ero come te: pensavo solo a me stessa, non mi importava di niente e di nessuno. Ed ero perfida, persino più malvagia di te. Ma poi ho incontrato Peter, e Tony, e Nat, e tutti gli altri e...la mia vita è cambiata in meglio. La tua vita poteva cambiare altrettanto bene, se solo tu avessi voluto. Tu hai commesso l'errore di continuare a camminare sulla via del male, pensando di star facendo la cosa giusta. Beh, ti informo di una cosa. Non stai facendo affatto la cosa giusta. E ora ti prego di rispondere alla mia domanda: perché hai voluto che io uccidessi il figlio di Laufey e che prendessi il comando su Jotunheim?-
Jason la guardava con occhi spalancati, i pugnali che lentamente toccarono i suoi fianchi.
-Perché non può usare appieno i poteri dello scettro- rispose un'altra voce, proveniente da dietro le spalle del ragazzo.
Era stato Loki a parlare, mentre ripuliva una lunga spada d'argento utilizzando uno straccio logoro trovato chissà dove.
-E poi, il problema è risolto-
I due si accorsero solo in quel momento che del figlio di Laufey non era rimasta alcuna traccia.
-Padre, dov'è...?- iniziò a chiedere Alex, ma fu immediatamente interrotta.
-Il figlio di Laufey? Oh, l'ho ucciso io-
STAI LEGGENDO
❝ 𝐂𝐇𝐄𝐑𝐎𝐏𝐇𝐎𝐁𝐈𝐀 ❞ || 𝑷𝒆𝒕𝒆𝒓 𝑷𝒂𝒓𝒌𝒆𝒓 ✓
Fanfiction[ 𝐚 𝐩𝐞𝐭𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐤𝐞𝐫 𝐟𝐚𝐧𝐟𝐢𝐜𝐭𝐢𝐨𝐧 ] ↴ ༄ sequel di "Philophobia"* ╔═.✵.══════════╗ ➤ 𝐂𝐇𝐄𝐑𝐎𝐏𝐇𝐎𝐁𝐈𝐀 - from Greek χαίρω, (to rejoice) and φοβία, (fear) is a phobia in which a person...