𝐱𝐱𝐯𝐢𝐢. - ritorni e addii

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-ALEX!- urlò immediatamente Peter, precipitandosi nuovamente da lei. La aiutò a mettersi seduta, mentre Bucky e Steve provvedevano a spezzare le catene che le legavano polsi e caviglie, come se fossero dei pezzi di legno.

-Sei qui...- mormorò Alex, poggiando delicatamente una mano sulla guancia del ragazzo -Peter, tu sei davvero qui-

-Si, sono davvero qui- rispose lui, allungando la sua mano e chiudendo quella di Alex nella sua -e non ho alcuna intenzione di andarmene-

Alex sorrise, un sorriso che, nonostante i suoi capelli sporchi e ingarbugliati, gli occhi spenti e i vestiti quasi completamente distrutti, riuscì ad illuminarla nuovamente.

E poi successe tutto velocemente. Peter non si ricordava neanche più come fosse baciare Alex. Gli era mancato il tocco delicato ma comunque deciso delle sue dita, che si andavano sempre ad insinuare tra i ricci dei suoi capelli. Gli era mancato sentirla sorridere sulle sue labbra. Gli era mancato tenerla per la vita e avvicinarla a se, come se niente al mondo contasse più di lei e lui insieme.

Gli era mancato così tanto tutto questo, che quando le labbra gelide di Alex sfiorarono le sue, fu come se tutte le altre persone nella stanza fossero scomparse. Non sentiva neanche lo sguardo di Loki puntato su di lui. Vedeva solo lei.

E quello fu un bacio diverso da tutti gli altri che ci furono prima. Era un bacio triste e felice allo stesso tempo, un bacio lento e dolce ma desideroso, un bacio che sembrava preannunciare un addio ma che in realtà era un ritorno.

-Mi sei mancata così tanto...- mormorò Peter, a un soffio dalle labbra di Alex.

Quando riuscirono a staccarsi, anche gli altri potettero salutare la ragazza. Nat la abbracciò forte, non riuscendo neanche a trattenere le lacrime. Fu la seconda volta che Alex la vide piangere, da quando la conosceva. Pensare che quelle lacrime erano per lei le riempì il cuore e glielo spezzò nello stesso momento.

Poi fu la volta di Tony, di Bucky e di Steve. E poi, alla fine, Loki riuscì a riabbracciare la figlia.

-Oh, Alex...- sussurrò, cercando di mascherare le lacrime con un sorriso -sei di nuovo qui-

-Sono qui- rispose lei, non riuscendo a staccarsi dalle sue braccia.

-Capisco che ora sarai molto emozionato, ma prima o poi dovrai spiegarmi come mai non sei morto- aggiunse, ridendo.

-Che c'è, preferivi che lo fossi?-

Scoppiarono entrambi a ridere, contagiando anche gli altri. Tutti tranne Jason, che se ne stava poggiato alla porta. Bucky aveva immediatamente provveduto a rilegargli le mani con una catena, così da non lasciarlo scappare. Alla fine, Alex si voltò a guardarlo.

-Jason- disse, e lui alzò immediatamente lo sguardo verso di lei.

-Vieni qui. E toglietegli quella catena dalle mani-

Tutti la guardarono a bocca aperta, la fronte aggrottata.

-Avete sentito bene- aggiunse lei. Loki si avvicinò al figlio e gliele tolse, ma continuò comunque a tenerlo fermamente per un braccio. Lo condusse fino ad Alex e lo fece sedere sul duro marmo del letto.

-Ciao, sorellina- la salutò, nessuna espressione in viso. Sembrava vuoto.

-Che hai intenzione di farmi, eh? Uccidermi?-

-No- rispose lei -no, non ho intenzione di ucciderti. Io non sono te-

Quelle parole riecheggiarono per tutta la stanza, facendo calare il silenzio più assoluto.

-Io non ho mai perdonato nessuno, ma sento che con te devo fare un'eccezione. Infondo capisco benissimo perché sei così arrabbiato con me-

Jason la guardò negli occhi, un'espressione confusa in volto.

-Jason, tu sei mio fratello, e io sono tua sorella. Noi non dovremmo combatterci a vicenda, dovremmo unire le forze. Questo non significa che ti lascerò in libertà, ovviamente- si affrettò a dire, vedendo un ghigno comparire sul volto del ragazzo.

-Io voglio che tu ti renda conto di quello che hai fatto, voglio soprattutto che ti penta di quello che hai fatto. Jason, tu hai cercato di uccidermi-

-IO NON VOLEVO FARLO!- sbottò lui, passandosi nervosamente una mano tra i capelli -IO VOLEVO SOLAMENTE UNA FAMIGLIA! È QUELLO CHE HO SEMPRE VOLUTO!-

-Ma non è questo il modo giusto di reagire- si intromise Loki, poggiando con cautela una mano sulla spalla del figlio.

-Padre, tu non dovresti neanche aprire bocca. Sei tu che mi hai mandato su un'altro pianeta, tu che non mi volevi tra i piedi, tu che non volevi neanche prendermi in braccio-

-Perché avevo capito già allora il tuo potere. Saresti stato troppo pericoloso per la gente che ti stava intorno. Ti ho mandato su Jotunheim non per non averti tra i piedi e neanche perché non ti volevo bene,ma perché tu imparassi a controllare i tuoi poteri. E fidati, Jason, io so benissimo cosa vuol dire volere a tutti i costi una famiglia eppure sentirsi sempre soli-

Lui non rispose. Si limitò a guardare prima il soffitto e poi il pavimento della cella. Poi guardò Peter, che da quando lo aveva visto sedersi vicino ad Alex non aveva staccato gli occhi da lui neanche per un secondo.

-Peter- disse -avvicinati-

Lui sembrò dubbioso, ma poi vide l'espressione rassicurante di Alex, e si fece coraggio. Jason gli fece segno di avvicinare l'orecchio alle sue labbra. Solo allora riuscì a sentire due semplici parole sussurrate.

-Mi dispiace-

Guardò Jason negli occhi, e per la prima volta riuscì a vedere qualcosa di diverso dalla rabbia e dalla vendetta. Riuscì a vedere il dispiacere.

Annuì, poi ritornò di nuovo dal signor Stark.

-Nat- disse Alex, e lei alzò subito lo sguardo -chiama due guardie. Digli di dare a Jason una stanza, possibilmente quella accanto alla mia. E digli di chiuderla a chiave e sbarrare tutte le finestre. Gli unici due momenti della giornata in cui potrà ricevere visite saranno per il pranzo e per la cena. Fino al mio prossimo ritorno qui ad Asgard non dovrà mettere un piede fuori dalla stanza-

Nat annuì e uscì dalla stanza. Quando ritornò, aveva due guardi reali alle spalle. Si avvicinarono a Jason e lo presero per le braccia, facendolo alzare di forza. Alex gli fece segno di fermarsi davanti a lei, e così loro fecero.

Guardò per svariati secondi gli occhi di Jason, così diversi eppure così simili ai suoi. Vide dentro di loro quel bambino che era una volta. Quel bambino innocente trasformato in tutt'altro. Gli scostò una ciocca di capelli biondi dagli occhi, sistemandogliela dietro l'orecchio.

-Arrivederci, fratello- gli disse -questo non è un addio-

-Oh, non lo è affatto- rispose lui, poi le guardie lo trascinarono fuori dalla stanza.

Fu solo in quel momento che Alex si alzò dal letto. Sorrise raggiante a tutti, per poi rivolgersi a Peter. Corse tra le sue braccia, aggrappandosi forte a lui, come se questo potesse aiutarla a rimanere ancorata a terra.

-È finita- gli sussurrò all'orecchio -è tutto finito-

-E noi siamo di nuovo insieme- rispose lui, lasciandole un bacio sulla fronte -questa volta per sempre-

❝ 𝐂𝐇𝐄𝐑𝐎𝐏𝐇𝐎𝐁𝐈𝐀 ❞ || 𝑷𝒆𝒕𝒆𝒓 𝑷𝒂𝒓𝒌𝒆𝒓 ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora