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- Sono a casa.- dissi, ma nessuno rispose. Dopotutto non c'era nessuno ad aspettarmi.

Il giorno che mio padre mi abbandono mi si spezzo il cuore. Ricordo che era un giorno d'inverno ed ero appena tornata da scuola. In quel periodo ero molto felice. Invece tutto cambio in un pomeriggio. "Ti prometto di chiamarti spesso e di mandarti un regalo per natale." Inutile dire che furono parole al vento, ma la me bambina aveva creduto a quella frase, tuttavia non ero abbastanza per lui. Se n'era andato, senza voltarsi, senza abbracciarmi, non ero un motivo valido per farlo rimanere.

Adesso è sposato, ha una figlia, e io non lo sento da otto anni. "E' meglio così, era un bastardo."- furono queste le parole di mia madre. Il loro matrimonio non funziono mai. Si sposarono giovanissimi, per andare via di casa, ma di amore non ce ne era. Per anni davo la colpa a mia madre, credevo fosse a causa sua se papà non era rimasto, se non era riuscita a mantenere il matrimonio. Invece ora capisco che era veramente un bastardo. Non mi aveva mai cercato, non si era mai preoccupato per me. Mia madre lavora per due, per mantenere me e per non farmi mancare nulla. È una persona forte, ma non si confida con nessuno, piange in silenzio. E io sono come lei. Mi tengo tutto dentro, non parlo con nessuno, non voglio disturbare gli altri con i miei problemi, mi senterei debole se lo facessi.

Feci un bel respiro, mi tolsi le scarpe e decisi di cercare qualcosa con cui cenare. Alle 17 sarei dovuta essere al lavoro, in un fast-food.
Mangiai del ramen istantaneo, mi cambiai in fretta e usci di casa mentre ascoltai la mia solita playlist; il lavoro non era distante da dove abitavo e in bici ci avrei impiegato circa venti minuti.

Il vento mi scompigliava i capelli e la brezza fresca del pomeriggio avvisava l'arrivo dell'autunno. Ripensai a quello che era successo la mattina. Iwao stava bene, oltre a qualche livido non aveva nulla di rotto. Pare che la rissa sia stata causata da quelli di terza, per dimostrare di essere più forti, e lui era rimasto coinvolto senza volerlo. Si dimostrarono il contrario.

"Quindi non sono stati quei due ad attaccare briga."

Mi tornò in mente lo sguardo del ragazzo più basso e come mi aveva reso impotente. Mi infastidiva quella sensazione e non capivo cosa avesse di speciale. Speravo solo di non rivederlo più.

Arrivando al lavoro vidi Hiyori sulla strada, un'altra ragazza che lavorava con me. Era come una sorella maggiore per me.
- Ciao (t/n), come va?

- Eii ciao. Tutto bene. Hai visto se c'è molta confusione oggi?

- Sai che a quest'ora ci sono molti studenti, ma non dovremo faticare troppo.

- Bene, oggi non ho le forze per supportare persone fastidiose.

Passai un po' di tempo con lei per poi andare in sala, quando l'occhio mi cadde su due persone a me famigliari.

"Non ci posso credere."

Erano i due ragazzi che oggi avevano causato un grande trambusto a scuola, quelli che avevano aggredito Iwao.

Iniziai a sentirmi un po' nervosa, sperando solo che non si ricordassero di me.

- Ciao ragazzi, siete pronti per ordinare?- chiesi andando al loro tavolo.

I due alzarono lo sguardo su di me e vidi chiaramente lo stupore nei loro occhi.

- Ken-chin, guarda è la ragazza che mi ha spinto oggi.- disse il biondino col codino con un allegria quasi contagiosa.

- Mi dispiace se ti ho fatto male, non era mia intenzione.- dissi scusandomi e cercando di non trapanare nessuna emozione.

Il biondino si mise a ridere di gusto, il che mi infastidì. Mi ero scusata con uno che aveva picchiato il mio ragazzo e lui se ne stava lì a ridere di me.

Right person, not enought time [Mikeyxreader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora