Hydra Lost Mind Sabotage Part 2.

68 5 0
                                    

- Che razza di posto sarà mai questo... Sto davvero seguendo le indicazioni di un bamboccio? -

Prima di varcare la soglia del locale alzò lo sguardo verso l'insegna neon viola che splendeva in mezzo al buio della notte.

- Rocket Spin. Ugh... Che diavolo di nom-... Meglio non farci caso. -

Fece un sospirò ed entrò.
La puzza di alcol e fumo inondarono le sue narici. Fece una smorfia di disgusto e riprese a camminare e guardarsi attorno nel locale, finché non decise di raggiungere uno dei banconi del pub.

- Lasciami, ho detto. -

Quella frase catturò la sua attenzione. Si voltò lentamente e vide una donna minuta intenta ad allontanare un uomo, il quale non le toglieva le mani di dosso.
Notò che molti videro la scena.
Un uomo, dal volto spazientito, posò il boccale di birra sul bancone e si avvicinò ai due: l'uomo, non appena lo vitte avvicinarsi con quello sguardo capì che era sua intenzione sapere cosa stesse accadendo, e senza troppi giri di parole fece in modo che non potesse essere di disturbo. In poche parole, lo uccise, senza alzare un dito.
Lei rimase perplessa a guardare la scena.

- Come hai fatto? Non lo hai nemmeno toccato! - disse uno dei tanti che lo stavano circondando.

- Che gli sia venuto un infarto? Non penso sia stato lui. - disse un altro. Tutti sembravano concordare con quest'ultimo. La perseguitata sentiva che non era così. E anche lei, colei che tranquilla assisteva alla scena.

- Cosa gli hai fatto bastar-

Le parole della donna vennero interrotte da un rumore che spezzò l'aria. La donna cadde all'indietro.
Qualcuno corse ad aiutarla ma ella non si rialzò più. Probabilmente aveva perso i sensi.

- Che succede? Non voglio problemi nel mio locale! - sbottò il proprietario cercando di farsi spazio fra la folla. L'uomo non appena vide due corpi a terra quasi non svenne. Fra le chiacchiere e il disordine si generò il caos più totale.
Lei guardava indisturbata la scena mentre sorseggiava birra dal calice. Ne approfittò del caos per non pagare ciò che aveva consumato.
Prima che potesse uscire dal locale qualcuno la richiamò.

- Tu hai visto com'è andata! -

- E quindi? Oltre quell'uomo che ci ha rimesso la vita, voi avete visto com'è andata. E non avete fatto nulla. O mi sbaglio? -

Nessuno rispose.

- Avete permesso che venisse fatto del male a una donna. Vi interessa così tanto cosa ne pensi io? Si da il caso che anche io sia una donna. -

Nessuno ebbe il coraggio di ribattere. La donna scosse la testa e diede loro le spalle. Poco prima che potesse salire in macchina percepì una presenza in lontananza, si voltò e in effetti c'era qualcuno intento a guardarla. Esso si avvicinò e lei lo riconobbe, era colui che aveva creato scompiglio nel pub.

- Grazie per non aver parlato. Ho l'impressione che tu sappia più di un individuo normale perciò una tua testimonianza avrebbe potuto mettermi in pericolo. -

- Cos'è che dovrei sapere, scusa? Quello che so è che non avresti dovuto colpire quella donna. Intendi dire che c'è altro? -

- No. Probabilmente mi sono confuso. -

- Bene, arrivederci.-

- Aspetta. Sembra quasi mi voglia evitare. -

- Ho da fare. -

- Capisco. Prima che tu te ne vada... Come ti chiami dolcezza? -

- Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti. Spiacente, stasera non ho intenzione di sporcarmi le mani. -

Accese il motore e sfrecciò via in un batter d'occhio. L'uomo si ritrovò a mangiare la polvere della sua macchina.

- Ma chi diavolo era quella... -

Nel frattempo lei accese la radio, in attesa di sentire la sua canzone preferita. Non accadde mai ma non era delusa, non si aspettava davvero di sentirla.

- Devo ancora sceglierlo un nome. Non ho identità e nemmeno ricordi. Quest'ultima potrebbe essere una cosa positiva ma non aver un identità... Chi sono? Non ho qualcuno su cui contare... E nessuno conta su di me. Non sono nessuno... Devo smetterla di nascondermi, non so nemmeno da cosa sto scappando. -

- Che fai, parli sola? -

Si rese conto di essere ferma al semaforo. Voltò la testa alla sua sinistra e vide un uomo che portava i capelli un po' lunghi alla guida di una motocicletta. Non appena i loro sguardi si incrociarono lui sorrise. Lei si limitò a guardarlo.

- Mi capita. - rispose.

- Dovresti parlare con qualcuno dei tuoi drammi invece di soffrire da sola. -

La luce del semaforo diventò verde.

- Verde. - annunciò l'uomo per farlo notare alla donna - Stammi bene. -

Sorrise e sfrecciò via sulla sella della sua motocicletta.

- Che tipi strani che esistono... - borbottò fra sé e sé.

REVENGER.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora