Ultimi momenti a Capitol City

392 15 1
                                    

Mi sveglio parecchie volte, in questo bianco letto d'ospedale. Le pareti sono di un pallido arancione, il pavimento è bianco, davanti a me uno specchio, dalle notevoli dimensioni, il mio letto è circondato da apparecchi elettronici che regolano il mio stato di salute, in giro si sente l'odore di disinfettante, uno di quegli odori che ti pizzicano il naso.
Ad ogni pasto viene in stanza un senza-voce, sempre diverso, mi imbocca e poi se ne va ed una strana sostanza trasparente mi viene igniettata attraverso dei tubicini, dritta nelle vene per farmi addormentare.

La prima volta che ho aperto gli occhi ed ero qui mi sono spaventata, non sapevo cosa stesse succedendo ed il mio disagio è cresciuto quando mi sono accorta che sono completamente nuda.
Ma ho comunque approfittato della cosa per capire meglio la situazione. Le mie gambe erano di nuovo depilate, come le braccia, le gambe e le ascelle, ogni cicatrice è stata rimossa, la mia pelle è diventata più liscia di quella di un neonato, i capelli sono sciolti ed i ricci mi accarezzano il viso. Ma la parte più preoccupante è stato l'occhio sinistro, quando l'ho tastato c'erano solo un mucchio di bende, che suppongo mi cambino ogni volta che sono sotto anestetico.

Ho molta paura, non so se sono riusciti a farlo funzionare di nuovo oppure ho perso la vista da quell'occhio per sempre. Fatto sta, che sono giorni che sono sotto sorveglianza e, prima o poi, qualcuno dovrà pur passare di qui per farmi uscire.

Questo accade, ma solo dopo alcuni giorni. Mi sveglio e sta volta non vedo nessuna persona accanto a me pronta a darmi da mangiare, solo un piccolo tavolino di legno con sopra gli stessi vestiti che avevo prima, nell'arena, e delle mutandine con il reggiseno abbinato, c'è anche l'anello di fidanzamento sopra tutti quei i vestiti, in più, tutti i macchinari che c'erano prima sono spariti. L'unica cosa rimasta com'era è la benda.

Mi alzo lentamente, mentre continuo a coprirmi con il lenzuolo. Mi metto tutto in fretta e furia poi, la porta automatica si apre e mi lascia uscire. C'è un ampio ingresso illuminato dalla luce dei neon con diverse porte, dove penso che mettano le altre persone ricoverate.

Sto ferma un attimo per capire cosa è meglio fare, poi sento una voce chiamarmi. Aaron.

Mi giro dalla parte da dove mi sembra provenire la voce ed inizio ad incamminarmi. Trovo tutti seduti in una grande sala: il mio mentore, la stilista e l' accompagnatrice. Se fosse per me, salterei addoso a tutti loro per poterli abbracciare il più forte che possibile, anche solo per accertarmi che loro siano davvero li e che io non stia delirando, ma mi trattengo perché so che tutto quello che succederà qui verrà mandato in diretta nazionale tra poco.

Mi sa che è proprio per questo che sono tutti messi in tiro. Il mio mentore si è pettinato quell'ammasso di capelli neri, si è vestito con un maglione blu, fatto a mano dalla più brava cucitrice dell'8 a quanto pare, le scarpe hanno lo stesso colore, mentre i pantaloni sono di un beige un pò sbiadito.
Dandy, come al suo solito, è agghindata come una di quelle vecchie bambole di porcellana. I capelli biondi sono lisci, ma finiscono con dei morbidi boccoli, la pelle è pallidissima, delicata e priva di imperfezioni, gli occhi azzurri sono contornati da una notevole quantità di mascara nero, le labbra colorate di un rosso che tende al porpora ed un vestito celeste vecchio stile.
Katrinka invece, ha un arcobaleno in testa, porta una camicetta viola, la gonna stretta di un azzurro intenso e la giacca rosa perla. Un unione parecchio insolita, fa quasi male agli occhi, ma ormai gli abitanti di questa città hanno smesso di stupirmi quando ho visto un bambino con la faccia di topo appena venuta qui.

Tutti mi sorridono e mi abbracciano, si complimentano con me per la vincita. Sicuramente il più orgoglioso è Aaron, mi guarda con quella fierezza negli occhi, come se fossi sua figlia ed io avessi compiuto tra le più gloriose delle gesta. Katrinka invece non ripete altro, che era convinta che sarei stata io a vincere quest'anno, lo ha capito subito, con quel vivido fuoco che ho negli occhi, io credo che la prima volta che mi ha vistra pensava che sarei stata spacciata.

71°Hunger Games (One Direction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora