Capitolo 34

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Aprì la porta di casa con la testa che ancora gli pulsava, gli occhi socchiusi per la troppa luce della mattina. Lanciò le chiavi nel cesto e si tolse la giacca, per poi chiudere la porta ed entrare in cucina. Aprì il frigo, prese una birra e la stappò, per poi tornare in soggiorno. Si bloccò. Sua madre, Derek e Jade erano in soggiorno, riuniti, esattamente come il giorno prima. Jade non osava alzare lo sguardo, era ancora in pigiama, seduta sul divano a testa bassa. Elis era in piedi, esattamente come Derek.

- Bradley? - una voce allarmata lo chiamò. – Bradley, è mattina. - disse sua madre indicando la bottiglia che il figlio teneva in mano come se da essa dipendeva la sua intera esistenza. Il ragazzo alzò le spalle e ne bevve un lungo sorso. Elis fece per dire qualcosa riguardo l'età e che non potesse bere, ma Derek la anticipò.

- Dove sei stato? - chiese, accanto ad Elis. - Eravamo tutti in pensiero, dov'eri? - Bradley lo guardò, gli occhi pieni di disprezzo e odio.

- Cosa cazzo te ne frega? - disse, secco. Elis spalancò gli occhi per quella risposta, mentre Derek imitò il suo sguardo d'odio. Non avrebbe permesso a Bradley si parlargli e comportarsi così.

- Non mi hai risposto. - Bradley prese un altro sorso.

- Capita. - Elis gli si avvicinò e lo guardò.

- Ti sei ubriacato, ieri?

- Perché?

- Hai gli occhi rossi e il tuo alito sa di alcool. - Bradley la guardò come se fosse scema.

- Lo sto bevendo, forse? - chiese ironico, mentre usciva dando una spallata a Derek.

- Torna subito qui! - gli urlò quello.

- Non darmi ordini. - gli rispose Bradley salendo le scale.

- Bradley Will Simpson!

- Dire il mio nome per intero non ti rende più autoritario! - ammise il ragazzo.

- Vieni subito qui, ho detto!

- Vaffanculo. - ed entrò in camera sua sbattendo la porta. Jade si sentì impaurita. Bradley stava cambiando. Non l'aveva mai visto così. Jade sapeva quello che aveva passato Bradley per colpa sua. Ritornò con la mente a quella sera, quando gli vide i polsi, le braccia. Era spaventoso. Non poteva lasciare che lui si facesse ancora del male, non se lo sarebbe mai perdonato. Alzò lentamente lo sguardo verso Elis, che, a differenza di Derek, che stava salendo le scale verso la camera di Bradley, era rimasta con Jade e la guardava. La donna le sorrise leggermente, quasi in imbarazzo.

- Bradley, apri. - Derek bussava a ripetizione alla sua porta, ma Bradley continuava a non rispondere. - Apri. - nulla. - Bradley... - silenzio tombale. - Apri questa cazzo di porta. - urlò l'uomo tirando un pugno al legno bianco. Bradley spalancò la porta.

- Potresti non spaccare la casa? - chiese, ironico.

- Qual è il tuo problema? - gli chiese Derek.

- Oh, lo sai qual è! - Derek rise.

- No, non lo so, dimmelo. - il riccio alzò gli occhi al cielo teatralmente, scocciato da quella situazione.

- Segui il mio consiglio, vai a quel paese.

- Senti, ragazzino... - lo prese per la maglietta, esattamente come il giorno prima.

- Non toccarmi. - il fatto che Bradley spinse Derek non migliorò la situazione, infatti, l'uomo, preso dalla rabbia e dall'irritazione, diede un pugno sulla guancia sinistra al figlio, che a malapena restò in piedi e appoggiò una mano alla guancia dolorante, girandosi poi per guardarlo male. Lo fissò, per svariati minuti.

- Bradley, io...

- Vaffanculo. - quella volta non urlò, Bradley, ma quella parola ferì più che tutte le altre volte che l'aveva pronunciata. Il riccio si voltò e scese le scale, riprese la sua giacca e guardò sua madre. - Ero da Tristan, comunque. - aprì la porta ed uscì, sbattendosela alle spalle. Jade rimase ferma per un paio di minuti, poi, sentendo il padre scendere le scale si girò a guardarlo, alzandosi in piedi.

- Fammi un favore. - gli disse. - Ci hai già rovinato la vita, almeno lasciaci soffrire in pace. - detto questo gli passò accanto e salì in camera sua.

- Cosa gli hai fatto? - chiese Elis continuando a fissare la porta da cui era uscito il figlio.

- In che senso? - chiese Derek.

- Perché è uscito così...

- Mi sono arrabbiato e... - sbuffò. - Gli ho dato un pugno. - Elis lo guardò malissimo.

- Hai picchiato nostro figlio! - quasi urlò. Era scioccata. Perché Derek non poteva accettare la cosa ed essere felice per loro come faceva lei? Perché lui non sapeva.

- Non l'ho fatto apposta! Può sembrare, ma non ne avevo l'intenzione!

- Derek, qui la situazione sta degenerando! - si avvicinò al marito e lo minacciò con il dito. - Non osare rovinare questa famiglia. Andava tutto alla grande, Derek.

- Perché andavano a letto insieme!

- E quindi? - la donna alzò terribilmente la voce. - Si amano, capiscilo!

- Non è naturale!

[...]

"Rendila felice". Shawn non aspettava altro, lo ammetteva, ma una parte di se si sentiva quasi in colpa per avere accettato. "Lo farò" aveva semplicemente risposto. Tutto stava andando come lui aveva sempre sognato, invece si sentiva più solo di prima. Aveva riavuto indietro i suoi amici, ma in realtà aveva solo confermato il suo essere ipocrita. Buon viso per ottenere ciò che voleva. Ecco cosa sembrava. Shawn, però, se ne era reso conto troppo tardi, quella mattina, mentre tornava a casa sua stringendosi per il freddo nel suo giubbotto di pelle nera, da solo, come era sempre stato. Sbuffò e una nuvoletta grigia uscì dalle sue labbra. Washington in quel periodo era così grigia e tetra, rispecchiava quasi il suo umore. Il ragazzo alzò lo sguardo.

- Sei ridicolo. - si disse. - Lui te l'ha chiesto, tu hai accettato. Punto. - sospirò. - Non devi sentirti in colpa. - ma in realtà non era così semplice. Lo aveva letto negli occhi di Bradley, quei fottuti occhi sempre così belli e sorridenti, tramutati in occhi vuoti, spenti e quasi scuri. Lo aveva letto, eppure aveva fatto finta di non notarlo. Bradley non voleva che la rendesse felice, Bradley la voleva per sé, ma in quegli occhi Shawn notò anche tutta la sua sofferenza della sua perdita. Sì, Bradley la voleva per sé, ma Bradley non poteva averla, così con la parte razionale del suo cuore il riccio gli aveva chiesto di farle dimenticare chi, in realtà, lei amasse, gli aveva chiesto di sollevarla dall'alone di sofferenza che li accerchiava, di renderla felice, ma la parte impulsiva gli urlava di smetterla con quelle scemenze, tornarsene a casa, prendere Jade e scappare con lei; e l'avrebbe davvero fatto, se non fosse stato per sua madre, quella donna che lui aveva così tanto difeso e che accettava il figlio così com'era. Così si era limitato a cederla su un piatto d'argento a Shawn, il quale l'aveva accettata quasi ringraziandolo.

"Rendila felice" la voce spezzata dalle lacrime trattenute, gli occhi che imploravano di non ascoltarlo, circondati da due occhiaie profonde, solcati dalla speranza di una vita migliore. Quella visione di Bradley lo distruggeva. Il cuore che batteva all'impazzata, le guance che andavano a fuoco e un senso di gratitudine troppo alto per la situazione presente. Shawn aveva semplicemente accettato, e quel gesto lo faceva sentire sporco, orribilmente, tremendamente, sporco. No, probabilmente non ce l'avrebbe mai fatta, ma Shawn sapeva che, infondo, Bradley un po' ci sperava, lui credeva in Shawn. E Shawn non l'avrebbe deluso. Entrò in casa ed andò sul suo balcone, a fumare. Aveva preso il vizio da poco, e voleva liberarsene, ma non ci riusciva.

"Rendila felice" era la frase che continuò ad ossessionarlo per giorni interi.

Troppo Speciale Per Essere Mio|| Little Mix & The VampsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora